Giovedì 6 Marzo 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Spiragli a Gaza. Hamas: tregua entro l’anno. Tensione in Cisgiordania

Gli islamisti in pressing su Trump: blocchi l’ostruzionismo di Netanyahu. A Jenin scontro fra l’Anp e gli integralisti. Ucciso un leader della Jihad islamica.

Il corpo di un bambino estratto dalle macerie della scuola Al-Majida Wasil, gestita dall’Onu, a Gaza City

Il corpo di un bambino estratto dalle macerie della scuola Al-Majida Wasil, gestita dall’Onu, a Gaza City

La disponibilità dell’Autorità nazionale palestinese a riassumere il controllo della Striscia di Gaza è stata confermata dal presidente Abu Mazen nei suoi colloqui a Roma con la premier Giorgia Meloni. Ma perché ciò avvenga – ha aggiunto, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Wafa – è necessario che "sia applicata la risoluzione 2.735 del Consiglio di sicurezza che prevede un cessate il fuoco, il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza e facilitazioni per l’ingresso di aiuti umanitari". In parallelo anche un esponente anonimo di Hamas ha informato il giornale saudita a-Sharq che "ci sono progressi tangibili" nei colloqui per un accordo sul cessate il fuoco, che potrebbe essere raggiunto "entro la fine dell’anno" sempre che – ha avvertito la stessa fonte –, Trump riesca ad impedire manovre di ostruzionismo da parte di Benyamin Netanyahu.

Alcuni giorni fa, dopo un colloquio con il premier israeliano, anche il consigliere Usa per la sicurezza nazionale Jake Sullivan aveva ipotizzato un’intesa per la tregua "entro la fine del mese". All’origine di questo cauto ottimismo ci sono anche crescenti pressioni diplomatiche su Hamas da parte della Turchia (oltre che del Qatar e dell’Egitto), affinché accetti almeno un accordo temporaneo di cessate il fuoco, simile a quello appena raggiunto in Libano.

Tuttavia sviluppi dal terreno fanno temere che le speranze di un’intesa siano premature. Ieri, nel tentativo di spronare Israele ad accelerare i tempi dei negoziati, l’ala militare di Hamas ha divulgato un video in cui mostra il corpo inerte di un ostaggio colpito – sostiene – "da un bombardamento israeliano". "È stato un attacco intenzionale", ha aggiunto Hamas nel video diffuso proprio in concomitanza con la manifestazione a Tel Aviv dei familiari dei rapiti.

In questa schermaglia di guerra psicologica anche l’esercito israeliano, che ieri ha ucciso in un raid sette rifugiati in una scuola di Gaza City gestita dall’Onu, ha prodotto due documenti per persuadere la gente di Gaza, nell’anniversario della fondazione di Hamas, che Yahia Sinwar è stato la loro disgrazia. Un video mostra il brutale arresto di un palestinese da parte dei servizi di sicurezza di Hamas e poi la sua chiusura in un locale indegno di un essere umano. Il secondo documento è una sorta di giornale in arabo – distribuito nella Striscia – in cui l’intelligence israeliana denuncia prevaricazioni di Hamas contro la popolazione di Gaza. E dopo il crollo di Assad in Siria, ora Tel Aviv teme una destabilizzazione anche in Giordania: da qui la missione giorni fa degli 007 israeliani ad Amman per avvertire i loro interlocutori nel Paese.

Ma mentre Abu Mazen guarda ad un futuro di graduale pacificazione nella regione, i suoi servizi di sicurezza sono impegnati nella ‘Operazione Difesa della Patria’: uno sforzo congiunto per debellare nel nord della Cisgiordania le attività di Hamas e della Jihad Islamica. Operazioni che si sono concluse con l’uccisione a Jenin di un comandante locale della Jihad islamica e di due miliziani, uno dei quali sostenitore dello Stato Islamico.