Sabato 31 Agosto 2024
CHIARA DI CLEMENTE
Libri

Neige abusata per anni dal patrigno. In “Triste tigre” la denuncia diventa un grido collettivo

Il libro di Sinno (Neri Pozza) ha vinto il Premio Strega europeo

La scrittrice francese Neige Sinno

La scrittrice francese Neige Sinno

Torino, 12 maggio 2024 – Vincitore del Premio Strega europeo, Triste tigre di Neige Sinno (Neri Pozza) è il racconto di una bambina stuprata per (minimo) sette anni dal patrigno, fin da quando di anni lei ne aveva 7 (lui 25) o forse 9, il ricordo dell’età precisa in cui sono cominciati gli abusi non è chiaro ma tutto il resto sì. La bambina stuprata è l’autrice ora 46enne.

Il libro è una testimonianza, una riflessione sulla società (quella francese in particolare in cui non pochi intellettuali a partire da Foucault si sono battuti per “lasciare libertà sessuale“ ai bambini), una denuncia delle difficoltà per le piccole vittime a ottenere condanne per i loro torturatori (non è il caso dell’autrice: il patrigno ha confessato le sue colpe in tribunale), un’analisi delle potenzialità che ha la letteratura (Ernaux, Levi, Solzenicyn, Toni Morrison) di salvarle, queste vittime – dei pedofili e del patriarcato, di nazismo, stalinismo, schiavismo, di ogni “male radicale“, come lo chiama Neige. Quello che rende Triste tigre un libro eccezionale è infatti la capacità dell’autrice di utilizzare il proprio irreparabile trauma come lente d’ingrandimento sulla condizione di ogni debole abusato dal potere: «Quando si è vittime una volta si è vittime sempre. E soprattutto si è vittime per sempre». Scrive: «Non ci si può rialzare e sbarazzarsi di qualcosa da cui si è così profondamente costituiti. Per chi non ha conosciuto altro che quell’esperienza, tutto si struttura a partire dall’oppressione». Neige Sinno resta “danneggiata“: non la salva la condanna scontata dal patrigno in carcere (lui poi si è fatto un’altra vita, altri figli), non la salva neanche la letteratura, trova disgustosa la «gerarchia che fa del resiliente un superuomo rispetto a chi non riesce a rialzarsi».

Chi è vittima continua a chiedersi continuamente perché? «Perché quello? Perché io? Non ci si può liberare dalla necessità di capire», ma un’eventuale spiegazione «non ci fornisce mai una chiave per andare avanti nella nostra vita». Perché i soldati in guerra uccidono, torturano, stuprano? «Perché possono farlo», in un sistema di connivenza e omertà. Perché quell’uomo ha stuprato lei bambina? «L’innocenza. La più pura innocenza. E ad attirare, forse, è semplicemente la possibilità di distruggerla». Viviamo in un mondo in cui vittima e carnefice, agnello e tigre, sono insieme: il male è ovunque, ignorarlo non è un’opzione, la sfida – chiude Neige – è rimanere sul bordo. E non cadere.