Giovedì 25 Aprile 2024

Finlandia e Svezia, l'analista: "Truppe a Nord, ma la Russia non aprirà altri fronti"

L’esperto del Cesi: "A Mosca mancano le risorse per gestire due conflitti. Rafforzerà spionaggio e installazioni militari"

Sono passati quasi 200 anni da quando, nel 1834, il re Gustavo XIV decise di proclamare formalmente lo status neutrale della Svezia. Status adottato, oltre un secolo più tardi, anche dalla Finlandia con la firma del trattato finnico-sovietico del 1948. Tuttavia, dopo già un primo cambio di paradigma determinato dall’annessione russa della Crimea del 2014, adesso – come spiega Marco Di Liddo, senior analyst presso il Cesi – "l’attacco russo all’Ucraina può cambiare concretamente questo scenario" con, di conseguenza, un mutamento degli equilibri politici che può riflettersi sulla Regione Baltica.

Per Svezia e Finlandia sono maggiori i benefici o i rischi di un’eventuale adesione alla Nato?

"In questo momento ci sono sicuramente molti più benefici che rischi".

Cosa porta la Finlandia, paese dall’esteso confine con la Russia, ad accelerare tale adesione?

"La neutralità finlandese non è prevista dalla Costituzione ma si basa su una condotta di politica estera ed è quindi più flessibile a un cambiamento. Pur essendo neutrale la Finlandia è un Paese che ha avuto un rapporto buonissimo con Mosca ma anche un canale preferenziale con la Nato. Soprattutto negli ultimi anni ha partecipato come osservatore e come parte attiva in alcune esercitazioni e ha sempre avuto un rapporto operativo, seppur entro certi limiti, con l’Alleanza Atlantica. Ora con l’invasione dell’Ucraina questa neutralità rischia di essere messa da parte molto velocemente".

Una scelta determinata dalla paura?

"La Finlandia è stata sempre soggetta ad attacchi ibridi da parte della Russia: sorvoli e violazioni dello spazio aereo, attività cyber, attività di spionaggio. Adesso nei finlandesi è cresciuta la paura che quello che è accaduto a Kiev possa accadere anche ad Helsinki e questo ha influenzato la classe dirigente. Per questo motivo si va molto più in fretta. Bisogna considerare che la Finlandia ha il confine più lungo con la Russia, Helsinki guarda quasi negli occhi San Pietroburgo".

Come reagirà Putin? Il viceministro degli Esteri russo e l’ex presidente Medvedev hanno già lanciato degli avvertimenti.

"Sicuramente il rischio politico, ovvero di un peggioramento dei rapporti, è più alto di quello securitario. Questo perché il territorio finlandese è diverso da quello ucraino e perché l’Ucraina nella dottrina di politica estera e di difesa russa ha una valenza differente rispetto alla Finlandia anche dal punto di vista politico e simbolico. Tuttavia la prospettiva che assetti Nato vadano sul territorio finlandese potrebbe agitare Putin e minare i suoi interessi nel Mar Baltico".

Quali le ritorsioni possibili?

"Dal punto di vista pratico i russi non hanno le risorse per gestire due conflitti contemporaneamente ma ci sarà un peggioramento dei rapporti. Una serie di misure di intimidazione già sono iniziate come l’avvicinamento dei sistemi Bastion al confine. Ci potrebbero essere poi altre azioni provocatorie come altri attacchi cyber, altri movimenti di truppe, altre violazioni dello spazio aereo, magari un’attività di spionaggio e di influenza più intensa. Potrebbero essere utilizzati molti strumenti di guerra politica e di guerra di informazione".

È a rischio lo status denuclearizzato per il Baltico?

"A Kaliningrad pare che la Russia abbia già schierato da anni i missili Iskander e c’è chi dice che siano armati con testate nucleari. Se oltre a quelli la Russia comincia a spostare anche i famosi missili ipersonici di cui tanto si parla allora lo scenario cambia perché una cosa è un missile balistico di teatro, un’altra è un missile ipersonico verso il quale gli strumenti di difesa sono al momento meno sviluppati".

Sul fronte baltico l’enclave di Kaliningrad può diventare una nuova area di criticità?

"In uno scenario del tutto ipotetico se dovesse crescere ulteriormente la tensione e i russi si sentissero minacciati perché Kaliningrad è isolata dal resto del Paese nel blocco alleato e volessero creare un collegamento, a quel punto l’obiettivo principale diventerebbe il corridoio di Suwalki. Una striscia di terra al confine tra Lituania e Polonia che consentirebbe il collegamento tra Kaliningrad e la Bielorussia. Ovvero l’equivalente del corridoio di Mariupol ma stavolta nei Paesi baltici".

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