Venerdì 6 Giugno 2025
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Sudan, rischio di una bomba migratoria: “Già 5 milioni di profughi"

La portavoce dell’Unhcr: "Situazione molto critica, molti rifugiati interni potrebbero partire per l’Europa. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un massiccio spostamento verso il Ciad: 10-20mila persone in fuga"

Sudan, rischio di una bomba migratoria: “Già 5 milioni di profughi"

"La situazione in Sudan è critica, siamo molto preoccupati per i rifugiati e gli sfollati interni". Così da Ginevra Eujin Byun, sudcoreana, portavoce dell’Unhcr competente per l’Africa subsahariana, dove, a Nairobi, ha lavorato per 7 anni.

Quanto preoccupati?

"Basta guardare i numeri. Prima della guerra c’erano in Sudan 3,7 milioni di sfollati interni, persone che hanno dovuto lasciare spesso più volte la loro casa, e poi 1,1 milioni di rifugiati da altri Paesi, soprattuto provenienti da Sud Sudan, Eritrea ed Etiopia. Il rischio è che a questi 4,8 milioni di persone si aggiungano altri milioni di rifugiati interni e che una quota, se la situazione di sicurezza peggiorerà, possa magari fuggire verso l’estero, Europa compresa. Noi ne assistiamo il maggior numero possibile meglio che possiamo, ma il fabbisogno è elevato. Per questo, per evitare di aggravare una situazione già complessa, c’è un urgente bisogno di fermare il conflitto, un invito pressante al quale aggiungiamo quello a tutte le parti di rispettare i civili e la sicurezza del personale umanitario che li assiste".

Le rotte dei migranti
Le rotte dei migranti

Avete già assistito ad uno spostamento dei rifugiati sudanesi verso i Paesi vicini?

"Negli ultimi giorni il nostro personale alla frontiera con il Ciad ha assistito ad un massiccio spostamento di rifugiati, che abbiamo stimato tra i 10 e i 20mila. Il flusso sta continuando in queste ore. Questi rifugiati vanno a a sommarsi ai circa 400mila sudanesi che già si trovano nel Ciad orientale. Se il conflitto non si ferma il fusso continuerà e ci attendiamo possa anche intensificarsi, anche perchè i i profughi giunti in questi giorni in Ciad vengono da una sola regione del Sudan. In ogni caso, non siamo in grado di fare stime attendibili vista la fuidità della situazione. Stiamo lavorando con le autorità chadiane per fornire loro assistenza".

Questi profughi proseguono il loro viaggio verso nord, verso la Libia e l’Europa, eventualità denunciata domenica da due Ong che operano nel Mediterraneo?

"Secondo quanto riferisce il nostro personale in loco, i nuovi arrivi per adesso rimangono vicino alla frontiera perchè sperano di rientrare in Sudan. Non sono migranti econonomici ma profughi di guerra, fuggono da un conflitto. In Africa accade spesso così: i rifugiati vogliono ritornare a casa. Ma certo, se la situazione dovesse perdurare, non sappiamo quello che potrebbero decidere di fare. Le rotte delle migrazioni sono quelle di sempre, ci auguriamo che questi profughi non debbano percorrerle".

Ci sono altri movimenti di profughi sudanesi verso altri Paesi?

"Al momento il grosso del flusso è verso il Ciad, ma ci è stato segnalato un movimento ancora limitato verso l’Egitto. Teniamo anche presente che il Sud Sudan ospita altri 275mila profughi sudanesi".

Siete in grado di continuare la vostra attività di assistenza e profughi e sfollati?

"È il nostro mandato. Lo facciamo ma è sempre più difficile. Specialmente in alcune zone è molto complesso e talvolta impossibile mandare cibo, tende, medicine, acqua. Abbiamo piani di emergenza per rifornire i nostri campi, ma la situazione è complessa. Chiediamo alla comunità internazionale di supportarci nell’assistenza ai rifugiati sudanesi".