Lunedì 29 Aprile 2024

Usa, Trump: "Soleimani stava per colpire 4 ambasciate". Nuove sanzioni all'Iran

Il premier iracheno preme per il ritiro delle truppe americane. Ma il Dipartimento di Stato: "Non si discute". I media: "Gli Usa tentarono di eliminare un altro dirigente iraniano in Yemen"

Il presidente Usa Donald Trump (Ansa)

Il presidente Usa Donald Trump (Ansa)

Roma, 10 gennaio 2020 - Qassem Soleimani è stato colpito perchè aveva preso di mira 4 ambasciate Usa, parola di Donald Trump. Il presidente Usa, in un'intervista a Fox News, ha rivelato che il generale iraniano era una reale minaccia per i diplomatici americani in Medioriente. "Posso rivelare che ritengo sarebbero state 4 ambasciate", ha affermato Trump.

Gli Usa quindi restano in trincea con l'Iran annunciando nuove sanzioni per l'attacco missilistico senza vittime contro due basi in Iraq, ma anche con Baghdad, rifiutandosi di discutere la reiterata richiesta di ritirare le loro truppe dal Paese. Il Washington Post intanto fa sapere che lo stesso giorno in cui uccisero il generale iraniano Soleimani a Baghdad, gli Usa tentarono di colpire un altro alto dirigente iraniano in Yemen, Abdul Reza Shahlai, finanziatore e uno dei leader delle forze d'elite Quds Force. .

NUOVE SANZIONI  - Sono stati il segretario al tesoro Usa Steve Mnuchin e il segretario di stato Mike Pompeo ad annunciare le nuove sanzioni verso l'Iran, che colpiscono vari settori, tra cui il manufatturiero, il tessile, il minerario (acciaio e alluminio in particolare), nonché otto dirigenti ritenuti coinvolti nell'attacco missilistico alle basi Usa in Iraq. 

Le nuove misure, secondo Trump, "avranno un enorme impatto sull'economia dell'Iran" e taglieranno "sostanziali entrate che potrebbero essere usate per sostenere lo sviluppo del programma nucleare e missilistico, il terrorismo e i gruppi terroristici nella regione" da parte di Teheran, che resta "il principale sponsor mondiale del terrorismo". Continua quindi la campagna di massima pressione contro l'Iran, dove Trump ha imposto finora sanzioni ad oltre 1000 tra individui, società ed organizzazioni, pur ribadendo oggi che "gli Usa sono pronti ad abbracciare la pace con chiunque la cerchi". L'obiettivo è negoziare una nuova intesa sul nucleare, ma Teheran pone come come condizioni la revoca delle sanzioni e il ritorno degli Usa all'accordo iniziale.

TENSIONI CON IRAQ - Washington rischia di accrescere le tensioni anche con il vicino Iraq, dove il premier (dimissionario) Adel Abdul Mahdi ha chiesto a Pompeo di inviare una delegazione Usa per definire il ritiro dei 5200 soldati americani, come sollecitato da una mozione del parlamento dopo l'uccisione di Soleimani a Baghdad, considerata una violazione della sovranità nazionale. Ma la portavoce del dipartimento di Stato Morgan Ortagus ha risposto con una dura nota in cui afferma che "qualsiasi delegazione mandata in Iraq discuterà non il ritiro delle truppe ma come riorganizzare al meglio la nostra partnership strategica, la nostra giusta e appropriata postura in Medio Oriente".

Ortagus ha rivelato però un dettaglio che potrebbe far intravedere un futuro cambio della guardia tra Usa e l'Alleanza Atlantica in Iraq: "Una delegazione della Nato è al Dipartimento di Stato per discutere un maggior coinvolgimento della Nato in Iraq, in linea con il desiderio del presidente Trump di una maggiore condivisione degli oneri nei nostri sforzi di difesa". Per ora, tuttavia, gli Usa considerano "cruciale" la loro missione anti Isis in Iraq e non vogliono saperne di andarsene lasciando campo libero all'Iran. La Camera Usa intanto ha approvato una risoluzione largamente simbolica per impedire qualsiasi ulteriore azione militare di Trump in Iran senza l'autorizzazione del Congresso, tranne in caso di imminenti attacchi agli Stati Uniti. A favore i dem, che controllano la House, contro i repubblicani. 

Oggi migliaia di manifestanti sono tornati in piazza a Baghdad e in altre città dell'Iraq per protestare contro il carovita, la corruzione e la penetrazione iraniana nelle istituzioni dello Stato. "No all'Iran", ma anche "No agli Stati Uniti" hanno gridato i manifestanti, che oggi hanno ripreso il filo di una protesta cominciata lo scorso ottobre.