Sabato 27 Luglio 2024
STEFANO MARCHETTI
Magazine

Gerda & Robert: guerra, amore e fotografie

A Torino una mostra su Taro e Capa, la coppia di reporter diventata leggendaria. In Spagna nel ’36 gli scatti che li resero celebri

Gerda & Robert: guerra, amore e fotografie

Gerda & Robert: guerra, amore e fotografie

Senza di lei, lui non sarebbe mai diventato Robert. E senza di lui – certamente – in lei non sarebbe “sbocciata“ la nuova Gerda. Quando si conobbero a Parigi, attorno al 1934, Endre Friedmann e Gerta Pohorylle erano due stranieri, sconosciuti anche fra loro. Lui era nato in Ungheria da genitori ebrei, aveva iniziato a lavorare come fotografo e fattorino a Berlino, poi nel 1933, avvertendo il vento gelido del nazismo, aveva deciso di lasciare la Germania. Lo stesso aveva fatto lei, nata a Stoccarda da genitori ebrei di discendenza polacca: l’avevano già arrestata per opposizione al regime, quindi aveva scelto di andarsene. Si incontrarono nella Ville Lumière, sul set di un servizio fotografico di moda, si piacquero, compresero subito che avevano tante cose in comune. Ma per riuscire a sfondare nell’ambiente parigino e ‘allettare’ gli editori ci voleva un escamotage: intraprendente e smaliziata, fu Gerta a “reinventare“ Endre, gli costruì addosso il personaggio di un talentuoso fotografo americano arrivato in Europa per documentare un mondo in ebollizione. Fu così che “nacque“ Robert Capa. E Gerta, a sua volta, si trasformò in Gerda Taro, la ragazza con la Leica. Con i loro nom de plume, Robert e Gerda sono divenuti una coppia leggendaria di reporter. Convinti, coraggiosi, impegnati. Fino alla morte.

Il rapporto fra Robert Capa e Gerda Taro si è cementato su tre capisaldi, fotografia, amore e guerra, ed è su questi che si articola la grande mostra che Camera (Centro italiano per la fotografia) di Torino dedica loro fino al 2 giugno, a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi. "Il quarto elemento è la passione – spiega la curatrice – Passione anche e soprattutto per la causa". Fu nel 1936 che i due fotografi decisero di portarsi in Spagna per documentare la guerra civile fra i repubblicani e i fascisti, e quasi subito realizzarono i due scatti che ancora oggi li identificano: un uomo e una donna gli autori, un uomo e una donna i soggetti, il miliziano colpito a morte e la miliziana repubblicana che si addestra su una spiaggia presso Barcellona, scarpe coi tacchi e revolver alla mano. Sempre insieme, sempre uniti, Robert e Gerda attraversarono la Spagna, testimoniarono la vita quotidiana dei soldati, vissero le privazioni della gente ferita dalla guerra, incontrarono intellettuali e scrittori come Ernest Hemingway, André Malraux, Tristan Tzara, "e le loro foto ebbero anche un forte valore propagandistico: alcune furono icone del socialismo", sottolinea Monica Poggi. "La verità era la migliore immagine, la migliore propaganda", sottolineava Capa. Di certo, diverse immagini ancora scuotono le coscienze: l’orrore dei cadaveri fotografati da Gerda all’obitorio di Valencia e la disperazione di chi cercava rifugio nella metropolitana di Madrid sono grida di dolore anche per il nostro tempo. "Come non vedere negli occhi di quegli sfollati il terrore degli abitanti di Kiev, nei tunnel della metro? E quanti bambini ancora oggi giocano fra le macerie?", fa notare la curatrice.

Sempre insieme, Robert e Gerda, al punto che ancora oggi si discute sulla paternità (o maternità) di certi scatti: furono realizzati da lui o da lei? Qualche risposta si cerca anche nella “famosa“ valigia messicana che contiene 4500 negativi dei due fotografi e del loro amico David Seymour, detto Chim. Nel 1939 Robert Capa aveva affidato questi materiali a un amico per evitare che potessero essere requisiti dai tedeschi, poi se ne erano perse le tracce: ricomparsi attorno alla fine degli anni ‘90 a Città del Messico, sono stati acquisiti nel 2007 dall’International Center of Photography di New York. La guerra aveva uniti Capa e Taro, la guerra li ha divisi, dopo appena tre anni: il 24 luglio 1937, durante la battaglia di Brunete, Gerda venne accidentalmente investita da un carro armato, Death in the making, una morte sul campo, come è il titolo del volume che Robert le dedicò. Anche nel nome della sua compagna, lui continuò il suo impegno documentario: durante la seconda guerra mondiale fu corrispondente per Life, c’era allo sbarco in Normandia, c’era alla liberazione di Parigi, e nel 1947 fu tra i fondatori dell’agenzia “Magnum“. Morì anche lui sul campo, ucciso da una mina antiuomo, nel 1954 in Vietnam. Dal suo sguardo, e da quello di Gerda, il nostro mondo ha ancora tanto da imparare.