
Nitrosi La fine dell’anno scolastico può essere l’occasione per mettere in fila alcune riflessioni sulla scuola da approfondire nei prossimi mesi....
Nitrosi
La fine dell’anno scolastico può essere l’occasione per mettere in fila alcune riflessioni sulla scuola da approfondire nei prossimi mesi. Citiamo solo un paio argomenti balzati all’onore della cronaca, nel mare di problemi, potenzialità, capacità, incertezze ma anche eccellenze che esprime il sistema scolastico italiano. Partiamo da un tema citato recentemente dal ministro Valditara. Lo stop ai telefoni cellulari nelle scuole superiori. Il dibattito è attuale, ma davvero è il problema dei problemi della scuola italiana? Cominciamo da qui, perché l’approccio ai cellulari è la cifra, il metodo, con cui si possono affrontare altri problemi. Se il metodo è ridurre la risposta ad un divieto, allora siamo davanti alle scorciatoie che possono tamponare, ma che da sole non risolvono un disagio e non riconoscono il ruolo e il valore dell’essere educatori. Che non è solo formare ma soprattutto affiancare e stimolare alla riflessione. Nel caso dei cellulari sarebbe quindi prioritario “investire” sull’educazione ad un uso appropriato e soprattutto sicuro dello strumento. Il cellulare come cartina di tornasole di un approccio, quindi. Così come lo è il dibattito sull’educazione all’affettività. Va limitata attraverso il consenso dei genitori? Il ruolo educativo della famiglia va rispettato, ma va garantita anche la capacità della scuola di educare al benessere personale, sociale e alla convivenza democratica. E nella convivenza democratica rientra anche l’educazione alle relazioni affettive. La scuola non può tirarsi indietro sull’educazione alle emozioni. Non perché debba assumere il ruolo della famiglia, ma perché occorre riconoscere che in questa società complessa le famiglie da sole non ce la fanno ad affrontare sfide enormi. L’affettività è forse la sfida più grande, quella che precorre e anticipa temi fondamentali: Il rispetto reciproco, la capacità di saper amare senza volere a tutti i costi possedere e di vedere il sesso come libertà reciproca e non coercizione. Sono valori messi a dura prova da stili e messaggi opposti che circondano bambine e bambini adultizzati, ragazzi e ragazze sempre pià precocemente esposti ad una visione della sessualità mercificata. La riflessione sull’importanza di educare all’affetto è quindi necessaria per evitare scorciatoie – i divieti – che non lasciano alla scuola la possibilità di farsi punto di riferimento educativo, di educare alla scelta, impoverendo una società sempre più incerta e in preda alla paura.