A 120 anni da quando fu scritto da Maksim Gorkij, mostrando, per denunciarla, la vita dei vagabondi e poveri diseredati della Russia di allora e a 75 da quando Giorgio Strehler lo fece conoscere allestendolo per l’apertura del Piccolo di Milano, L’albergo dei poveri, conosciuto anche come Bassifondi o Nel fondo nelle varie versioni teatrali e cinematografiche, viene riproposto, in un adattamento con tratti contemporanei firmato da Emanuele Trevi, da Massimo Popolizio, regista e interprete, prodotto dal Teatro di Roma, dove ha debuttato e si replica sino al 3 marzo all’Argentina, e il Piccolo.
Un dramma dalla scrittura particolare, frutto di quel realismo russo che porta con sé sempre un po’ di lirismo e un valore esistenziale: "Siamo tutti pellegrini su questa terra.... e ho sentito dire che anche la terra stessa sia pellegrina nel cielo".
Insomma, il dramma è lo specchio di un’umanità derelitta, misera, emarginata, che sopravvive grazie ai sogni, all’immaginarsi altro, in una situazione quasi pirandelliana, con al centro Popolizio, uomo di passaggio tra il truffatore e il portatore di conoscenza.