Martedì 30 Aprile 2024

Sonia Bruganelli: "Io sul jet privato? Italiani invidiosi"

La compagna del conduttore tv si confessa, dai teleromanzi alla guida di una società di casting. "Nel nostro paese la gente cerca il capro espiatorio quando non riesce a raggiungere certi obiettivi. Invece bisogna imparare da chi è più bravo di noi"

Sonia Bruganelli in una foto su Instagram del 2016

Sonia Bruganelli in una foto su Instagram del 2016

Milano, 18 giugno 2018 - Toglietevi dalla testa che Sonia Bruganelli, 44 anni, moglie di Paolo Bonolis dal 2002, sia lo stereotipo della bella oca. La prima parte – bella – è vera, la seconda no. Intelligente, brillante, pronta. Ce ne fossero. Lei ha una società di casting, la SDL2005, che di recente sta iniziando ad occuparsi anche di produzioni televisive e sviluppo di nuovi format.

Che progetti state elaborando?

«Stiamo studiando appunto dei format nuovi, oggi però chi investe nelle idee originali non è certo la tv generalista, ma i canali digitali, come per esempio Discovery. La tv generalista ha paura, il suo pubblico è anziano. I giovani non guardano la tv ‘seduti’: accendono la tv ma intanto scrivono su Twitter, o guardano Instagram. Quello che li interessa è l’essenziale».

Mi racconta il suo gruppo di famiglia in un interno?

«Mia madre era casalinga, mio padre ispettore della Banca d’Italia e quindi viaggiava molto e io e mio fratello lo vedevamo poco. Mia mamma invece era molto presente ma anche molto indaffarata. Aveva un rigore pazzesco. Anche grazie a lei ho imparato a leggere a tre anni. Era molto presente, anche se non manifestava molto il suo affetto, per esempio mi abbracciava di rado. A questo sopperiva papà che, quando era a casa, ci abbracciava e giocava con noi».

Come hanno reagito quando ha cominciato a frequentare i primi fidanzatini?

«Il primo è stato un classico, conosciuto al muretto in spiaggia. Mio papà era un po’ geloso, mia mamma invece non mi ha mai chiesto più di tanto, non si intrometteva, non ha mai letto il mio diario segreto, rispettava molto la privacy. D’altronde mia nonna era polacca e quindi molto rigida. Allora non c’erano i cellulari, se mia mamma era al telefono, tutti noi uscivamo dalla stanza. Oggi invece quando io sono al cellulare i miei figli vanno e vengono. I genitori sanno tutto dei figli attraverso le chat, il registro elettronico, Instagram... Invece i miei genitori quello che facevamo a scuola lo sapevano solo dai colloqui con i professori».

A proposito dei figli: è vero che suo figlio Davide è l’unico che sulla maglia della squadra con cui gioca a calcio non ha il cognome?

«Non è l’unico. Possono scegliere, e lui ha scelto di farsi stampare Davide B. Il padre lo segue con grande entusiasmo, non discute con altri genitori o con l’arbitro o con l’allenatore perché insomma, ha una certa visibilità, però è molto orgoglioso. Ma non è il padre che dice che suo figlio è il più forte di tutti, o protesta perché sta in panchina. Forse a volte è fin troppo critico».

In un’intervista ha detto che stava studiando il teorema di Pitagora con sua figlia. Potrebbe espormelo, per favore?

«Dunque... il triangolo...»

Ehm... il quadrato...

«Ah sì... la somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti è uguale all’area del quadrato dell’ipotenusa».

Cosa la fa arrabbiare di suo marito?

«Non siamo simili nella modalità di affrontare l’esistenza. Lui di base, davanti a un problema, dice: ‘Si può cambiare? Sì? Bene. No? L’accetto’ Io invece dico: ‘L’accetto, ma prima fatemi provare, urlare, protestare, contrastare...’ Ma si vede che lui ha anche più esperienza e arriva subito alla conclusione. Per quanto riguarda la gestione dei ragazzi lui è più leggero ma anche più deciso. Più bianco o nero. Quando si scoccia arriva alle decisioni drastiche, per esempio ‘via tutti i telefonini’, e poi magari se ne va per lavoro. Così mi sono ritrovata con due adolescenti senza possibilità di comunicare con loro, uno è caduto in bicicletta e non ha potuto sostenere un provino di calcio. Quando è tornato, Paolo ha detto: ‘Guardate cosa avete fatto’. Ma come, non è lui quello che dice sempre che i ragazzi devono fare le loro esperienze?».

Cosa la intenerisce di suo marito?

«La passione, l’attenzione verso di me e la sua famiglia. È un grande romantico, mentre io non lo sono. È attento ai dettagli. Cerca sempre di trovare uno spazio per stare da soli noi due».

Lei è assurta ai disonori della cronaca per quella famosa foto scattata su un aereo privato che avete noleggiato per andare in vacanza, e che vi ha attirato l’odio di tanta gente... Perché solo in Italia il denaro è considerato lo sterco del diavolo? In America chi è ricco viene ammirato, non criticato...

«L’italiano deve trovare sempre un capro espiatorio. Se uno ha successo si dice sempre che dietro c’è un motivo diverso, non perché è bravo. Io non sono bellissima, eppure ho sposato Bonolis che poteva avere tutte le donne che voleva, per questo vengo attaccata... Gli italiani sono pigri: se non sono arrivati dove vorrebbero non danno la colpa a se stessi, ma cercano un alibi per giustificarsi. Io invece cerco di insegnare ai miei figli di guardare sempre a chi fa meglio di loro: se mio figlio sta in panchina vuol dire che chi gioca è più bravo di lui, punto. Cerco di fargli capire che il suo obiettivo deve essere quello di migliorare per potersi alzare dalla panchina. In Italia inoltre c’è un’ipocrisia di fondo: fallo ma non farlo vedere, applicata prima di tutto da molti politici . Perché devo postare una foto in cui faccio finta di cucinare anche io pasta e fagioli, se non è vero? Se viaggiamo in aereo perché abbiamo la fortuna di potercelo permettere non togliamo niente a nessuno».

Con chi vorrebbe andare a cena?

«Con Gordon Ramsey. Non perché è bravo a cucinare - io cucino poco e male - ma proprio perché è affascinante».

Lei ha cominciato con i fotoromanzi. Come era quel mondo, ormai quasi scomparso?

«Mi alzavo alle cinque e mezza, si cominciava alle sei e si finiva quando calava il sole. C’era tutto un gergo del mestiere. ‘Fai Pisa in camera’, per esempio, voleva dire che gli attori dovevano piegarsi come la torre di Pisa, tutti storti, così in foto sarebbero venuti dritti. ‘Non fare il rampino’ voleva dire che non dovevamo mettere la mano aperta sulla spalla del partner. E poi nei faccia a faccia dovevamo fissarci le orecchie e non gli occhi, altrimenti si sarebbe visto il bianco della cornea».

Lei ha detto che con suo marito c’è ancora molta tenerezza. C’è anche la passione?

«Uffa, perché mi fa questa domanda così privata? Cosa devo rispondere?».

La Cuccarini dice che lei lo fa tre volte a settimana...

«Mamma mia, beata lei. Ma dove lo trova il tempo?».

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