Sabato 15 Giugno 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Giancarlo Giannini: "Io, travolto dai miei insoliti ottant’anni"

L'attore celebrato a Hollywood con una stella sulla Walk of Fame: "Solo a Venezia non mi hanno mai dato nulla, neanche un gatto nero"

Giancarlo Giannini, 80 anni il 1° agosto

Giancarlo Giannini, 80 anni il 1° agosto

"Alla Mostra del cinema di Venezia non mi hanno mai dato nessun premio, nemmeno un gatto nero. Ma non importa, gli americani mi hanno dato la stella della Walk of Fame: il più alto riconoscimento per un attore. A novembre andrò lì, per celebrare questo regalo che mi hanno fatto. I premi comunque non contano, è tutto un gioco…". Giancarlo Giannini compie ottant’anni il prossimo 1 agosto. "Ma non ho mai pensato all’età, né alla mia né a quella degli altri: si figuri, i miei ottant’anni credevo di festeggiarli l’anno scorso! È stato mio figlio Adriano a dirmi: papà, sono settantanove! No, proprio gli anni non mi interessano. E neanche i premi, appunto". In una carriera lunga più di 150 film, ne ha avuti di riconoscimenti. Una nomination all’Oscar, un premio come miglior attore a Cannes, cinque David di Donatello, quattro Nastri d’argento, quattro Golden Globes. E la stella sulla Walk of Fame.

Di attori italiani che hanno avuto una stella sulla Walk of Fame ce ne sono solo due nella storia…

"È vero: Rodolfo Valentino, nell’epoca del cinema muto, ed io. Ma anche questo è parte di un gioco, di un grande gioco. Recitare, che in francese si dice jouer, giocare. E lo stesso in inglese, to play, o in tedesco: Spielen. La cosa bella è fare questo gioco".

Lo sta facendo ancora, con splendidi risultati, a ottant’anni. Che cosa la incuriosisce, che cosa le fa paura?

"Non mi fa paura nulla. Gli anni passano, si arriva a ottanta, si vive e si muore. La morte la vedo come un viaggio, un viaggio verso una conoscenza nuova. Io sono curioso, e sono credente: dunque spero di conoscere qualcosa di diverso. Sono affascinato dalle stelle, sono affascinato dallo spazio, dall’infinito. Sono curioso del futuro".

Del passato, che cosa le manca?

"Non penso mai al passato. Mi mancano solo le voci, le presenze delle persone che ho amato, che ho conosciuto, di cui sono stato amico. Il mio più grande dolore è la perdita di Lorenzo, mio figlio primogenito, morto nel 1987, a 19 anni, per aneurisma… E mi mancano Lina Wertmüller, Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Marcello Mastroianni, Federico Fellini… La lista purtroppo è lunga, e ogni giorno qualcuno se ne va".

Ma con la Mostra perché non c’è stato questo feeling?

"Non lo so: tempo fa, mi avevano anche proposto di fare il presidente della Biennale, ma ho rifiutato, e ne se ne è parlato più. Anche con il Centro sperimentale ho collaborato per tanti anni, contribuendo a scegliere i futuri attori, poi all’improvviso mi hanno dato il benservito. Questo è un paese così".

Così come?

"Beh, di sicuro è un paese irriconoscente. Ai ragazzi, che vogliano fare l’attore o il fisico nucleare, consiglio sempre di andare fuori".

Sta seguendo la vicenda politica italiana di questi giorni?

"Mi dispiace che Draghi non abbia continuato. Evidentemente non ne poteva più. Si è rotto le scatole dei giochi di potere, e di persone che dicono oggi il contrario di quello che dicevano ieri".

Della guerra che insanguina l’Europa cosa pensa?

"Mi colpisce questo Zelensky, che faceva l’attore, che è diventato presidente, e che improvvisamente è diventato l’attore più importante del mondo, mandando a morire tanta gente. Perché di Putin si sapeva che è uno zar, l’imperatore di un paese immenso, e che non è disposto a vedere l’ombra della Nato vicino ai suoi confini. Zelensky, questo attore diventato presidente, ha dato fuoco alle polveri. E poi è apparso in ogni trasmissione, su ogni schermo, in ogni piazza, anche a Cannes. Un po’ fa riflettere".

Più di 150 film, lavorando con Zeffirelli, Wertmüller, Avati, ma anche interpretando grandi produzioni americane, come 007 Casino Royale: a quali è più legato?

"Mah, io dei miei film ne salverei tre o quattro: quelli di Lina Wertmüller, Mimì metallurgico, Travolti da un insolito destino, L’innocente di Visconti, e pochi altri. Non guardo al passato".

L’attore più straordinario, per lei?

"Marlon Brando. Dovevamo fare un Caligola, diretto da Lina Wertmüller. Francis Ford Coppola, comune amico, portò a Brando Film d’amore e d’anarchia, e Brando disse: “Francis, perché mi hai sempre nascosto questo attore?“. Un giorno ci incontrammo a Central Park, a New York. Gli chiesi: qual è il suo segreto, mr. Brando? E lui: “non leggo mai i copioni“. In effetti, nei film guardava sempre da qualche parte “strana“. Per forza! Leggeva i “gobbi“ con il testo, che spargevano ovunque nel set!".

Il presente le ha dato un film interpretato al fianco di quattro attrici fantastiche…

"Ahahah! Abbiamo appena finito di girare Book Club – Tutto può succedere 2 con Jane Fonda, Diane Keaton, Candice Bergen e Mary Steenburgen. Mi sono ritrovato con le attrici più meravigliose del mondo, a Venezia. Per girare un film: che è quello il mio vero premio".

La sua grande passione, oltre il cinema?

"La poesia. Leggere poesia. Penso spesso all’ Infinito di Leopardi, che ho letto mille volte, e di cui ho visto e imparato tutte le correzioni apposte da Leopardi, ogni cambiamento, ogni minimo aggiustamento. Il suo infinito lavoro sulle parole, per raccontare quello che non si può raccontare: l’infinito, e la riflessione sulla morte".