Ai Weiwei. Who Am I? è la prima mostra dell’artista cinese a Bologna. Si apre oggi a Palazzo Fava dove sarà visibile fino al 4 maggio, con la curatela di Arturo Galansino e il supporto di Galleria Continua. Prodotta da Fondazione Carisbo nell’ambito del progetto culturale Genus Bononiae e realizzata da Opera Laboratori, come primo atto di un percorso di quattro anni, il titolo della mostra parte da una delle 81 domande che l’artista cinese Ai Weiwei, da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, ha fatto all’Intelligenza Artificiale.
Ai Weiwei, per lei la realizzazione di un’opera parte sempre da una domanda?
"Sì, è proprio così. Farsi una domanda è un’interazione personale con la condizione esistente e credo che sia assolutamente importante farsi delle domande prima di trarre qualsiasi conclusione. In questo caso l’arte deve fare domande, esiste per questo, e non è il suo compito dare delle risposte".
E dire che la nostra epoca è proprio quella delle risposte che tutti hanno pronte e in cui si è persa la curiosità di sapere, di fare un passo verso l’altro. Che ne pensa?
"Credo che sia pericoloso avere questo tipo di atteggiamento, con una grande disponibilità di risposte a qualsiasi cosa, a cominciare dall’educazione scolastica, dall’università, dai media. Questo è un segno di morte del nostro cervello che può evolversi solo se fa domande e non diventando un’enciclopedia, una biblioteca. E specialmente oggi, che ci viene mostrato come l’intelligenza artificiale tenda all’umanità, dando risposte davvero banali e controllate. Questo fa sì che la gente diventi molto pigra, che non apprenda mai l’abilità di domandare e così in fondo la risposta non è necessaria perché AI – l’intelligenza artificiale – fa tutto il lavoro. Ci preoccupiamo tanto della distruzione del nostro pianeta e del nostro ambiente, giustamente, ma dovremmo iniziare a preoccuparci della distruzione della mente umana, preservando l’intelligenza autonoma".
Come ha pensato una sua mostra per la prima volta a Bologna in relazione a questo palazzo rinascimentale?
"Con Galleria Continua di San Gimignano, con cui lavoro da tredici anni, abbiamo avuto l’idea di fare qualcosa di nuovo per rendere la mostra rilevante. Oltre a una selezione di opere datate, abbiamo deciso di proporre tre nuove opere in Lego pensate proprio per questa situazione e legate alla tradizione bolognese. Ho scelto Atalanta e Ippomene di Guido Reni, Estasi di Santa Cecilia di Raffaello che si trova alla Pinacoteca Nazionale e una Natura morta di Giorgio Morandi. È sempre un processo di apprendimento per me come artista, l’atto di portare incoscienza e inconsapevolezza, per cercare di comunicare attraverso la mia condizione e anche attraverso la condizione sociopolitica odierna".
Che legame ha con l’arte di Giorgio Morandi?
"È molto conosciuto in Cina, qualunque artista che si approcci alla pittura lo conosce, è davvero molto rispettato e credo sia una scelta davvero buona presentarlo coi Lego, con questi colori molto delicati che fanno emergere una grande sensibilità. È davvero molto ben imitato dai mattoncini Lego che lo rendono ancor più astratto e indecifrabile".
Lei è davvero poliedrico nell’uso dei materiali. La materia la guida nella realizzazione di un’opera?
"Come sappiamo il contenuto sotto il materiale è il messaggio. Avendo una comprensione dei materiali non si comprende solo il lavoro degli artigiani ma anche la natura e la pregiatezza dei materiali. C’è la porcellana, la fotografia, i video, le installazioni, i mattoncini Lego, i lavori in vetro, quelli di falegnameria. Tutti questi materiali sono un riflesso del tipo di tradizione dell’impegno umano, della saggezza, della conoscenza di queste maestrie di cui spesso ci dimentichiamo. È bello dare una nuova energia e un nuovo significato a questi materiali che possono avere una vita contemporanea".
Un esempio?
"Le porcellane bianche e blu realizzate secondo tradizione, dove ho però portato nuovi motivi, ovvero la questione dei migranti. È molto importante che i materiali portino con sé nuovi messaggi".
Rimane la curiosità: cosa le ha risposto l’AI quando le ha chiesto "Who am I?"?
"Posso dirle cosa mi rispondo io. Non saprò mai chi sono. Ogni giorno sono una persona nuova e se non fosse così non vivrei a lungo".