
Cervello, corteccia cerebrale, tomografia encefalica
Ci sono criminali e criminali: gli assassini hanno un cervello fisiologicamente diverso da quello degli altri delinquenti. Lo rivela un nuovo studio, condotto da una serie di università americane congiunte e pubblicato sulla rivista Brain Imaging and Behaviour, che ha analizzato 808 adulti maschi in carcere per diversi delitti, arrivando alla conclusione che il cervello di individui che hanno commesso un omicidio sono notevolmente diversi da altri criminali, sia violenti che non violenti. I killer, di fatto, hanno meno materia grigia. E forse un giorno la scienza riuscirà a prevedere il comportamento criminale prima che avvenga, come nei film di fantascienza.
La mente del killer
Quello dell’analisi della mente dei killer e del comportamento criminale è un argomento popolare e affascinante, su cui sono stati costruiti film e serie TV. La ricerca ha utilizzato la tecnologia del neuroimaging per scansionare la materia grigia degli assassini facendo fare un salto importante alla conoscenza scientifica che abbiamo dei cosiddetti ‘mostri’. Per decenni infatti gli scienziati hanno esplorato le menti dei criminali, cercando di capire che cosa rende una persona in grado di commettere un atto come l’omicidio. Ma solo con l'avvento delle moderne tecniche di imaging cerebrale alla fine del XX secolo è potuta nascere davvero la neurocriminologia. L’idea alla base di questa disciplina è trovare segni strutturali o biologici che distinguano i comportamenti criminali e antisociali da quelli ritenuti ‘normali’. Tuttavia l’analisi del cervello di assassini, psicopatici e altri criminali violenti si è rivelata spesso controversa. Uno dei limiti è finora stato il fatto che la scienza mescolava il comportamento omicida ad altre condizioni psichiatriche come la schizofrenia o la psicopatia. Con risultati discutibili.
Lo studio sugli assassini
Nel nuovo studio invece i ricercatori hanno deciso di escludere gli uomini con psicosi e lesioni cerebrali e concentrarsi su questi 808 uomini ‘trasgressori’, portando a termine quello che può essere considerato il più grande studio del genere fino ad oggi. I dati delle risonanze magnetiche sui soggetti sono stai classificati in tre gruppi: 203 "omicidi" (compresi reati di tentato omicidio esplicito), 475 “violenti ma non omicidi” (aggressione, violenza domestica e altri casi simili) e 130 “minimamente violenti” (possesso di stupefacenti, prostituzione e altri reati che non provocano gravi danni agli altri). I risultati mostrano che tra questi diversi soggetti esistono una serie di differenze nella materia grigia nel cervello. "La corteccia orbitale frontale e i lobi temporali anteriori mostravano le dimensioni dell'effetto più grandi, cioè gli uomini che hanno commesso omicidi avevano meno materia grigia in queste regioni rispetto ad altri criminali violenti o nonviolenti", spiega uno degli autori dello studio, Kent Kiehl.
Prevedere gli omicidi?
Lo studio non ha lo scopo di identificare i potenziali criminali per impedire gli omicidi in anticipo, anche se secondo gli autori predire un possibile futuro comportamento omicida dall’analisi del cervello è qualcosa di plausibile una volta raccolti più dati possibili: "I nostri obiettivi futuri includono il monitoraggio di grandi campioni di giovani ad alto rischio per vedere se le regioni che abbiamo identificato in questo studio predicono il futuro comportamento omicida. I nostri risultati devono essere replicati e abbiamo bisogno di condurre studi longitudinali per affrontare in modo più completo questo problema critico", conclude Kiehl. L’analisi del cervello attraverso imaging cerebrale potrebbe diventare una prova importante in futuri processi per omicidio? Per ora no, in futuro chissà. Nel frattempo si aprirebbero molte questioni etiche e legali molto importanti.