Lunedì 29 Aprile 2024

Gere più gentiluomo che ufficiale "Macché divo, sono solo fortunato"

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di Beatrice Bertuccioli

Bellissimo nella sua divisa bianca da ufficiale della Marina, l’espressione felice e fiera di chi ce l’ha fatta, procede deciso tra i banconi della fabbrica mentre le operaie lo guardano estasiate. Raggiunge Paula, la bacia, la solleva e, tra gli applausi delle colleghe, la porta via in braccio, finalmente verso una vita diversa e migliore. Quarant’anni fa Ufficiale e gentiluomo, di Taylor Hackford, conquistò un successo che nessuno si aspettava, vinse due Oscar, per il miglior attore non protagonista, Louis Gossett Jr. e per la miglior canzone, Up Where We Belong, ma soprattutto consacrò Richard Gere come stella di prima grandezza e sex symbol, accanto a una incantevole Debra Winger. Ieri il Magna Graecia Film Festival, a Catanzaro, ha reso omaggio a quella fortunata pellicola, riproposta per l’occasione al pubblico, e al suo magnifico interprete, classe ’49, chioma candida ma fascino intatto, sempre gentile e disponibile, consegnandogli un premio alla carriera.

Gere, un successo che è nato da un incontro casuale.

"Proprio così. Ero in un ristorante di New York e per caso incontro Taylor Hackford che non conoscevo e che fino a quel momento non aveva fatto ancora nessun lungometraggio. È venuto da me e mi ha detto: ho una sceneggiatura pronta, ti va di leggerla? Io l’ho letta e ho guardato i documentari che aveva fatto e mi sono piaciuti moltissimo. Ma per quanto riguarda la sceneggiatura gli ho detto che avremmo dovuto riscriverla, perché troppo sentimentale. Così l’abbiamo modificata per creare una storia più dura e realistica. È stato un lavoro corale, con un cast che ruotava attorno a me e a Debra, già famosa, ma in cui ognuno ha fatto in modo egregio la propria parte. Comunque non sono mancati i problemi".

Vale a dire?

"Eravamo in ritardo rispetto al piano di lavorazione e il finale non mi convinceva. Taylor ha insistito, l’abbiamo girato e poi rivedendolo ci è piaciuto. Ed è diventato ancora più bello quando è stata messa la musica. Anche se mi viene in mente una cosa che mi disse Bernardo Bertolucci, di cui ero molto amico e che ammiravo tantissimo".

Cosa le ha detto?

"Mi disse: il film mi piace molto, tu mi piaci molto, non mi piace la posizione politica del film: lavoratori che applaudono quando entrano in fabbrica dei militari".

Alla fine un po’ un ruolo da Principe azzurro come nell’altro grande successo Pretty Women. Si è mai pensato a un remake della pellicola con Julia Roberts?

"Nonostante lo stesso regista Garry Marshall mi abbia parlato più volte di un possibile remake, pensando strani sviluppi, alla fine non se ne è mai fatto niente. Quel film uscito nel 1990 fu un grande, imprevisto successo: creò una magia, una sorta di innamoramento. Non sai perché ti innamori di qualcuno, però accade".

Prima aveva già girato American Gigolo ma Ufficiale e gentiluomo è stato per lei il film della consacrazione e della svolta nella sua carriera.

"Veramente io non l’ho mai considerato tale. Per me era semplicemente fare un film, per poi farne un altro, poi magari passare a Broadway, a teatro, poi tornare a fare cinema. Il film della svolta è stato per me I giorni del cielo, di Malick, ’78, il primo che ho fatto. E mai mi sono considerato il migliore. Piuttosto, molto fortunato, sì".

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