Lunedì 29 Aprile 2024

Il giallo dell’amore pensando a Sant’Agostino

Il nuovo romanzo di Giovanni Grasso. Due sorelle agli antipodi, un uomo misterioso: indagine nelle profondità dell’animo umano

Il giallo dell’amore pensando a Sant’Agostino

Il giallo dell’amore pensando a Sant’Agostino

All’inizio è solo P. Una consonante posta in fondo a un necrologio apparso sul giornale, anticipato dal simbolo della croce e costruito con una citazione del Cantico dei Cantici (6, 10): “Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?” E la frase finale: “A Federica con Amore immenso”. Federica è morta in un incidente stradale: antiquaria a Milano per scelta (dopo aver abbandonato il suo paese nel Comasco), una vita difficile da decifrare e con molti punti oscuri, soprattutto per la sorella Silvia. Due agli antipodi. A un certo punto, nel momento in cui il prete durante il funerale legge la parabola del figliol prodigo, Silvia pensa che lei sia la figlia buona e sua sorella quella scapestrata. Ma chi è davvero Federica? Le semplificazioni forse non bastano.

Ed è con un romanzo dai contorni narrativi del giallo e ancorato al presente che Giovanni Grasso – consigliere per la stampa e la comunicazione del presidente della Repubblica dopo il precedente Il segreto del tenente Giardina in cui si era occupato della Grande Guerra – ci conduce in un viaggio intimo, profondo, alla conoscenza di noi stessi e di chi pensiamo di aver amato, anche quando non sembra più così. Silvia è convinta di non amare più sua sorella, da quando si sono separate, da quando lei ha scelto un’altra vita che non ha nulla a che fare con la sua. Il misterioso P. – che nel corso del libro diventa Paolo – appare al funerale: è alto, brizzolato, attempato. Ha esattamente quello che all’apparenza sembra il fisico di un amante, nel caso specifico di Federica. E quando Silvia si mette a cercare di capire chi sia veramente P., ingaggia con lui una sfida frontale che altro non è che un dialogo.

Sessanta minuti, ogni martedì, in un bar di provincia, in cui Silvia può fare tutte le domande (che vuole) sulla relazione (e la storia) tra P. e la sorella. Il titolo di questo libro (L’amore non lo vede nessuno, Rizzoli) è una citazione (doverosa) di Sant’Agostino. Il Santo d’Ippona pronuncia quelle parole nel sermone 34, a Cartagine, nella basilica dei Maggiori. Quel sermone nasce dal salmo responsoriale 149 “Cantate al Signore un cantico nuovo” e nel passaggio, in cui si parla di amore umano, il Santo dice: “Lei vede lui, lui vede lei, l’amore non lo vede nessuno. Eppure ciò che si ama è proprio questo che non si vede”.

Così, già dal titolo, pensando anche all’esistenza di Agostino – peccatore e poi redento in vita, in grado di attraversare il manicheismo e il neoplatonismo nel suo percorso filosofico – è una strada che, tornando al romanzo di Grasso, permette di ragionare per poi scoprire che sì c’è l’aspetto terreno, materiale, fisico, come nel caso dell’amore (e non solo), ma poi in fondo c’è sempre qualcosa che lo sovrasta. Una tensione verso l’Assoluto. Una ricerca costante.

Silvia, nel corso delle pagine del libro, viene presa da tanti dubbi che disseminano il cammino – che imposta in questi dialoghi con Paolo – anche sulla ricerca di (una) verità legata all’incidente in cui è morta la sorella. È stato davvero un incidente? E che cosa c’è in quella chiavetta Usb recuperata a Milano? Nel frattempo, mentre ricostruisce minuziosamente il rapporto che Federica ha avuto con Paolo, ricostruisce (inevitabilmente a distanza, visto che lei non c’è più), anche il rapporto con la sorella. Così, non solo semanticamente, uno dei passaggi più rilevanti di questi dialoghi al bar, arriva quando Paolo invita Silvia a riflettere sul termine passione e sui suoi molteplici significati: sofferenza e amore, martirio e attrazione, pena e desiderio. Le porte da aprire per la verità e per risolvere gli ultimi residui misteri (chi è davvero questo Paolo?), partono anche da lì.

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