Lunedì 29 Aprile 2024

Stefano Boeri esporta le città verdi: boschi urbani anti smog

I progetti dell’architetto milanese che ha firmato il Bosco Verticale: case come foreste per salvare la natura

Stefano Boeri è nato a Milano nel 1956

Stefano Boeri è nato a Milano nel 1956

Milano, 3 febbraio 2020 - Ammirazione. E un pizzico d’invidia. Impossibile non notare, passando dal Centro direzionale di Milano, quelle torri verdi che si stagliano nel grigio della città. Impossibile non chiedersi chi abiti in quei due palazzi progettati da Stefano Boeri, come viva la gente nel Bosco Verticale vincitore di tanti riconoscimenti, eletto nel 2019 dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat uno dei “cinquanta grattacieli più iconici del mondo“. «Edifici simili sono già in programma o in cantiere a Parigi, Losanna, Tirana, Nanjing», sorride l’architetto Stefano Boeri, fedele al motto che, «bisogna forestare le città e far crescere nuove città-foresta se vogliamo arrestare il cambiamento climatico». Da quel Bosco Verticale orgoglio dei milanesi e non solo, stanno germogliano numerose opere firmate dall’archistar del verde, 63 anni, titolare dello studio internazionale che porta il suo cognome dove lavorano un centinaio di collaboratori tra Italia, Cina e Albania. Il filo conduttore, architetto? «Progetti dove il verde è concepito come elemento fondamentale dello spazio urbano: tetti, facciate, cortili, interni. Soluzioni ecosostenibili in giro per il mondo, che spaziano dalla Città Foresta di Shijiazhuang in Cina (realtà urbana capace di ospitare 100mila abitanti), alla Smart Forest City di Cancùn, in Messico, insediamento autosufficiente, in grado di ’alimentarsi’ in modo sostenibile».  Ci voleva una ragazzina di sedici anni per dare il giusto peso all’emergenza ambientale? «Greta Thunberg è un fenomeno potentissimo. L’ho incrociata alle Nazioni Unite: quando è salita sul palco i politici si sono bloccati, è calato il silenzio. Ha il merito di aver scosso le coscienze. Oggi è chiaro che nel prossimo decennio occorrerà costruire dialogando con la natura, non dimostrando di poter sopraffare le sue leggi». Il verde da moda dev’essere concepito come necessità, anche in campo urbano? «Dobbiamo smettere di pensare al green come una tendenza. È il futuro, abbiamo bisogno di portare il verde ovunque, alberi ovunque. Ci serve per tante ragioni: ridurre i consumi energetici, fare ombra quando le temperature diventeranno insopportabili, ci serve perché le foglie assorbono le polveri sottili del traffico e la C02». Le città si stanno popolando sempre più, la verticalità può essere una soluzione alla densità abitativa? «Nei prossimi anni le città avranno bisogno di edifici alti, questo permette di ridurre i costi delle infrastrutture, dei trasporti, spesso le spese di impiantistica: edifici con un’altezza media che va dai 60 ai 150 metri, non oltre. Una struttura in legno, accessibile a tutti, smart, che abbia un’innovazione tecnologica, capace di funzionare in modo efficiente grazie alle energie rinnovabili. Questo è il futuro». Un futuro in cui i grattacieli smetteranno di essere edifici esclusivi, diventando alla portata di tutti. Fantascienza? «No, realtà. Un esempio concreto: stiamo costruendo un Bosco Verticale a Eindhoven, in Olanda, con la prima versione in social housing; 125 alloggi a prezzi accessibili per i giovani, pronti a fine 2020. Grazie all’uso del legno e di materiali particolari riusciamo a ridurre il costo di costruzione sotto i 1.300 euro al metro quadro e questo permetterà di affittare a un prezzo molto basso. Anche in Cina stiamo portando avanti un progetto in questo senso. E in Nord Africa, un hotel e due palazzine con 350 alberi e oltre 14mila arbusti e sempreverdi, saranno pronti entro il 2022. Una Greener Cairo, che prevede la conversione ecologica di migliaia di edifici, con tetti e facciate verdi».  E in Italia, architetto Boeri? «Intanto il progetto di per restituire identita alla zona tra lungomare e ferrovia di Riccione. La ricostruzione di Castelsantangelo sul Nera, borgo appenninico distrutto dai terremoti del 2016. In Toscana, una urban jungle a Prato. Oltre alla la riqualificazione dell’area sottostante l’ex Ponte Morandi, a Genova».  Com'è nata l'idea del Bosco Verticale? «Mi è venuta a Dubai nel 2006. Stavamo studiando quella città che cresceva con più di 200 grattacieli. Erano tutti di vetro. Tutt’intorno il deserto. Il vetro speciale che si usa per queste costruzioni scherma gli interni dell’edificio, ma è riflettente. Per il clima non è il massimo. Mi è venuta per reazione l’idea di immaginare un grattacielo che, invece di essere avvolto nel vetro, fosse avvolto nelle foglie e che avesse proprio il carattere opposto: una natura vivente sulle facciate» Quali sono le condizioni del patrimonio edilizio nel nostro Paese? «Non buone: di 14 milioni e mezzo di case, circa 4 milioni andrebbero buttate giù e ricostruite perché degradate, inagibili e obsolete. Dovremmo dar vita a un grande progetto di rigenerazione ediliazia italiana». Senza abdicare alla bellezza. «Mai, questo mai. Una qualità imprescindibile che deve rispondere però a esigenze reali, non essere fine a se stessa».

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