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Trafoi, sciando col campione: in vacanza nell’albergo di Gustavo Thoeni

Ai piedi dell’Ortles, nel cuore del Parco dello Stelvio, l’hotel-museo della leggenda dello sci

di MONICA GUZZI -
8 aprile 2024

Un’oasi nel Parco dello Stelvio, ai piedi di vette e ghiacciai. Al quarantaseiesimo tornante di un passo che evoca le più grandi imprese del ciclismo, comincia il regno di Gustavo Thoeni. Siamo in provincia di Bolzano, a 1533 metri d’altezza, a Trafoi, frazione privilegiata dove ammirare il maestoso paesaggio disegnato, a tre e quattromila metri, dalle cime dell’Ortles, del Madatsch e dello Stelvio.

Lo sapevano bene i turisti dell’Ottocento, le teste coronate che soggiornavano al Grand Hotel, 300 ospiti, macelleria e panetteria interni. Tra i viaggiatori c’era anche Freud: al padre della psicanalisi oggi è dedicata un’epigrafe a pochi passi dal moderno centro visitatori del Parco dello Stelvio. Qui negli anni Trenta partiva la gara di automobili più alta del mondo, fino allo Stelvio. E sempre qui nell’Ottocento la famiglia di Anna Ortler, la mamma di Gustavo Thoeni, aprì una locanda per chi viaggiava in carrozza o a cavallo. Un crocevia di lingue e culture, fra tedesco, italiano e romancio, che ancora oggi si legge ovunque, dalla segnaletica alla cucina.

l'Hotel Bella Vista
l'Hotel Bella Vista

La leggenda dello sci

Qui è nato Gustavo, figlio di un albergatore e maestro di sci così illuminato da contribuire al finanziamento della vicina seggiovia e da portarsi il figlio allo Stelvio durante le lezioni. Per dare una mano sullo skilift. Il resto ha portato Gustavo, oggi 73enne, a diventare una leggenda dello sci. L’hotel Bella Vista, gestito dalla figlia Petra e dal genero Stephan, è un monumento al suo mito. Dalle coppe all’ingresso (tra le quali spicca anche quella di una nipotina), fino alla galleria-museo dell’hotel che racconta attraverso trofei, ritagli di giornale e fotografie di famiglia, i suoi successi, quattro Globi di cristallo (Mondiali) fra il 1971 e il 1975, tre medaglie alle Olimpiadi invernali di Sapporo, due a Innsbruck, e poi 24 vittorie di Coppa del mondo, 22 argenti, 18 bronzi, 300 gare in tutto. Ma soprattutto uno stile, un modo di sciare e di stare sulla scena ai tempi della tivù passata dai bar con lo schermo in bianco e nero a simbolo del boom economico nei salotti di tutti gli italiani.

Gustavo, oggi nonno di dodici nipoti, non si tira indietro. Abita a Prato dello Stelvio, un paio di tornanti sotto la frazione, ma ogni mattina si presenta in hotel, fa colazione con Petra e quattro chiacchiere con i turisti, che accompagna nelle sciate e nelle ciaspolate in inverno, nelle grigliate e nelle passeggiate in estate. Il suo nome oggi è indissolubilmente legato a quello di Trafoi, ma, ricorda lui con la modestia che lo ha reso il beniamino dell’Italia dello sci, “lo Stelvio era già famoso fin dall’inizio del Novecento: era aperto anche in inverno, la parte alta era coperta da una galleria in legno. In quel periodo sono arrivati gli sci”, ricorda il campione.

”Trafoi è casa mia”, spiega la leggenda dello sci. Tra i suoi luoghi del cuore, oltre alle piste che allora i ragazzi battevano da soli con i piedi, per poi buttarsi giù a capofitto tra gli alberi, c’è il santuario delle Tre Fontane, dedicato alla Madonna, affacciato su un fiume che si chiama nello stesso modo: Trafoi, cioè tre fonti.

