Mercoledì 9 Ottobre 2024
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Esteri

La criminologa e il (presunto) attentatore di Trump: “L’ho incontrato a Kiev, ecco i miei dubbi”

Cristina Brondoni, giornalista, nel 2022 tra aprile e agosto ha trascorso un paio di mesi nell’Ucraina in guerra. “Dopo averci parlato mi è rimasta una domanda: come mai una persona così esagerata che aveva attirato la mia attenzione non ha destato l’interesse delle autorità?”

Roma, 17 settembre 2024 - Ha incontrato due anni fa in Ucraina Ryan Wesley Routh, sospettato del “tentato assassinio” di Donald Trump (così l’Fbi).

Cristina Brondoni, criminologa e giornalista - nel 2023 Forbes l’ha inserita tra le 100 donne più influenti d’Italia – :dopo aver visto le gigantografie dell’uomo in tv ha avuto la certezza: era proprio lui l’americano “esagerato” che aveva incrociato a Kiev in piazza Maidan Nezalezhnosti, o dell’Indipendenza. L’abbiamo raggiunta al telefono.

Ryan Wesley Routh, presunto attentatore di Donald Trump, fotografato da Cristina Brondoni in piazza Maidan a Kiev il 3 giugno 2022
Ryan Wesley Routh, presunto attentatore di Donald Trump, fotografato da Cristina Brondoni in piazza Maidan a Kiev il 3 giugno 2022

Cristina Brondoni, cosa ricorda di quegli incontri?

“Intanto mi è rimasta una domanda. Oggi mi chiedo come mai una persona così esagerata non abbia attirato le attenzioni delle autorità, in un paese in guerra. Anche se potrebbe essere successo in seguito, senza che io me ne sia accorta”.

Quando ha avuto la certezza che fosse proprio lui?

“Ieri pomeriggio, quando ho visto la sua foto, grande, in tv. Mi sono detta, ma io l’ho già visto. Ho pensato, non è possibile, sono pazza”.

Invece no.

“Ci ho ragionato per tutto il giorno, alla fine ho riguardato le quasi 10mila foto che ho scattato nei miei due mesi in Ucraina, tra giugno e agosto 2022. Ho girato molto per tutto il paese”.

E l’ha trovato.

“Sì, lo avevo fotografato mentre sistemava le bandierine che ricordano i soldati caduti in guerra. Proprio a quello aveva fatto riferimento la prima volta”.

Cristina Brondoni, giornalista e criminologa, a Borodyanka, vicino a Kiev
Cristina Brondoni, giornalista e criminologa, a Borodyanka, vicino a Kiev

In che senso?

“Quando l’ho incontrato la prima volta in piazza Maidan a Kiev era il 3 giugno 2022. Ha capito che ero una giornalista dalla scritta ‘press’ e mi ha fermato. Poi mi ha detto, in inglese: ‘Ci vuole rispetto, non c’è rispetto’. Si riferiva alle bandierine piantate nel prato, con il nome dei soldati morti in guerra. Lui era infastidito perché il vento le piegava, e sembrava dire: a nessuno importa che stiano dritte”.

Che impressione le ha fatto?

“Era una persona che si muoveva in modo scomposto sul marciapiede, con movimenti inconsulti”.

Com’era vestito?

“Indossava una maglietta bianca, sopra aveva la bandiera americana e scritte che inneggiavano alla vittoria dell’Ucraina. Mi ha fermato perché voleva che raccontassi la sua storia, voleva combattere”.

Quando lo ha rivisto?

“Direi una decina di giorni dopo, anche se nel frattempo lo ho incrociato altre volte. Ma tendevo a scansarlo, perché mi pareva... esagerato. La seconda volta che l’ho incontrato l’ho sentito parlare a voce alta, ripeteva in modo ossessivo, ‘combattere’ e ‘rispetto’”.

Dalla foto in piazza Maidan sembra più muscoloso di oggi.

“Infatti nel nostro secondo incontro l'avevo trovato già più magro. Così mi ero fermata e gli avevo chiesto se andasse tutto bene, perché lo vedevo peggiorato. Lui quella volta mi ha risposto con un monosillabo, ha ripetuto che era pronto a combattere. Ci siamo visti sempre nello stesso posto, in piazza Maidan, io abitavo lì”.

Che ’diagnosi’ ha fatto, da criminologa?

“Ho pensato che avesse un disagio. Una di quelle persone che potendo, provi a schivare”.