Roma, 13 giugno 2024 – Una cucciola di ippopotamo pigmeo è diventata una star in Thailandia, ma anche sui social network. Moo Deng (che in thailandese significa “maialino gonfiabile”) è una cucciola di soli 2 mesi, le cui foto e video sono diventati virali online e che sta attraendo orde di visitatori nello zoo della città di Pattaya. Ma la fama ha portato qualche problema nella vita della piccola.
Secondo il Khao Kheow Open Zoo, il numero di ingressi nel parco è raddoppiato dalla nascita di Moo Deng, a luglio, anche grazie ai video pubblicati dallo staff sulle pagine social. Il direttore dello zoo Narongwit Chodchoi ha però chiesto ai visitatori di controllare il proprio comportamento quando si recano a visitare Moo Deng, soprattutto a seguito di alcuni video che mostrano diverse persone maltrattare l’ippopotamina.
I video mostrano alcuni visitatori che lanciano crostacei e spruzzano acqua sul cucciolo per cercare di svegliarla mentre dorme e ottenere una reazione divertente da parte sua. “Questi comportamenti non sono solo crudeli, ma anche pericolosi”, ha dichiarato Narongwit Chodchoi in una dichiarazione pubblicata online. “Dobbiamo proteggere questi animali e garantire loro un ambiente sicuro e confortevole”, ha aggiunto. Lo zoo ha installato un sistema di sorveglianza con telecamere intorno ai recinti e ha minacciato azioni legali contro chi maltratterà Moo Deng.
La popolarità del baby ippopotamo sui social sembra inarrestabile ed è stata sfruttata anche dal marketing: Sephora Thailandia ha proposto una collezione di prodotti ispirati al ‘look’ della cucciola. Inoltre, Moo Deng sta facendo scalpore anche sui media tradizionali: questa settimana ha fatto il suo debutto televisivo internazionale dopo che una troupe della All-Nippon News Network, un'emittente televisiva giapponese, ha visitato lo zoo per girare un servizio sulla superstar degli ippopotami.
Gli ippopotami pigmei, altrimenti noti come ippopotami nani, sono originari dell'Africa occidentale e sono classificati come specie “in pericolo” dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Gli esperti ritengono che ne siano rimasti meno di 3.000 in natura.