Martedì 30 Aprile 2024

Il genio creativo di Walter Albini in mostra a Prato

di Eva Desiderio PRATO "È nelle corde della contemporaneità". Così Daniela Degl’Innocenti, curatrice insieme a Enrica Morini, della mostra ’Walter Albini....

di Eva Desiderio

PRATO

"È nelle corde della contemporaneità". Così Daniela Degl’Innocenti, curatrice insieme a Enrica Morini, della mostra ’Walter Albini. Il talento, lo stilista’, che ha aperto lo scorso 23 marzo al Museo del Tessuto di Prato e che rimarrà visitabile fino al 22 settembre per gli appassionati di moda, gli esperti, i giovani che vogliono seguire il suo esempio di pioniere e fondatore riconosciuto del pret-à-porter italiano, sulla figura eccelsa dello stilista, quasi dimenticato per oltre 50 anni e ora tornato giustamente sulla scena internazionale del fashion per la sua indubbia bravura come stilista (il primo forse che può essere definito così) e per la meraviglia dei suoi disegni.

Albini, nato a Busto Arsizio il 9 marzo del 1941 e morto a soli 42 anni il 31 maggio 1983 a Milano, è stato un perfetto autodidatta, ha studiato moda e figurino fin da giovanissimo iscrivendosi a Torino all’istituto statale d’arte per il disegno di moda e del costume (unico maschio in una scuola tutta al femminile), è andato subito in controtendenza dedicandosi all’illustrazione e ai bozzetti, davvero meravigliosi fin dagli inizi della sua carriera nel fashion. Negli anni Sessanta il suo talento è sbocciato in libertà totale, catturato da una serie di aziende di tessuti e di abbigliamento che anche loro iniziavano l’avventura dello stile, poi stilista free lance per Billy Ballo, Cadette, Trell, Montedoro, Paola Signorini, Cole of California solo per citarne alcuni e ancora dal 1969 al tavolo di lavoro per i disegni per Miguel Cruz, Karl Lagerfeld.

Nel 1969 Albini fonda Misterfox, marchio specializzato nella confezione, il 27 aprile 1971 è il giorno fatidico, quello della nascita del pret-à-porter italiano quando il giovane Walter, profondo conoscitore dello stile degli anni Venti e Trenta ai quali si è sempre ispirato per la purezza delle linee, si presenta a Milano con una collezione tutta disegnata da lui, ma prodotta da cinque aziende tutte competenti per settore: da qui nasce il gusto revival con quelle silhouette flessuose e slanciate che sono la cifra ricorrente di Albini. Il passo è fatto e la moda italiana deve tutto allo stilista visionario che il Museo del Tessuto celebra con la sua mostra raccontando anche di tanti incontri fortunati tra creativi, quello con Krizia e con un giovanissimo Gianfranco Ferrè che nella squadra di Walter Albini ha mosso i primi passi come disegnatore di bijoux.

L’idea dell’esposizione nasce nel 2016 dopo che il Museo di Prato ha ricevuto una importante donazione di 1700 pezzi che ha giustamente avuto bisogno di un lavoro di attribuzione e valorizzazione, scaturita dalla generosità di Paolo Rinaldi, collaboratore di Albini e dall’impegno di Fabia Romagnoli, presidente della Fondazione Museo del Tessuto di Prato. Tanti i prestiti, importantissimi, specie quelli del Centro Studi e Archivio della Comunicazione CSAC dell’Università di Parma, o di privati come per esempio l’Archivio A.N.G.E.L.O e le immagini di tanti famosi fotografi di quegli anni come Alfa Castaldi, Maria Vittoria Backhaus, l’Archivio storico della Fiera di Milano e quello della Camera Nazionale della Moda Italiana.

Notevolissimi i 100 abiti tra maschili e femminili esposti, che per primi hanno esaltato in anni lontanissimi il no gender oggi tanto di moda. Vedere per questo l’importante contributo di immagini del catalogo dell’esposizione edito da Skira, con gli interessanti saggi delle curatrici Degli’Innocenti e Morini. Oggi il brand è nelle mani di Bidayat, piattaforma di investimento del Ceo di Mayhoola (che appartiene al fondo sovrano del Qatar) Rachid Mohamed Rachid che ha acquistato la proprietà intellettuale di WA e gli archivi ancora in mano privata (di Barbara Curti che con la madre Marisa è collezionista da sempre e della prima ora degli abiti e accessori di Albini). Ora se ne aspetta il rilancio in grande stile ma i tempi ancora appaiono lunghi. E chissà che la mostra di Prato non dia una accelerata al progetto.

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