Giovedì 7 Novembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Libri

Adrián N. Bravi: "Esule in Argentina e in Italia. La mia Adelaida, madre violata e artista simbolo di libertà"

Intervista all’autore della biografia romanzata di Adelaide Gigli, nella dozzina dello Strega "Lasciò Recanati nel 1931 in fuga dal fascismo. E perse i suoi due figli, desaparecidos" .

Adelaide Gigli (1927-2010)

Adelaide Gigli (1927-2010)

Bologna, 26 maggio – Adrián N. Bravi, che effetto fa partecipare alla carovana del premio Strega che gira l’Italia a presentare i dodici finalisti?

"Emozione e curiosità, siamo un bel gruppo e la gente nelle varie città che visitiamo, anche quelle più piccole, accorre entusiasta e affettuosa".

Lei è entrato nella dozzina con “Adelaida” (Nutrimenti), proposto da Romana Petri, la biografia romanzata di Adelaide Gigli, nel titolo con la “a“ alla spagnola, doppiamente esule: dall’Italia all’Argentina nel 1931 a causa del fascismo, dall’Argentina all’Italia nel 1976 per l’ascesa al potere del generale Videla. Quale è la funzione del suo libro?

"Il ricordo. Ritengo fondamentale che la sua figura non si disperda. Lei è stata una donna molto rappresentativa che sintetizza il secolo scorso e l’inizio di questo. Merita conservare la sua memoria individuale che rappresenta una memoria collettiva".

Adelaide nasce a Recanati nel 1927 (e vi muore nel 2010) figlia di un importante artista, Lorenzo Gigli. Lei invece è nato a Buenos Aires e ha fatto poi il percorso inverso: vi conoscevate già?

"No, abitavamo a dieci isolati dalla famiglia Gigli nel barrio di San Fernando, ma in realtà il primo incontro con Adelaide è avvenuto qui. Io sono nato nel 1963 da padre marchigiano e mamma molisana e sono arrivato in Italia quando avevo 24 anni. Recanati è stato il nostro comune punto d’approdo".

Adelaide Gigli ricordava qualcosa della sua infanzia marchigiana?

"Ben poco, aveva quattro anni quando è partita per l’Argentina dove ha vissuto sempre in una metropoli, Buenos Aires, respirandone l’urbanizzazione, la vita caotica e festaiola, ma anche molto elevata culturalmente. Fu tra le fondatrici e unica donna in redazione di un’importante rivista culturale, Contorno. Fu una femminista che credeva nella parità dei sessi e lottava in qualsiasi modo perché le donne fossero protagoniste della storia, anche mostrando il proprio corpo nudo in varie occasioni, come simbolo di libertà. Ha combattuto la dittatura instauratasi il 24 marzo 1976. Alla fine di quell’anno fu di nuovo esule dopo che il 29 agosto la figlia Mini finì nel gorgo dei desaparecidos".

Il romanzo inizia proprio con la scomparsa della figlia di Adelaide, Mini: come è avvenuta e come l’ha raccontata?

"Come sia avvenuto l’arresto l’ho affidato all’immaginazione, conoscendo i luoghi dov’è stata vista l’ultima volta, all’ingresso dello zoo di Buenos Aires dove da bambino andavo coi miei genitori. La verità storica è comunque appurata: Mini affida a una coppia sconosciuta la figlia Inés per salvarla. Deve incontrare nello zoo altri coscritti, ma una spiata tradisce il gruppo e di lei non si saprà più nulla".

Neppure del secondo figlio di Adelaide, Lorenzo Ismael, avuto anch’esso dallo scrittore David Viñas e finito poi nei “montoneros“, i guerriglieri della sinistra peronista…

"Adelaide segue da lontano la vicenda del figlio che combatte la dittatura sul campo. Finirà probabilmente nel 1980 nel Rio de la Plata gettato da un velivolo militare in uno dei famigerati viaggi della morte".

A quel punto Adelaide è già a Recanati. Ci giungerà dopo più di un anno e un lungo soggiorno in Brasile. Com’è l’impatto?

"Non conosce nessuno e non aveva parenti stretti. Ha però l’indirizzo di un caro amico del padre e si rivolge a lui".

Come vive la nuova dimensione?

"All’inizio rimpiange la grande città, poi viene catturata da un ambiente che le permette di continuare a lavorare su scrittura e arte plastica".

C’era qualcosa che l’affascinava particolarmente del borgo leopardiano?

"Sì, ricordando come Buenos Aires fosse diventata per lei una città-carcere, scrisse a un amico: qui è incredibile, ci sono cinque porte e io posso entrare e uscire da qualsiasi di esse senza alcun problema".

La vostra frequentazione è stata giornaliera, e addirittura vi siete rivisti anche nell’ultimo viaggio di Adelaide in Argentina. Le aveva affidato il suo archivio e le sue memorie: come mai il libro è arrivato solo a oltre tredici anni dalla morte?

"Ho dovuto aspettare per potere scrivere di Adelaide. In me doveva sedimentarsi l’emozione di quell’incontro e il dolore di toccare certi temi. Solo dopo avere avuto altro materiale da un nipote e colmati alcuni buchi mi è venuta voglia di ricordarla. Ho scritto il primo capitolo, mi è piaciuto e sono andato avanti. Adelaide resta una figura centrale: ha attraversato le atrocità del Novecento, aveva talento. Una grande artista, una donna e madre violata".

Recanati ha dedicato ad Adelaide una piazza, la sala della pinacoteca, ha esposto le sue opere e creato un giardino nel nome dei figli. C’è una piastra opera di Adelaide che ha chiesto a lei di riempirla con dei versi: quali ha scritto per la sua amica e la famiglia?

"Le parole interrotte/ i sentieri scomparsi/ nulla può fermare la mano/ che incide la storia".