Domenica 16 Giugno 2024

Addio ‘Sugar Man’: è morto Sixto Rodriguez. La sua storia straordinaria

Il musicista americano, 81 anni, aveva vissuto un’incredibile epopea raccontata da un documentario premio Oscar: mentre stentava a sbarcare il lunario come operaio negli Stati Uniti, era diventato (a sua insaputa) una superstar in Sudafrica grazie ai dischi che aveva inciso da giovane

Sixto Rodriguez: "Sugar Man" è morto a 81 anni

Sixto Rodriguez: "Sugar Man" è morto a 81 anni

Los Angeles, 9 agosto 2023 - Questa volta è morto davvero. Sixto Rodriguez è scomparso a 81 anni: lo ha reso noto la figlia, specificando che la morte del musicista di Detroit è avvenuta nella notte di martedì. La storia di Rodriguez ha dell'incredibile, e infatti è stata oggetto del documentario del 2012 scritto e diretto dallo svedese (morto suicida nel 2014)  Malik Bendjelloul "Searching for Sugar Man" che ottenne grandissimo successo _ anche in Italia _ arrivando a vincere l'Oscar, nel 2013.

Rodriguez nasce a Detroit il 10 luglio del '42, e viene chiamato "Sixto" Diaz perché sesto figlio; il padre è messicano, immigrato negli Stati Uniti negli anni Venti, mentre sua madre è statunitense di origini native americane. Di famiglia modesta, prende a lavorare sin da giovanissimo come operaio nell'industria automobilistica; la sua grande passione è però la musica, e nel 1967 (con il nome di Rod Riguez) riesce a pubblicare il suo primo singolo, "I'll Slip Away". Il brano non ha fortuna, ma lui continua a esibirsi dal vivo finché viene scoperto mentre tiene un concerto in un locale di Detroit, il Sewer, dal chitarrista Dennis Coffey e dal produttore Mike Theodore, della Sussex Records, una casa discografica di Los Angeles.

Dopo aver ripreso il suo nome di Sixto Rodriguez, pubblica quindi due album con la Sussex, “Cold Fact”, nel 1970, e “Coming from Reality”, nel 1971, vendendo tuttavia pochissime copie negli Stati Uniti. Alcuni critici paragonano il folksinger a Bob Dylan, ma non basta. Il contratto con la casa discografica viene rescisso mentre sta per registrare il suo terzo album, che perciò non sarà mai pubblicato. In difficoltà economiche, Rodriguez riprende a lavorare come operaio, stavolta nei cantieri edili e per ditte di demolizione, mette su famiglia e continua a impegnarsi nella politica della sua città.

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A partire dalla metà degli anni Settanta, grazie a qualche passaggio in radio, la sua musica diventa però nota fuori dagli Stati Uniti. In Australia, Nuova Zelanda. Ma è in Sudafrica _ paese all'epoca, a causa dell'apartheid, culturalmente isolato dal resto del mondo _ che ottiene un successo impensabile. Benché la sua musica sia censurata dai segregazionisti di Pieter Willem Botha, per mezzo del passaparola e delle copie su musicassetta, “Cold Fact”, che in Sudafrica arriva nel 1971, e “After The Fact” (riedizione del 1976 di “Coming From Reality”) hanno successo e le sue canzoni, a cominciare da “Sugar Man”, diventano in breve simbolo della lotta contro l'apartheid, grazie ai loro testi contro l'establishment, l'oppressione, i pregiudizi, il razzismo.

Nel 1981 in Sudafrica guadagna un disco di platino e la sua popolarità nel Paese è superiore a quella di Elvis Presley, dei Beatles e dei Rolling Stones. Di questa eccezionale popolarità, però, Rodriguez è completamente ignaro, come nulla sa dei diritti d'autore che qualcuno negli Usa ogni anno incassa a sua insaputa. In Sudafrica, nel 1991 entrambi i suoi album sono pubblicati su cd. La sua musica ispira numerosi artisti sudafricani (sembra che anche Steve Biko fosse un suo fan), ma nessuno sa nulla di lui e si diffondono persino voci che sia morto per overdose, che si sia suicidato dandosi fuoco sul palco dopo essersi cosparso di benzina, che sia ricoverato in un manicomio o che stia scontando un ergastolo per aver ucciso un'amante. Così, nel 1996, viene inviata una lettera al giornale britannico “Q Magazine” con un appello per avere "informazioni circa un cantante statunitense chiamato Rodriguez, che compose tutte le sue opere in prigione e si suicidò sparandosi sul palco" durante un'esibizione. L'appello non ottiene alcuna risposta.

Nel frattempo, a Detroit, Sixto Rodriguez non sa nulla della propria fama in Sudafrica. Almeno fino al 1997, quando un suo fan e un giornalista musicale realizzano un sito web (The Great Hunt Rodriguez) proprio per cercare sue notizie. Ed è nel sito che, nel 1998, s'imbatte una delle sue figlie, la quale piega che il padre è vivo. Rodriguez è subito contattato e lo stesso anno effettua un tour di sei concerti in Sudafrica: Sixto a Città del Capo con le figlie e la sola chitarra. Non ha una propria band e così suona con il gruppo che avrebbe dovuto aprire il concerto,  perché la sua musica, che negli Usa e in Europa era sconosciuta, aveva formato una generazione di musicisti sudafricani.

Il successo negli Usa lo raggiungerà solo, ultrasettantenne, con il documentario "Searching for Sugar Man" del 2012, che racconta la sua incredibile storia di "non morto", o vissuto due volte:  i suoi dischi sono stati ripubblicati e lui è tornato ad esibirsi, non più nei locali fumosi e scalcinati della Motor town, ma nelle grandi hall americane davanti a decine di migliaia di spettatori. Increduli anche loro che l'America si fosse persa per cinquant'anni, nonostante li avesse sotto gli occhi, il talento straordinario di un musicista e le sue canzoni talmente potenti da diventare, da sole, un simbolo di lotta per l’uguaglianza. Sposatosi due volte, lascia tre figlie.