
L’attacco di Israele a un ospedale: "Ci sono i corpi degli ostaggi"
Un raid israeliano nell’ospedale di Khan Yunis ha fatto un morto e 8 feriti. Attacchi ripetuti dell’Idf a Gaza. Una serie di 13 raid aerei israeliani in Libano – in risposta agli attacchi Hezbollah di mercoledì che hanno fatto una vittima – che a loro volta hanno causato la morte di 6 miliziani di Hezbollah e di dieci civili. E su tutto, un tentativo degli Stati Uniti e degli alleati arabi per creare in tempi brevi uno stato palestinese, tentativo che non fa i conti con Netanyahu, il cui portavoce l’ha bocciato seccamente.
La giornata si è aperta con il raid nell’ospedale di Khan Younis, deciso perché gli israeliani avevano avuto notizia che era stato usato, come altre strutture sanitarie, per nascondere ostaggi, e che i corpi di alcuni di loro si sarebbero trovati ancora lì. Da qui, l’irruzione delle forze speciali, che ha causato scontri con i miliziani di Hamas e l’esodo di pazienti, medici e rifugiati. "Per ora non abbiamo però trovato ostaggi", dicono dall’esercito israeliano. Medici senza frontiere e il direttore del nosocomio definiscono la situazione "catastrofica".
Sale di tono intanto il confronto con Hezbollah. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che l’esercito ha intensificato i suoi attacchi contro Hezbollah, avvertendo che "possiamo attaccare non solo a 20 chilometri dal confine, ma anche a 50 chilometri, a Beirut e ovunque". Secondo il comando di Idf in uno degli attacchi gli israeliani hanno ucciso Ali Muhammad al-Debes, uno dei comandanti dell’unità d’elite Radwan, il suo vice Hassan Ibrahim Issa e un altro miliziano. Nei bombardamenti nel sud del Libano sono stati uccisi altri tre uomini di Hezbollah e dieci civili. In serata Hezbollah ha risposto lanciando sulla città israeliana di Kiryat Shmona alcune decine di razzi.
In Egitto proseguono intanto i contatti per cercare un accordo per la liberazione degli ostaggi e il raggiungimento di una tregua, ma tutti fanno richieste che l’altro considera irricevibili. Secondo l’emittente saudita Al Arabiya, Hezbollah avrebbe rifiutato la proposta israeliana di liberare ben 1.500 prigionieri palestinesi in cambio di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle mani dei terroristi. Per Hamas è infatti essenziale che la tregua sia definitiva e che ci sia il ritiro totale degli israeliani, punti sul quale Israele non vuole però cedere.
Seppur incapace di imporre una tregua, gli Stati Uniti lavorano, con Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Giordania, Emirati Arabi e autorità palestinese a un piano di pace post conflitto. Secondo il Washington Post il primo passo sarebbe un cessate il fuoco di sei settimane durante le quali Washington annuncerebbe il progetto e la formazione di un governo palestinese ad interim stilando una ambiziosa road map che prevederebbe il ritiro di gran parte delle comunità di coloni dalla Cisgiordania, una capitale palestinese a Gerusalemme Est, la ricostruzione di Gaza, accordi di sicurezza e governance per i Territori nella loro ritrovata unità. Per Israele, come contropartita, garanzie di sicurezza e una normalizzazione nei rapporti con Riad e altri Stati arabi. Improbabile, oggi, e infatti l’ufficio di Netanyahu ha detto che non se ne parla: "Ora non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese – ha detto Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano –. Ora è il momento della vittoria totale contro Hamas. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas".