Giovedì 2 Maggio 2024

Israele vuole entrare a Rafah. Esercito pronto all’invasione dopo la Pasqua ebraica. Palestina nell’Onu: no americano

Il giallo dell’accordo (poi smentito): via libera in cambio di una reazione militare limitata contro l’Iran. Al voto la richiesta di ammissione dello stato arabo. Abu Mazen dopo il veto: così si incoraggia il genocidio.

Israele vuole entrare a Rafah. Esercito pronto all’invasione dopo la Pasqua ebraica. Palestina nell’Onu: no americano

Israele vuole entrare a Rafah. Esercito pronto all’invasione dopo la Pasqua ebraica. Palestina nell’Onu: no americano

In Medio Oriente un’altra giornata campale: scatta di mattina con indiscrezioni infondate (della testata al-Araby al-Jadeed) sul presunto via libera americano all’operazione di terra israeliana a Rafah in cambio di una reazione limitata contro Teheran; finisce a notte inoltrata con il veto americano alla bozza algerina nel Consiglio di sicurezza dell’Onu per raccomandare all’Assemblea Generale l’ammissione dello stato di Palestina come membro a pieno titolo dell’Onu. L’Autorità palestinese guidata da Abu Mazen ha detto che si tratta di un "attacco al diritto internazionale e un incoraggiamento alla continuazione della guerra genocida contro il nostro popolo (…) che spinge ulteriormente la regione sull’orlo del l’abisso".

Nel mezzo, Washington distribuisce messaggi mirati. Il più importante è proprio la secca smentita del semaforo verde a Israele per l’invasione di Gaza in cambio di una rappresaglia contenuta in Iran. Al contrario, in un meeting virtuale, gli Stati Uniti rinnovano agli israeliani i propri timori che l’operazione di terra a Rafah possa causare un grande numero di vittime civili. Lo riferisce Axios.com citando anche una fonte anonima presente ai colloqui d’alto livello diplomatico. Per gli Stati Uniti, una delegazione guidata dal consigliere per la sicurezza Jake Sullivan. Al tavolo per Israele, il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi. La pazienza della Casa Bianca significa che i colloqui restano aperti e che Washington lavora sia all’auspicata de-escalation regionale che eviti l’estremizzazione dello scontro con l’Iran, sia alla massima protezione dei civili palestinesi nell’operazione che l’Idf si appresta a lanciare per annientare Hamas.

C’è già una data per l’invasione di Rafah. Lo ammette il portavoce del governo israeliano. Anticipazioni e deduzioni collocano l’operazione a non prima del 30 aprile, al termine dei festeggiamenti per la Pasqua ebraica. La stima è rilanciata dal network americano Abc citando fonti di Washington e Tel Aviv. Significa altro tempo. Axios.com rende noto che l’incessante confronto tecnico tra diversi gruppi di lavoro Usa e israeliani sulla strategia dell’Idf per Rafah sta producendo risultati. I piani presentati dall’Idf nei gruppi di lavoro indicherebbero "un’operazione lenta e graduale in specifici quartieri" da evacuare "in anticipo", non certo l’invasione "a tutto campo" temuta dalla popolazione e dalla diplomazia internazionale. Joe Biden continua a chiedere massima protezione dei civili. "Gli israeliani non hanno ancora raggiunto gli obiettivi fissati dal presidente – rivela una fonte di Washington –, ma ci sono grandi miglioramenti". La qualità della strategia israeliana e l’esplicita cautela americana sono attese alla prova della realtà nel contesto di una città allo stremo. E le 40mila tende da Israele per ospitare i civili non paiono sufficienti a ospitare una popolazione di residenti e sfollati che oggi assomma a un milione mezzo di persone con vista su macerie e morte. Le ultime vittime dei raid israeliani sono dieci, di una stessa famiglia. Cinque i bambini.

"È ora di finirla". Tra il conflitto con l’Iran e quello nella Striscia, il Medio Oriente è "sull’orlo di un conflitto regionale su vasta scala", denuncia il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ribadendo la doppia e concomitante richiesta di "immediato cessate il fuoco umanitario e immediato rilascio di tutti gli ostaggi che si trovano a Gaza". Guterres deplora "l’inferno umanitario" nella Striscia.