Giovedì 18 Aprile 2024

Selvaggia Lucarelli: "Ora tutto fa molestia. Basta con i calderoni"

L’opinionista difende la lettera della Deneuve: "Sicuramente ci sono dei passaggi poco felici, ma se si dice che insistere per avere un bacio da una donna equivale a palpeggiarla, si sminuisce il concetto di abuso"

L'opinionista Selvaggia Lucarelli (Ansa)

L'opinionista Selvaggia Lucarelli (Ansa)

Milano, 22 gennaio 2018 - Selvaggia Lucarelli rivestirà per quattro settimane, dal 7 febbraio su Studio Universal, i panni inediti di critico cinematografico, o quasi. «Presenterò quattro film con un taglio ironico, per niente ingessato, niente a che fare con I Bellissimi di Retequattro».

Di questi quattro qual è il suo preferito? «Tootsie, dell’82, perché è un film moderno. Parla dell’immedesimazione di un uomo nei panni di una donna. Penso alle polemiche attuali sulle molestie, a come sia difficile per le donne far capire agli uomini quando sia ostico convivere quotidianamente con atteggiamenti maschili che sconfinano nella prevaricazione, e con le mancanze di opportunità».

Visto che ha toccato l’argomento, cosa pensa della lettera di Catherine Deneuve sul tema delle molestie? «Credo che la lettera contenesse dei passaggi poco felici. Ma, se la leggi con attenzione, capisci che il suo pensiero era molto più articolato e, in certi passaggi, molto vicino al mio. Non si può mettere nello stesso calderone tutte le infinite sfumature in cui si articola il rapporto tra uomini e donne. È un errore perché indebolisce il concetto stesso di molestia. Se tu dici che insistere troppo per avere un bacio sia della stessa gravità di un’aggressione o di un palpeggiamento violento, questo sminuisce il concetto stesso di molestia. A me spaventano le generalizzazioni, mi spaventano le denunce retroattive, sono per concedere a tutti una seconda possibilità».

Quanto è importante la famiglia nel processo educativo? Lei è una mamma chioccia? «Vedo intorno a me troppi genitori che proiettano sui figli le proprie ambizioni frustrate e mi fanno paura. Mio figlio ha 13 anni e non ha ben chiare le idee, va a tentativi. Ma non gli indico la strada con troppa decisione. Io per esempio non ho saputo fino a una certa età quello che volevo fare».

Come ha scoperto il suo talento? «Io ho sempre scritto, però non pensavo potesse diventare un lavoro. Facevo l’attrice, poi ho scoperto i social network, quando sono nati i blog ho iniziato con quelli. Per tanti anni miei genitori mi hanno detto, perché non fai Legge, perché non fai politica».

Politica? «Erano molto attratti da questo mondo, sono radicali. Se mi avessero forzata ce l’avrebbero fatta perché io sono molto plasmabile, oggi farei qualcosa che non è nelle mie corde. L’idea di fare politica mi terrorizza».

Ha un rapporto conflittuale con sua mamma? «Mia mamma è il mio contrario in tante cose, inevitabilmente ci sono state tante frizioni. Per reazione io sono tutto quello che lei non è stata: ha sempre fatto la casalinga, non si è mai realizzata professionalmente, non ha mai preso la patente, ha sempre vissuto un rapporto di totale dipendenza nei confronti di mio padre, aveva grandi doti di scrittrice che ha lasciato in un cassetto, non è un animale sociale. Sono diventata tutto quello che mia madre non è mai stata. La conflittualità è nata proprio da questo».

Suo padre? «È un mite. Si accontenta del suo microcosmo in cui inserisce tutti i suoi interessi – musica classica, storia, arte – e da lì esce poco. Credo che per molto tempo i miei genitori mi abbiano seguito increduli, chiedendosi: ma questa da dove è uscita?».

Suo padre è un mite, lei no. Quante querele ha in corso? «Ho l’appello con la D’Urso, ho perso in primo grado».

Perché la D’Urso ce l’ha con lei? «Diciamo che lei querela con una certa facilità. Non gradisce il dissenso. (Lucarelli aveva scritto su Twitter: «L’applauso del pubblico delle Invasioni alla D’Urso ricordava più o meno quello alla bara di Priebke», ndr).

Si è mai pentita di qualche battuta troppo graffiante? «Oggi sono più morbida. Prima infierivo molto sulla chirurgia estetica, oggi provo maggiore tenerezza per chi si abbruttisce rincorrendo l’eterna giovinezza. Forse per un fatto di età, e quindi di empatia, o forse perché non la vedo più come una cosa di vanità ma di insicurezza».

Per il web lei ha proposto di associare a ogni account un documento, in modo che qualsiasi cosa venga scritta si possa risalire all’autore... «Io mi assumo le responsabilità di quel che scrivo, non capisco perché un signor nessuno non debba farlo. Non capisco perché l’insulto sul web venga tollerato, e invece al bar o in altre circostanze abbia delle conseguenze».

Esistono anche haters anziani? «Quando vado a Ballando, una trasmissione che ha un target anziano, ci sono signore o signori non più giovanissimi molto scatenati, che usano registri da ragazzini di 13 anni: parolacce e insulti».

Si arrabbia con il suo fidanzato Lorenzo Biagiarelli, cantante e chef? «Diciamo che ha un pessimo rapporto con l’ordine. Il fatto che utilizzi il bidet come portacenere innesca in me meccanismi da hater. Forse però sono riuscita a convincerlo a usare lo strumento idoneo».

Maria De Filippi ha detto: «La mia tv non educa. Racconta la realtà così com’è». È d’accordo? «Per niente. La tv ha responsabilità nei confronti degli spettatori. Inevitabilmente gli spettatori assorbono messaggi, registri linguistici, contenuti. La tv educa quelli che non hanno altri strumenti a disposizione. Io ho il mio colino per filtrare e riconoscere quello che è trash e diseducativo, e che può essere visto come un momento di svago e nient’altro. Una persona che ha mezzi culturali limitati non ride del Grande Fratello come posso fare io, ma li ritiene qualcosa che va imitato, qualcosa di vincente. De Lellis con i suoi strafalcioni a me mette angoscia, un altro magari invece può pensare che in questo modo si legittimi il fatto di dire che l’Egitto è una capitale e non uno Stato. Lei è ignorante, pensano, ma hai visto dove è arrivata? Lo ha già detto Umberto Eco: in tv non manca la cultura, il problema è che tutto fa cultura».

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