Lunedì 29 Aprile 2024

IN PILLOLE

SET CON MINIERO E BELLOCCHIO

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Attore e regista, Jacopo Cullin sta vivendo un momento felice della sua carriera: è tornato in prima serata su Rai 1 nella terza stagione della serie ’Le Indagini di Lolita Lobosco’, dove interpreta Lello Esposito, poliziotto bizzarro e un po’ pasticcione ma dalle mille sorprese, e a maggio porterà in tour il suo spettacolo teatrale ’É inutile a dire’.

Ha realizzato il suo sogno di bambino?

"In verità, da piccolo volevo fare l’archeologo. La recitazione arriva a sedici anni, anche se già alle medie avevo scoperto che mi piaceva far ridere i miei compagni. Solo che quando a scuola un insegnante di recitazione, che in realtà era un regista e aveva una compagnia teatrale, venne a proporre corsi di teatro in orario extra scolastico, io ero in bagno. Per fortuna il mio migliore amico, conoscendo la mia passione, si candidò, per poi regalarmi il suo posto. Da lì è iniziato tutto: lo studio, i corsi di recitazione, le varie compagnie fino ad arrivare alla realtà di adesso, che, soprattutto in questo momento, è molto fortunata e molto bella".

Nella sua biografia accenna spesso al “cercare un senso della vita”. L’ha trovato?

"Non lo so… Forse il senso della vita sta proprio nel cercarlo all’infinito. Nessuno sa quale sia il vero senso della vita, ma per me è vivere cercando di fare ciò che amo nel migliore dei modi, mettendoci la passione e dando sempre il massimo. Tu semini e poi, magari non subito ma con il tempo, raccogli. Penso che questa sia la cosa più importante da fare".

Come evolve il suo personaggio nei nuovi episodi di ’Le indagini di Lolita Lobosco’?

"In questa stagione Lello diventa papà, quindi c’è un’evoluzione importante, come penso avvenga per tutti quelli che diventano padri. La paternità cambia la vita, e nel caso di Lello, diventando padre di due gemelli, cambia in modo esponenziale. Mantiene un rapporto sempre molto complesso, ma a volte divertente, con sua madre, che vuole stare sempre in mezzo, ma a differenza delle scorse stagioni, dove Lello e sua moglie cercavano di levarsela di torno, ora l’aiuto della nonna è fondamentale. Il cambiamento più significativo, però, è che mostra in un momento particolare, anche drammatico, la sua fragilità, ed è stato bello poter esplorare questa condizione e cercare di rappresentarla al meglio. È un personaggio sempre buffo, molto divertente, ed è raro che arrivi a mostrare anche un lato fragile".

Cosa le piace di Lello Esposito e in che cosa ci si ritrova?

"Di Jacopo forse ha la leggerezza, la voglia di vivere in maniera serena. É un personaggio che mi piace da morire perchè è nelle mie corde, e penso di interpretarlo abbastanza bene. A renderlo ancora più bello, la grande sintonia che c’è con gli sceneggiatori, sebbene non ci siamo mai parlati".

Nonostante l’impegno in televisione non ha abbandonato il teatro…

"Faccio ’É inutile a dire’ dal 2018 e da quando siamo tornati a teatro, dopo la pandemia, tutte le tappe sono sempre sold out. Volutamente l’ho sempre proposto solo in Sardegna, quasi a volerlo proteggere, in modo un po’ geloso, ma molti spettatori mi raccontavano di essere venuti da lontano proprio per vederlo. Quindi, ho deciso di fare un tour nazionale: l’anno scorso l’ho portato all’Ambra Jovinelli di Roma e al Teatro Manzoni di Milano, e quest’anno a maggio sarà a Torino, Firenze e Bari, che per me è ormai una seconda casa".

Progetti futuri?

"Al momento il tour dello spettacolo mi impegna tantissimo, ma sto lavorando al mio primo lungometraggio che spero di terminare a breve. Ora però cerco di concentrarmi su quello che c’è con tanta gratitudine per l’occasione che mi è stata data offrendomi il ruolo di Lello".

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