Lunedì 29 Aprile 2024

Edoardo Leo: "Io, burbero e fallito dalla parte degli ultimi"

L’attore protagonista della serie di Raiuno ‘Il clandestino’: "Nella fiction sono uno alla deriva. Il mio riscatto è aiutare quelli come me"

Edoardo Leo

Edoardo Leo

Un tipo ombroso e di poche parole. Più incline a menare le mani che a fare discorsi. Ex ispettore capo dell’antiterrorismo, Luca Travaglia, dopo un attentato in cui ha perso la vita la sua compagna, ha lasciato la polizia e si è trasferito da Roma a Milano. Lavora come buttafuori nelle discoteche, cercando di annegare nell’alcol i sensi di colpa, fino a quando il padrone del magazzino in cui vive, il bizzarro cingalese Palitha (Hassani Shapi), non gli propone di dare vita insieme a un’agenzia investigativa. I due formano così una coppia tanto improbabile quanto affiatata, in una Milano dai mille volti e dalle tante culture. Intreccio di poliziesco e commedia, con Palitha, razzista e misogino, che assicura momenti di pura comicità. Per Edoardo Leo, dopo tanto cinema e film da attore e da regista (in autunno uscirà il nuovo film da lui diretto ‘Non sono quello che sono’), il ritorno su Raiuno con ‘Il clandestino’, regia di Rolando Ravello, sei serate da lunedì 8 aprile, con una canzone originale di Simone Cristicchi.

"La serie parla di empatia, quel qualcosa che ci fa diversi dalle bestie e che in questo momento storico sembra essere stata dimenticata. Questo è proprio un viaggio – spiega Ravello – alla riscoperta dell’empatia, nella capacità dell’uomo di condividere con il prossimo le proprie emozioni. Travaglia, dopo anni di chiusura, ricomincia ad abbracciare le persone, a partire dai diseredati, dagli ultimi, e riscopre la capacità di amare".

Per Edoardo Leo il ritorno in una serie Rai dopo molto tempo. "Quest’anno sono trent’anni di gavetta. Avevo cominciato l’8 aprile del 1994 in una fiction Rai. In questa azienda – dice Leo – mi sono sempre sentito accolto ma per tornare aspettavo il personaggio giusto, un personaggio iconico. Guardando a questi miei trent’anni di carriera, ho visto che spesso ho interpretato dei falliti. Anche Travaglia è un fallito, uno che ha perso tutto, ma trova la forza di reagire aiutando chi si trova nelle sue stesse condizioni". Spiega l’attore romano, attualmente in tournée con lo spettacolo Ti racconto una storia: "C’era una sfida da vincere, ovvero rendere empatico e cercare di entrare nel cuore del pubblico di Raiuno con un personaggio che per le sue caratteristiche, così introverso, burbero e diffidente, può risultare antipatico e respingente".

Leo dice di non essersi ispirato a nessun altro personaggio o attore. "C’è una grande tradizione di burberi nella storia del cinema ma non c’era bisogno – afferma l’attore – di guardare altrove, era già tutto nella sceneggiatura, frutto di tre anni di lavoro di Ugo Ripamonti, Michele Pellegrini e Renato Sannio. Appena l’ho letta, ho visto Travaglia, com’era vestito, come camminava".

E rivela: "Un po’ la vita di questo personaggio l’ho attraversata. A Milano non sono stato in albergo ma ho affittato una casa, e ho cercato di stare da solo il più possibile. E un po’ di introversione e di riservatezza di Travaglia me la porto dietro ancora adesso, perché in questo, io e lui, ci somigliamo molto".

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