Domenica 16 Giugno 2024
LUIGI MANFREDI
Esteri

Oms, errori e ritardi nella lotta al coronavirus

Dalle mascherine superflue all'inutilità dei test sierologici: l'Organizzazione mondiale della sanità nella bufera

Il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus (Ansa)

Il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus (Ansa)

Roma, 26 aprile 2020 - Ritardi, negligenze, contraddizioni, agganci politici con la Cina. L’Organizzazione mondiale della sanità – agenzia Onu fondata nel ‘48 per promuovere e tutelare la salute pubblica – è stata protagonista di un eclatante flop nella gestione della pandemia, come accaduto per l’influenza H1N1 e l’Ebola. L’ultima verità (di ieri, ndr.) ci informa che aver superato la malattia non garantisce l’immunità. Ma per partire dal primo errore bisogna tornare al 27 dicembre, quando nei laboratori di Wuhan, epicentro mondiale della crisi, il genoma SarsCov2 è sequenziato, solo che Pechino impone di non diffondere i risultati.

La Cina divulga i preziosi dati solo il 10 gennaio ricevendo i complimenti del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus (eletto nel 2017 grazie al sostegno del Dragone e accusato di aver nascosto, da ministro della Salute dell’Etiopia, tre epidemie di colera): "La rapidità con cui la Cina ha scoperto il virus, sequenziato il genoma e condiviso i dati con l’Oms è impressionante". In quei giorni il governo di Taiwan avverte l’Organizzazione del pericolo Coronavirus, così come fa il medico eroe Li Wenliang censurato dalla Cina e morto di Covid-19: "Si trasmette da uomo a uomo". Ma niente, Ghebreyesus con un tweet il 14 gennaio tranquillizza: "Non ci sono prove di contagio da uomo a uomo".

Per dichiarare l’emergenza sanitaria globale, il 30 gennaio, il controverso dg aspetta che il virus invada 19 Paesi e infetti oltre 8mila persone. Una ricerca di Hong Kong accusa la Cina di aver pubblicato numeri non reali di contagi e morti, perché non comprendono gli asintomatici, "visto che il Coronavirus si diffonde in modo esponenziale".

Ma il report Oms, dopo un blitz in Cina, sostiene il contrario: "I pazienti senza sintomi sono rari e difficilmente trasmettono il morbo". Queste fallimentari conclusioni influenzano le linee guida ai Paesi – non tutti devono usare le mascherine e fare i test solo ai sintomatici – facendo esplodere senza controllo focolai nel mondo. Science in marzo: "Gli asintomatici non riconosciuti responsabili del 80% dei contagi", da quel momento Ghebreyesus non minimizza più: "Tracciate i contatt degli infetti, anche gli asintomatici". Ma ormai è troppo tardi.

Eppure, riavvolgendo ancora il nastro, l’Oms ci aveva visto giusto in settembre quando aveva pubblicato un report su una possibile ecatombe: "C’è una minaccia di una pandemia in rapido movimento altamente letale, di un agente patogeno respiratorio che potrebbe uccidere da 50 a 80 milioni di persone e spazzare via quasi il 5% dell’economia mondiale".