Martedì 8 Ottobre 2024
ANNA MANGIAROTTI
Magazine

Clandestino e schedato: Picasso lo straniero

I tempi più sconosciuti e tormentati del maestro nella mostra a Milano, a Palazzo Reale

Clandestino e schedato:. Picasso lo straniero

Picasso, La lettura della lettera (1921)

Roma, 20 settembre 2024 – Nell’offrire una comprensione più articolata e attuale di Picasso, scomparso cinquant’anni fa, da sempre mitico protagonista di un profluvio di libri, cataloghi, esposizioni, la mostra inaugurata ieri a Milano, a Palazzo Reale (fino al 2 febbraio 2025, catalogo Marsilio Arte, con un “tuffo” di Niccolò Ammaniti), sorprende per l’originalità del tema. Ecco l’artista schedato dalla polizia, vulnerabile, precario (da poter espellere facilmente), il più celebre pittore francese che non ottenne la nazionalità francese, quando la chiese, e la rifiutò, quando alla fine il Generale de Gaulle gliela offrì: Picasso lo straniero. Aspetto ampiamente ignorato dal grande pubblico. E poco esplorato dagli studiosi. Ma non da Annie Cohen-Solal, docente alla Bocconi di Milano (città che considera "vivace come New York ma più sofisticata"), dove insegna arte nel Dipartimento di scienze sociali e politiche.

Con Cécile Debray, presidente del Musée national Picasso-Paris (che presta 90 opere, documenti, fotografie, lettere, video), è la curatrice di questa nuova rassegna che sorprende pure nel farti sentire come dentro un labirinto. Non a caso. All’inizio, ti propongono subito: "1900-1906 Anarchico sottoposto a sorveglianza speciale, nel labirinto parigino". Ovvero, per Pablo Ruiz Picasso, il giovane che senza conoscerne né la lingua né i codici, dal 1900, diciannovenne, cerca di stabilirsi, deciso a farsi un nome, nella ville lumière, paradiso o "gigantesco calderone in cui venivano ideate le nuove direttrici dell’arte moderna" (ha spiegato Max Weber), in realtà si ritrovò dentro un labirinto ostile. Dove dal 1893 la "dichiarazione di soggiorno" era obbligatoria per tutti i lavoratori immigrati. E il 18 giugno 1901 lui viene schedato per sbaglio – con il numero 74.664 – come anarchico sottoposto a sorveglianza speciale.

Il giorno prima, il critico Gustave Coquiot aveva elogiato le sue opere che ritraevano anziane ingobbite, morfinomani stravolti, vecchie mondane coperte di trucco, madri esauste che si trascinavano appresso figli cenciosi... Soggetti che però convincono il commissario Rouquier, attento ai pettegolezzi di una portinaia e alle dicerie dei suoi informatori sguinzagliati a Montmarte, a bollare appunto il giovanissimo spagnolo come anarchico. A confortarlo, provvederà la mamma, Doña María: "Anche se so quello che dico è un po’ esagerato, so che sei il migliore", scrive in una delle 4.000 lettere inviate al figlio. Il quale, nel dipinto La lettura della lettera, 1921, rappresentandosi accanto a un amico, fa capire l’importanza dei legami per chi è fragile straniero.

Inafferrabile e tormentato, continuiamo a scoprirlo nell’itinerario. Invisibile in Francia, osannato negli Stati Uniti. Comunista, per non sentirsi più esule, e donatore di proprie opere ai sindaci comunisti di varie cittadine francesi, ma ritrattista ironico di Stalin... Insomma, un diavoletto sbarazzino, come ce lo consegnano nel profilo centrale del manifesto Plat aux trois visages. Un maestro vero.