Per approfondire:
Sono passati quasi 200 anni da quando, nel 1834, il re Gustavo XIV decise di proclamare formalmente lo status neutrale della Svezia. Status adottato, oltre un secolo più tardi, anche dalla Finlandia con la firma del trattato finnico-sovietico del 1948. Tuttavia, dopo già un primo cambio di paradigma determinato dall’annessione russa della Crimea del 2014, adesso – come spiega Marco Di Liddo, senior analyst presso il Cesi – "l’attacco russo all’Ucraina può cambiare concretamente questo scenario" con, di conseguenza, un mutamento degli equilibri politici che può riflettersi sulla Regione Baltica. Per Svezia e Finlandia sono maggiori i benefici o i rischi di un’eventuale adesione alla Nato? "In questo momento ci sono sicuramente molti più benefici che rischi". Cosa porta la Finlandia, paese dall’esteso confine con la Russia, ad accelerare tale adesione? "La neutralità finlandese non è prevista dalla Costituzione ma si basa su una condotta di politica estera ed è quindi più flessibile a un cambiamento. Pur essendo neutrale la Finlandia è un Paese che ha avuto un rapporto buonissimo con Mosca ma anche un canale preferenziale con la Nato. Soprattutto negli ultimi anni ha partecipato come osservatore e come parte attiva in alcune esercitazioni e ha sempre avuto un rapporto operativo, seppur entro certi limiti, con l’Alleanza Atlantica. Ora con l’invasione dell’Ucraina questa neutralità rischia di essere messa da parte molto velocemente". Una scelta determinata dalla paura? "La Finlandia è stata sempre soggetta ad attacchi ibridi da parte della Russia: sorvoli e violazioni dello spazio aereo, attività cyber, attività di spionaggio. Adesso nei finlandesi è cresciuta la paura che quello che è accaduto a Kiev possa accadere anche ad Helsinki e questo ha influenzato la classe dirigente. Per questo motivo si va molto più in fretta. Bisogna considerare che la Finlandia ha il confine più lungo con la Russia, ...
© Riproduzione riservata