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Un indizio è un indizio, due sono una coincidenza, ma diciassette – per parafrasare Agatha Christie – assomigliano molto a una prova. Il rogo scoppiato ieri nel principale centro aerospaziale russo a Zhukovsky, dove a 25 chilometri da Mosca si sviluppano gli studi su quasi tutti gli aerei della Federazione (dai Mig all’Ilyushin 96), è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di incidenti misteriosi avvenuti sul territorio russo da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina, che hanno coinvolto strutture militari o centri di potere. La Federazione non ha mai dato spiegazioni del tutto convincenti e l’ipotesi che si tratti di sabotaggi è ritenuta dagli analisti altamente probabile. A partire dal deposito di petrolio di Belgorod, passando per l’impianto chimico di Kineshma e l’ufficio di arruolamento di Nizhnevartovsk, sono troppi gli edifici danneggiati che sono, guarda caso, anche obiettivi sensibili. E allora vediamo quali potrebbero essere le ipotesi e che grado di attendibilità hanno. Incendi Mosca finora ha negato che le strutture colpite siano state oggetto di qualche tipo di attacco. "Le strutture danneggiate – spiega Marco Di Liddo, analista senior del Centro studi internazionali – hanno tutte un grande valore industriale o strategico: sono attività direttamente collegate allo sforzo bellico. Si va da centri di ricerca a palazzi che ospitano organi del potere istituzionale, militare o d’intelligence. Qualcuno potrà aver preso fuoco per via di impianti vecchi o gestiti male, che sotto la pressione produttiva non hanno retto. Ma tutti gli altri? Molto ragionevolmente dietro ai roghi c’è una regia". Sabotatori ucraini Gli autori dei raid contro le strutture russe potrebbero essere operai di nazionalità ucraina che lavorano in Russia. "È una delle possibilità più concrete. Non potendo tornare nel loro Paese a combattere hanno deciso di sostenere così la loro nazione. Forse sono stati reclutati direttamente dai servizi segreti ...
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