Incontra bambini in tutta Italia insegnando a sprigionare la fantasia. "Gli metto davanti un foglio bianco e li accompagno a riempirlo di parole e immagini, creando personaggi unici e liberando i pensieri" ragiona Gianluca Caporaso, classe 1973, scrittore, poeta e animatore culturale potentino, ma dagli orizzonti che spaziano oltre la Basilicata. È autore di sette libri per l’infanzia e nel suo ultimo lavoro, Tempo al tempo (Salani), racconta il tempo della vita in rime a grandi e bambini. Da Torino a Palermo da anni incontra nelle scuole, nelle piazze, e nei teatri appunto, piccoli di ogni età raccontando i mondi fantastici che ha creato, popolati da balene volanti o da animali come i pappaceronti, e spingendoli a immergersi in paesaggi singolari fatti di parole.
Caporaso, si ritiene un cantastorie?
"Un raccontastorie, perché non uso musica o canto. Ma l’obiettivo è recuperare l’importanza delle storie nella nostra vita".
E non lo sono più?
"Pare di no. Quando sono a tu per tu coi bambini, dal Piemonte alla Sicilia, pochissimi alzano la mano quando chiedo se a casa si raccontano storie. Ed è un errore".
Perché?
"Le storie richiamano i legami, ci si sedeva attorno al fuoco tutti insieme per ascoltarle. Passavano di bocca in bocca. Si condividevano personaggi e parole, viaggi e avventure, amore e odio, amicizie e caos: si imparava a conoscere la vita prima ancora di abitarla. Adesso si è distanti, le case sono nidi di solitudine, siamo diseducati allo stare insieme: non si gioca e non si racconta".
Lei ai bambini porta quello che scrive nei suoi libri: personaggi e mondi fantastici.
"Nei Racconti di Punteville narro le cronache mirabilanti degli uomini che vivono nelle città della punteggiatura, negli Appunti di Geofantastica ho raccolto i ricordi lasciati da un viaggiatore straordinario che descrive i paesi giocando con i nomi che portano, oppure nel Catalogo ragionato delle Patamacchine parlo di invenzioni che danno soluzioni a problemi inesistenti".
E a loro interessa?
"C’è silenzio. Se ai piccoli qualcosa non piace si distraggono subito. E invece quasi sempre restano lì, davanti a me, a bocca aperta come uno stupore. Così i grandi che sono con loro. Queste storie sono per tutti: un racconto a misura di bambini va bene anche per gli adulti, il contrario non è possibile".
Tempo al tempo è un insieme di filastrocche.
"Che raccontano il tempo, la sua soggettività e relatività, una riflessione sull’esperienza e le emozioni che leghiamo al trascorrere dei minuti e delle ore. Filastrocche tutte testate man mano sui miei figli: con quello di 9 per verificare se erano comprensibili, con quello di 6 per capire se c’era musica nelle parole".
È difficile sprigionare la fantasia?
"No, la fantasia è un dono di tutti. Basta usare le parole. Ecco perché ai bambini do un foglio bianco e li invito a riempirlo di parole, a creare un percorso, ad abbattere le convenzioni, a capovolgere il mondo salutando le balene in un cielo pieno di giardini, a immaginare ad esempio mestieri impossibili come il pilota di stelle o a unire un pappagallo e un rinoceronte per far nascere un pappaceronte. O ancora, a descrivere luoghi e creature assurdi, perché è solo così che in un attimo si rende simile colui che scrive a colui che viaggia".
La fantasia serve ancora a qualcosa?
"C’è chi pensa sia inutile. Invece la fantasia è un ramo che allunga e completa l’albero della vita e fornisce strumenti alle nostre intelligenze per abitare meglio il mondo e stare meglio insieme agli altri".
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