Martedì 13 Maggio 2025
LORENZO GUADAGNUCCI
Libri

Senza dimora, dalla Polonia a Roma. La letteratura viva di Janek

Il sorprendente romanzo-verità “Storia di mia vita” di Gorczyca edito da Sellerio

Janek Gorczyca

Roma, 16 giugno 2024 – «Questo sarà un breve racconto di mia esperienza sulla vita per strada»: no, non ci sono refusi in questo incipit. È anzi l’apertura di un romanzo scritto in una lingua verace e vivacissima – l’italiano imparato per strada da un polacco. Una lingua credibile, l’unica possibile per un romanzo-verità che ci porta con leggerezza, ironia e un’intensità mai di maniera nel mondo di chi vive ai margini della città, magari dorme all’addiaccio o dentro una casa occupata, e intanto cerca di vivere come tutti, con una compagna, un lavoro, un futuro. Storia di mia vita (Sellerio) di Janek Gorczyca è un raro caso di letteratura al tempo stesso working class e dropout, per usare due inglesismi. Janek è un senza dimora, ma è anche un lavoratore – saldatore e fabbro – e nel suo libro racconta con efficaci affreschi la sua vita “estrema”, quanto di più lontano dal racconto borghese, piccolo borghese o al massimo bohemien di tanta letteratura contemporanea. È una vita estrema, quella di Janek Gorczyca, vissuta però con disinvoltura, senza compiacimento e nemmeno vittimismi, nonostante le violenze, gli abissi, le cadute. Il suo è un diario che diventa spazio di riflessione, di critica e di autocritica: le pagine finali sull’alcolismo, scritte con cruda semplicità, sono un piccolo manuale pratico di sopravvivenza, frutto di un’esperienza diretta, dai risvolti anche drammatici.

Janek, per come si racconta, è un senza casa deciso e intraprendente. Parla l’italiano meglio degli altri, sa trattare con le autorità e con le polizie, diffida degli “specialisti“ del soccorso ai marginali, stringe amicizia con facilità, riesce a mantenere sempre o quasi sempre un lavoro, pur in mezzo a mille peripezie, evitando così di sprofondare nell’indigenza e nelle privazioni, come invece accade a tanti che lo circondano.

La vita per strada, scrive, è “piena di sorprese” e perciò il suo libro autobiografico è anche un romanzo. Nulla di idilliaco, nella vita precaria che conduce: le liti, gli sgomberi, le violenze, le malattie sono una costante. La storia d’amore con la sua Marta, e il legame strettissimo con i suoi cani, sono costellati di sofferenze e tragedie. L’alcol è una presenza subdola e immanente. Janek riesce almeno a tenere la dipendenza (quasi) sotto controllo; la sua Marta molto meno, e pagherà il prezzo più alto. Ma anche Janek, coi suoi scatti di violenza, anche contro sé stesso, è una vittima dell’alcol. Un libro sorprendente, una vicenda umana difficilissima e nonostante tutto affascinante, cominciata nella Polonia di Solidarnosc e ancora in divenire. Storia di mia vita meriterebbe di avere un seguito.