ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

I familiari di un ostaggio israeliano: “Ballava al rave della strage, preso e pestato da Hamas. Roma ci aiuti a salvarlo”

L’appello del cugino di uno dei 222 israeliani rapiti. Ieri è stato ricevuto dalla premier Meloni. “Una delle liberate ha stretto la mano a un miliziano? Mai, con loro nessuna pace è possibile”

Roma, 25 ottobre 2023 – “Abbiamo visto il video di quell’ostaggio, di quella anziana signora che dopo la liberazione stringe la mano a uno dei miliziani di Hamas che l’aveva rapita e gli augura shalom, pace. È un gesto che colpisce. Ma se con la gente di Gaza noi possiamo vivere fianco a fianco, se con i palestinesi la pace è possibile, non lo sarà mai con Hamas: dopo quello che ha fatto, ha tagliato tutti i ponti con la comunità civile. E no, io la mano a quel terrorista non gliela avrei stretta".

Chen e Tamal, fratello e sorella, sono i cugini di Avytar Eshet, 22 anni, uno dei 222 rapiti da Hamas. E fanno parte della delegazione dei familiari di ostaggi e vittime dell’attacco del 7 ottobre, che ieri ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Hanno chiesto alla premier italiana di "sollecitare gli altri Stati a reagire con coraggio, come ha fatto l’Italia, per liberare gli ostaggi".

Chen e Tamal mostrano la foto del cugino Avytar Eshet, 22 anni
Chen e Tamal mostrano la foto del cugino Avytar Eshet, 22 anni

Chi era vostro cugino prima di essere rapito da Hamas?

"Avytar – dice Tamal – ha ventidue anni, esattamente come me. Siamo praticamente cresciuti assieme. Lui ha un fratello più grande e una sorella più piccola. È sempre stato un ragazzo equilibrato, responsabile, uno del quale ti potevi fidare. Lo era con noi, lo era con i suoi amici. Faceva il manager di un coffee shop, per accumulare i soldi per un viaggio in Thailandia a novembre, aveva già comprato il biglietto. È un ragazzo pieno di sogni. E poi, naturalmente ama la musica, ha tre chitarre, che adora, e le suona sin da piccolo".

Amava tanto la musica, è stato rapito al rave vicino al Kibbuz Re’im.

"Sì esatto. La mattina, quando i razzi sono iniziati ad arrivare sul rave, sono suonate le sirene. Il lancio di razzi non è così straordinario in Israele, sappiamo cosa fare. Lui ha raggiunto la macchina con tre dei quattro suoi amici con i quali era venuto alla festa. E prima di partire, per evitare che sua madre stesse in pensiero, le ha mandato un messaggio dicendo che era in auto, che stavano arrivando dei razzi ma che lui stava tornando a casa, a Kfar Saba. Erano le otto del mattino. Non preoccuparti, diceva alla fine il messaggio. Non aveva la minima idea di quello che stava succedendo".

E poi?

"Sua madre, mia zia, gli ha detto di fare molta attenzione nel viaggio di ritorno, che i razzi potevano cadere anche sulla strada e gli ha augurato un rientro sicuro. Ma non ha avuto risposta. Il cellulare non era spento, ma squillava a vuoto. Ha allora provato allora a chiamare due degli amici di Avytar, che erano con lui alla festa. E anche a quei cellulari non rispondeva nessuno. Era terribile".

Sapete cosa è successo ad Avytar?

"Tre giorni dopo, la polizia ha trovato l’auto. Due dei suoi amici son stati uccisi a colpi di kalashnikov, lui e il suo migliore amico, Gaydal, erano stati rapiti. E infatti sui social media arabi sono stati poi postati due brevi video nei quali c’è anche Avytar. Nel primo è il quarto prigioniero che compare. È con le mani legate dietro la schiena, a torso nudo, sdraiato sul fondo di un camioncino. È terrorizzato e almeno apparentemente illeso. Nel secondo video è sopra un altro pickup, un Toyota bianco, steso nel retro assieme ad altri prigionieri. È sempre a torso nudo e viene picchiato sulla schiena con il calcio di un fucile. Poi il pickup parte e va via. Dopo questo secondo video, più nulla".

Nessun contatto?

"Le autorità ci sono state vicine, ma no, nessun contatto. Ma noi speriamo, non possiamo fare altro che sperare. Crediamo fermamente che possa tornare a casa vivo. Nei video appare terrorizzato, ma non è ferito. Già questo è qualcosa, a questo ci aggrappiamo. Italiani, siete gente di cuore, aiutateci a liberarli".

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