Venerdì 11 Ottobre 2024
PATRIZIA TOSSI
Magazine

L’Urban Art in mostra a Treviso e Monopoli: 17 artisti di fama internazionale raccontano un’epoca

Sono 155 le opere esposte con ‘In my name. Above the show’. Due le tappe dell’evento: dal 9 maggio al 30 giugno a Treviso e dal 19 luglio al 3 novembre 2024 a Monopoli (Bari)

Treviso, 30 marzo 2024 – I più autorevoli artisti di fama internazionale in mostra a Treviso, un viaggio alla scoperta di l’Urban Art si è affermata e diffusa in Europa. Dalla cultura ribelle della Graffiti Writing che mezzo secolo fa iniziò a invadere le città, ‘In my name. Above the show’ racconta l’evoluzione di quell’arte di strada che con il tempo è diventata una vera e propria corrente artistica, entrando di diritto in musei e gallerie.

Con 17 artisti e 155 opere, fra tele e disegni, la mostra verrà organizzata in due tappe: dal 9 maggio al 30 giugno a Treviso e dal 19 luglio al 3 novembre 2024 a Monopoli, in provincia di Bari. I curatori proporranno anche due opere in realtà virtuale, 18 tra sculture e installazioni,  video installazioni, e performance live nei 4000 mq di spazi espositivi che accoglieranno i visitatori nelle due città.

Un'installazione di Giorgio Bartocci (a sinistra) e un'opera di Macs (a destra)
Un'installazione di Giorgio Bartocci (a sinistra) e un'opera di Macs (a destra)

La mostra: cosa c’è da sapere

La mostra ‘In my name’ proporrà le opere di 17 artisti: Boost, Cento Canesio, Dado, Etnik, Giorgio Bartocci, Hemo, Joys, Macs, Made514, Peeta, Proembrion, Satone, Soda, V3Rbo, Vesod, Won Abc e Zed1. Sono i più autorevoli artisti di fama internazionale che hanno segnato lo sviluppo dell’Urban Art in Europa. I discendenti di quella cultura ribelle del Graffiti Writing, emersa negli Stati Uniti mezzo secolo fa, improntata alla sperimentazione e alla rottura dei vecchi paradigmi.

“Con una carica energica sorprendente, hanno invaso le superfici delle città di tutto il mondo dando vita a una vera e propria corrente artistica che oggi vive negli spazi aperti come nei musei e nelle gallerie”, spiegano gli organizzatori della mostra.

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Ecco dove

Più di una mostra, è un vero happening che attraverserà l’Italia da nord a sud, tra due città e due regioni ai poli opposti del Paese. Prima a Treviso – all’interno del complesso industriale rigenerato delle Ex Ceramiche Pagnossin – poi a Monopoli, negli spazi dell’Ex Deposito militare Carburanti.

I visitatori potranno ammirare una grande varietà di opere: lavori inediti realizzati con tecniche poliedriche, dall’acrilico allo spray, dalla sabbia alle lastre metalliche e trasparenti, dai labirintici teli appesi alla realtà virtuale, fino a sculture e installazioni audio video di diverse dimensioni e supporti. 

“In my name è una presa di posizione”

“In my name è una presa di posizione”, fanno sapere i curatori Martina Cavallarin e Antonio Caruso, che hanno sviluppato il progetto con la direzione artistica di Made514 (anche lui in mostra) e il coordinamento scientifico di Christian Leo Comis.

“Il titolo – spiegano – dichiara una partecipazione responsabile, un atto di presenza. Lo faccio nel mio nome, a mio nome, io sono qui e mi dichiaro. Gli spazi scenografici intrisi della memoria storica industriale del Novecento si fanno palcoscenico partecipato e condiviso sul quale le opere dialogano con un ricco calendario eventi: performance, discipline urbane come parkour, bike e skate restituiscono senso e substrato a una vera e propria avanguardia in grado di riunire gioventù, periferie e minoranze e influenzare profondamente l’immaginario collettivo contaminandone tutti i campi, dalla moda alla musica, dal cinema alla fotografia, fino alla pubblicità”.

Chi sono gli artisti

In mostra i lavori sempre tesi al futuro e alla ricerca di nuovi stili, tra disegno e musica, di Boost; i dipinti variopinti con il cane dal lungo naso, marchio di fabbrica di Cento Canesio; le sculture che poggiano su sabbia di uno dei padri fondatori del writing emiliano Dado; le silhouette misteriose e fluide di Giorgio Bartocci; i voluminosi agglomerati geometrici urbani di Etnik.

I "graffiti diversi" di Hemo fatti di tag, texture e pattern di lettere che si combinano a forme organiche dai colori fluo; i labirinti impossibili di Joys, dove nulla è lasciato al caso; i dipinti dissacranti di Macs, con i suoi charachters ironici e grotteschi; il flow dinamico delle lettere di Made514 dove il nome prende il volo per scomporsi in suggestioni orientali e psichedeliche.

E ancora: le sculture futuristiche di Peeta, conosciuto in tutto il mondo per la sua capacità di ridisegnare illusoriamente i volumi delle superfici per provocare un’interruzione temporanea della normalità che sfida la percezione; l’opera in realtà virtuale e le tele di Proembrion, artista polacco che con un rigoroso approccio matematico è in grado di creare irresistibili illusioni rispettando rigide regole geometriche.

La scocca di una vecchia Volkswagen che assieme a una cascata di oggetti appesi compone l’installazione video del tedesco Satone, che utilizza i diorama per giocare dinamicamente con la percezione; le forme tridimensionali ispirate all’Arte Cinetica e all’Op Art anni ‘60 di Soda, che presenta un lavoro in collaborazione con il celebre digital artist britannico Alex Rutterford.

Il trittico di V3Rbo che ragiona sul lettering tra realtà virtuale, graffito e post graffito, e la parete di fondo monocromatica dipinta in tonalità di nero con rulli e spray. E, per finire, le tre installazioni di Vesod, che si concentra sulle trasparenze e unisce in una sola opera Arte Surrealista e Rinascimentale, realtà e finzione, passato e presente; del visionario artista tedesco Won Abc, abilissimo creatore di mondi pittoreschi, popolati da personaggi mostruosi che ricordano i dipinti di Goya, e di Zed1 che oltre a proporre un grande muro Second Skin con cui interagire, riunisce in un’installazione i suoi universi surreali abitati da burattini umanoidi.