Paesaggio invernale
Paesaggio invernale

L’hotel

Oggi è un quattro stelle, adatto alle famiglie. Fu fondato nel 1875 da Ludwig Ortler (il bisnonno di Gustavo). Da quel momento sono 5 le generazioni che hanno portato avanti la gestione dell’hotel, situato in una posizione privilegiata nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, il regno dell’aquila reale e dell’ermellino, 260 specie animali diverse e un tripudio di colori di fiori, con vista impressionante verso le montagne più alte dell’Alto Adige, le “Dolomiti dell’Engadina” ed il gruppo dell’Ortles (3.905metri), il più alto del Parco.

Natura e benessere

Ai piedi dei ghiacciai c’è solo l’imbarazzo della scelta per gli sport invernali. Una pista baby a due passi dall’hotel per i principianti, e alle spalle la seggiovia. Per chi ama la montagna l’hotel della famiglia Thoeni propone ciaspolate, passeggiate, sciate con il campione. Ma anche yoga e benessere, grazie a una sauna interna ed esterna, vasca idromassaggio esterna riscaldata a 33°, piscina esterna “infinity” riscaldata a 26°, laghetto rinfrescante alimentato da acqua di sorgente purissima. E poi sentieri, passeggiate a cavallo e giochi per bambini.

Risotto all'ortica
Risotto all'ortica

La cucina

Il paesaggio montano è alla base del menu, ispirato da una cucina “alpina e mediterranea” e da prodotti locali di stagione, affinati e combinati con un pizzico di raffinatezza da un giovane chef dall’esperienza internazionale come Andreas Wunderer, primi passi al ristorante stellato “La Stüa de Michil” dell’hotel “La Perla” di Corvara in Badia, seguiti da 7anni a Monaco di Baviera, in Germania, durante i quali ha lavorato al ristorante Acquarello di chef Mario Gamba (1 Stella Michelin), arrivando a raggiungere il rango di Sous-chef e partecipando a eventi in tutto il mondo a fianco di chef stellati come Heinz Winkler e Norbert Niederkofler. Dopo l’esperienza con Mario Gamba, altri 8 anni a Londra culminati nel lancio dello “Shaun Rankin Restaurant”(1 Stella Michelin) all’interno dell’elegante hotel di lusso Grantley Hall a Ripon, nello Yorkshire. Poi, negli anni del Covid, il ritorno a casa a Prato allo Stelvio, e dal 2022 l’ingresso al ristorante dell’hotel Bella Vista, dove ha portato una cucina gourmet a chilometro zero, con il tocco internazionale dei suoi 15 anni di carriera tra Germania e Regno Unito. Da non perdere il suo risotto all’ortica col salmerino, tra i preferiti di Gustavo Thoeni, o le frittelle dell’imperatore, o ancora la zuppa con l’aglio orsino.

Chef Andreas Wunderer
Chef Andreas Wunderer

I vini

“Duemila e cinquecento anni fa qui c’era la Rezia, e già si produceva il vino”, spiega Stephan Gander, padrone di casa e sommelier, che propone ai clienti serate di degustazione a tema. “Quando arrivarono i romani, si meravigliarono del fatto che qui si produceva vino in botte, mentre loro avevano le anfore”. Stephan lega la storia del vino a quella dello spostamento della frontiera, da tedesca a italiana, con il passaggio dal vino rosso al bianco. “Quando siamo entrati in Italia non c’era bisogno del nostro vino, così abbiamo trovato la strada dei vini bianchi e oggi siamo i numeri uno a livello nazionale”. A tavola si spazia dal Pinot bianco al Sauvignon, fino al Traminer.

La valanga azzurra
La valanga azzurra

Le sorprese

Qui a Trafoi le sorprese non finiscono mai, come è accaduto il 14 gennaio, quando la mitica Valanga Azzurra ha conquistato il Bella Vista. I campioni dell’ormai leggendaria impresa sportiva di Berchtesgaden nel 1974 (cinque italiani ai primi cinque posti) si sono ritrovati a casa Thoeni per festeggiare la ricorrenza 50 anni dopo. Foto di gruppo, brindisi e ricordi per Piero Gros, Helmuth Schmalzle, Tino Pietrogiovanna, Herbert Plank, Franco Bieler, Marcello Varallo, Paolo De Chiesa e il mito che ha saputo portare avanti l’eredità sportiva di quella generazione, Alberto Tomba: un altro nipotino di Thoeni, che lo ha allenato per sette anni.