
Jeremy Allen White
Roma, 19 luglio 2024 – Le nomination sono servite. Sono lì fumanti, sul tavolo. E per The Bear, la serie tv creata da Christopher Storer su uno chef di Chicago intrisa di dolore, rabbia, disillusione e voglia di rivincita, è già un trionfo. La serie, la cui terza stagione approderà in Italia mercoledì 14 agosto su Disney+ (che ha trasmesso nel nostro paese anche le prime due), ha ottenuto 23 candidature agli Emmy, gli Oscar della televisione. "Non lavoriamo con in mente i premi, ma certo siamo molto orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto", dicono i protagonisti della serie, che abbiamo intervistato su Zoom. Primo fra tutti, Jeremy Allen White. Trentatré anni, nato a Brooklyn, ex ballerino, sex symbol ormai acclarato, scelto come testimonial per l’intimo Calvin Klein, attuale boyfriend della popstar Rosalia, futuro Bruce Springsteen in un biopic molto atteso sul Boss, Jeremy Allen White si presenta all’incontro molto "easy", rilassato, risata pronta, risposte lievi.
Jeremy Allen White è la star della serie, nel ruolo del tormentato chef Carmy Berzatto: per lui è giunta la nomination come miglior attore. Nomination anche per la protagonista femminile, Ayo Edibiri, che è anche regista di uno degli episodi della prossima stagione. E nomination per la sceneggiatura, per le interpretazioni di Ebon Moss-Bachrach (il socio e cugino di Carmy), Lionel Boyce (il pasticciere), Liza Colòn-Zayas (L’aiuto-cuoca), oltre che per le guest star della seconda stagione. In particolare, per Olivia Colman e per Jamie Lee Curtis, protagonista dello strepitoso sesto episodio della seconda stagione, Fishes: un episodio cult in una serie cult. È lei, Jamie Lee, la matriarca che accusa i figli di tutti i propri mali, mentre la camera impazza vorticosa durante una folle cena di vigilia di Natale. Ed eccolo, nella finestrella di Zoom, Jeremy Allen White. Il giovane chef d’alta cucina che si ritrova nell’inferno ribollente, caotico e sofferto della paninoteca di famiglia, rilevata dopo il suicidio del fratello. In bacheca ha già un Emmy, un Golden Globe, tre SAG Awards e due Critic’s Choice Awards.
Jeremy, come saranno i toni della terza stagione?
"Direi che sarà ancora più strana delle prime due: più gioiosa e insieme più ansiogena".
Nel finale della seconda stagione finiva chiuso in una cella frigorifera. Ne esce?
"Sì, Carmy ne esce, per fortuna! Poi si rituffa nel lavoro, si mette alla prova, e nel fare questo stressa tutti quelli che ha intorno, averlo accanto diventa impegnativo. È tutto una sfida…".
Che cosa è cambiato, da una stagione all’altra, per voi?
"Dopo il successo che ha avuto la prima stagione, abbiamo cercato di capire se saremmo riusciti a tenere quella “bolla“ di intimità e di coesione, in mezzo a tutta quell’interesse e a quella popolarità. Abbiamo realizzato la prima stagione senza aspettarci nulla, e non eravamo sicuri di ritrovare quelle sensazioni, quelle emozioni, nella seconda e nella terza. Invece ce l’abbiamo fatta. Abbiamo trovato uno spazio creativo tutto nostro, lontano da tutto il resto. Siamo stati molto fortunati".
Il suo personaggio è un grande perfezionista. L’angoscia del perfezionismio è qualcosa che le appartiene?
"No, io in realtà sono l’opposto! La sua voglia di perfezionismo è qualcosa che ammiro molto in Carmy, ed è qualcosa che cerco di dare anche alla mia vita. Ma per il momento, non è una qualità che ho “rubato“ a Carmy".
La serie ha momenti davvero cupi. Vi portate mai a casa questa cupezza, o riuscite a scrollarvela di dosso?
"In realtà, sul set c’è un’aria molto gioiosa: siamo un team molto affiatato, ridiamo così spesso che, anche se dobbiamo interpretare una scena davvero dura, due ore dopo ci ritroviamo a ridere e a godere l’un l’altro della nostra compagnia".
La pressione crescente, dovuta al successo, vi ha cambiato in qualche modo?
"Beh, la pressione c’è, inutile negarlo. Prima di cominciare a girare la terza stagione avevamo sulle spalle tutti i premi ricevuti e sì, mi sentivo in ansia. Ma poi, dopo un paio di settimane sul set, tutto è andato miracolosamente a posto. È tornato il divertimento, e tutto è sembrato di nuovo possibile".