Pedro Pascal, professione "Daddy": come cambia il papà

La Generazione Z e le nuove figure paterne: il divo maturo sexy non basta, deve anche rassicurare. A differenza dei (reali) genitori problematici

Pedro Pascal (Ansa)

Pedro Pascal (Ansa)

Se Elena Ferrante dovesse analizzare il rapporto padre maturo e figlia adolescente che è al centro del suo La v ita bugiarda degli adul ti trasportandolo dalla Napoli anni ’90 in cui il romanzo è ambientato a oggi, non potrebbe prescindere da quel che racconta adesso – di padri e figlie – TikTok. Le ragazzine della Generazione Z che su quel social portano in scena sogni e desideri ma anche problemi e paure, insomma se stesse in una buona dose di realtà, hanno preso a declinare la figura paterna in due modalità precisissime e destinte. Una – abbastanza inedita – è quella della condivisione della giocosa passione per il divo maturo, il “daddy“ di cui innamorarsi; l’altra – atavica quanto è atavico il complesso di Elettra – è quella della condivisione e del dibattito aperto, sempre su TikTok, delle “daddy issues“, dei problemi col papà.

Ma andiamo con ordine, e per andare con ordine non si può non partire da Pedro. L’attore cileno José Pedro Balmaceda Pascal, in arte Pedro Pascal. È lui in queste ore il “daddy“ più amato dalla Gen Z, ragazzine che forse se l’erano perso negli abiti dei già amatissimi Oberyn Martell di Game Of Thrones, o dell’agente Peña in Narcos . Nato il 2 aprile di 47 anni fa a Santiago, fuggito a 9 anni alla dittatura di Pinochet – la madre lontanamenta imparentata con Salvador Allende – l’attore è il trend del momento su TikTok dove non si contano video e meme montati ad hoc per il “macho paterno”, la cui popolarità è schizzata alle stelle – era anche agli ultimi Oscar – grazie a due serie del momento, The Last of Us (potente adattamento tv dell’omonimo videogioco), e quella ambientata nell’universo di Star Wars, The Mandalorian. Nella prima, Pascal è Joel Miller, un uomo che trova la forza di sopravvivere in un’America post-apocalittica in cui combatte al pari contro “zombie“ e regime autoritario, nella seconda interpreta un cacciatore di taglie solitario di cui non si vede quasi mai il volto. In entrambe interpreta il ruolo di un uomo taciturno, solitario, burbero a cui viene affidata suo malgrado la protezione di una creatura più piccola (“Baby Yoda” in The Mandalorian, la tredicenne Ellie in The Last of Us) , creatura della quale finisce per diventare una figura paterna: forse sentimentalmente imbranta, in realtà, di certo incrollabile. Questa coincidenza, unita al fatto che Pascal è molto attraente, ha portato le ragazzine Gen Z a scherzare affettuosamente sul fatto che vorrebbero che Pascal fosse il loro “papà”, usando un termine, “daddy”, che nello slang odierno di internet indica principalmente uomo di mezz’età di bell’aspetto ma anche dall’aria autorevole dove la parte del “macho” viene declinata in una versione gentile, alla mano, magari un po’ goffa ma soprattutto rassicurante. Quindi il paparino/daddy della Gen Z non ha proprio niente a che fare con il “sugar daddy” (l’uomo maturo e ricco che si fa accompagnare da ragazze molto più giovani) cantato già negli anni ’60 da Marilyn Monroe in My Heart Belongs To Daddy e rimasto d’attualità fino ad almeno lo scorso decennio con le tristemente celebri papi-girls di berlusconiana memoria.

Tra gli altri “daddy” della Gen Z, quasi a sorpresa (vista la differenza d’età) ci sono anche l’ora sessantenne ma eterno Brad Pitt, l’attore dal cuore d’oro Keanu Reeves e David Kenneth Harbour, ovvero lo sceriffo Jim Hopper di Stranger Things (pure in questo caso il suo ruolo è quello di proteggere e salvare da ogni pericolo la ragazzina Undici, interpretata da Millie Bobby Brown). In un’intervista a Vanity Fair Pascal – che peraltro non è sposato e non ha figli – ha ammesso ridendo che "essere daddy è", sostanzialmente, "uno stato d’animo".

Per le ragazzine di oggi, quindi, il “daddy” non è solo un bell’uomo sugli “anta“, è sopratutto un uomo che ispira fiducia, una sorta di figura paterna che le attrae sì, forse pure sensualmente, ma al tempo stesso le fa sentire – ed è quel che più conta – protette. Tutto il contrario di quei “daddy“ reali che – nelle tante storie di TitTok dedicate dalle ragazzine al tema “daddy issues“ – tormentano le figlie con le proprie violenze e omissioni. I racconti che circolano nelle camerette “social“, tra le lacrime, sono quelli di papà assenti, iperprotettivi, violenti, abusanti, contraddittori, inaffidabili, ansiosi. Il tormento affonda nella notte dei tempi: se il primo uomo a non accettarti o addirittura a disprezzarti, a non capirti o a farti del male è proprio tuo padre, che ne sarà di tutta la tua vita di donna? Non resta che rifugiarsi tra le braccia, forti sì ma soprattutto accoglienti, di daddy Pedro.

 

 

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