Sabato 31 Agosto 2024

Siamo inquieti per il clima pazzo. La mia Mila maestra d’amore

Il corpo delle donne. Sofia Panizzi ha prestato il suo a Mila, la figlia bulimica di Gianna (Valeria Bruni Tedeschi)...

Siamo inquieti per il clima pazzo. La mia Mila maestra d’amore

Siamo inquieti per il clima pazzo. La mia Mila maestra d’amore

Il corpo delle donne. Sofia Panizzi ha prestato il suo a Mila, la figlia bulimica di Gianna (Valeria Bruni Tedeschi) nel distopico ’Te l’avevo detto’ di Ginevra Elkann (sorella di John e Lapo e figlia di Margherita Agnelli) che il 1° febbraio arriverà nelle sale con un racconto corale ambientato in un inverno caldo come un’estate, giusto per non dimenticare che siamo in pieno climate change. "E per me – rivela la 26enne romana – che soffro di eco-ansia è stato un gran privilegio aver potuto partecipare a un progetto che evidenza ciò che sta avvenendo nel mondo. E la preoccupazione è tale da generare in me comportamenti quotidiani che possano impattare il meno possibile sull’ambiente. Sono della generazione dei ragazzi cresciuti con questi cambiamenti già in atto e guardiamo al futuro con occhio spaventato e spaesato".

Ma il film affronta anche un altro disagio che interessa 3,6 milioni di persone e fa quattromila vittime l’anno, quello dei disturbi alimentari, proprio nel momento in cui il finanziamento da 25 milioni proprio dedicato al contrasto a tali patologie è sceso a dieci....

"Ogni personaggio del film in effetti soffre di un qualche scompenso interiore. Quello del mio deriva da un rapporto complesso con la madre: l’amore per lei non produce alcun sollievo nella destinataria ma nello stesso tempo non fa star bene neanche Mila. Così sfoga il suo desiderio d’amore nel rapporto disfunzionale col cibo. Ho affrontato il ruolo con molta responsabilità sapendo che vi si sarebbero rispecchiate molte coetanee".

Com’è stato presentato?

"La bulimia porta a non mangiare e poi ad abbuffarsi e la situazione nel film è molto visibile perchè è giusto che si descriva come le persone vivono questo dolore e, soprattutto, che passi il messaggio che non si riesce a tirare fuori nessuno dalla difficoltà se prima non s’impara ad amare se stessi".

E’ una lezione che ha imparato e applicato anche su se stessa?

"Sì e ciò non significa essere egoisti".

Anche in ’Finalmente l’alba’ di Saverio Costanzo che uscirà il 14 febbraio la lente viene puntata sul suo corpo, in questo caso quello della procace Iris, la sorella della più dimessa Mimosa, nella cui vicenda si rispecchia in parte il mai risolto caso Montesi...

"La fisicità che nel caso del set della Elkann è servito per rappresentare il personaggio a tutto tondo e una più esile di me non avrebbe potuto sostenere un ruolo per il quale il rapporto col cibo è tanto presente, in Costanzo invece io sono la sorella maggiore, meno profonda e più superficiale, vanitosa, che punta tutto sulla bellezza".

Siamo negli anni Cinquanta, che per lei sono preistoria...

"Però il mio immaginario si è nutrito dei film di quell’epoca. Peraltro mia nonna Anita Angius che aveva un padre amico di gente che lavorava a Cinecittà da bambina aveva cominciato a recitare ma a quell’epoca era giudicato un mestiere equivoco per cui a 16 anni smise, ma resta la sua partecipazione ne ’L’onorevole Angelina’ del 1947 con Anna Magnani e il film di Costanzo ha tra i suoi miti ispiratori proprio un film con la Magnani come ’Bellissima’ di Visconti".

Il caso Montesi fu un caso di femminicidio quando ancora questo termine non era stato coniato. Oggi che il rischio è ancora più pronunciato lei personalmente vive con la paura addosso?

"Ho avuto la fortuna di crescere fuori dal raccordo anulare, in periferia, dove forse il rischio è più diluito, ma anche quando mi sono trasferita in centro ero forse in possesso degli strumenti giusti per schermarmi, reagire. Pur avendo iniziato a lavorare ancora minorenne, per esempio, non ho mai patito esperienze davvero negative".

Quindi la strada del successo non passa necessariamente per scorciatoie?

"La parola successo è ambivalente: se significa poter vivere del proprio lavoro è senz’altro il mio traguardo, ma se significa staccarsi dalla realtà, non mi interessa. Io desidero continuare a fare il mestiere di cui sono appassionata, affrontare ruoli sempre più complessi, essere apprezzata. L’altra faccia del successo invece mi fa paura e spero di essere in grado, nel caso, di attenuarne i riflessi negativi".

Ci sono altre esperienze cinematografiche in agenda?

"In realtà no, perchè a febbraio parto in tournèe con il musical ’Aggiungi un posto a tavola’ con Lorella Cuccarini e Giovanni Scifoni. Io sono Clementina, il che mi consente di esaudire un altro desiderio sempre coltivato, quello di cantare, e di variare rispetto agli impegni precedenti, perché io sono una spugna e ogni lavoro mi consente di migliorare accanto ai grandi attori che incrocio".

Lorella Bolelli