Roma, 15 maggio 2024 – "Lo scenario dell’Ucraina in Georgia si è già avverato nel 2008. La Russia è già intervenuta allora conquistando le regioni dell’Abkhazia e della Sud Ossezia. Dopo Maidan, nel 2014, la Russia ha replicato questo modello invadendo Crimea e Donbas, usando come giustificazione la presenza di popolazioni russofone. Ma in Georgia quello che era da prendere Mosca l’ha già preso. Non ci sono minoranze russe da usare come scusa. Ma certe volte non serve mandare i carri armati. La Russia non tollera che la Georgia possa entrare nell’Ue e con l’approvazione di questa legge sta ottenendo il risultato. Se la legge passa, l’Ue toglierà alla Georgia lo status di candidato europeo. E, senza invasioni, l’obiettivo del Cremlino sarà raggiunto: tenere Tbilisi nella loro orbita". Cosi la politologa Nona Mikhelidze, georgiana, responsabile di ricerca presso l’Istituto Affari Internazionali (Iai).
La “legge russa“ sulle influenze straniera è passata anche in terza lettura. Tecnicamente, che succede ora?
"La legge è passata ed era prevedibile che sarebbe andata così. Ora va alla firma del presidente, che ha dichiarato più volte che metterà il veto. Adesso il governo ha due possibilità: o superare il veto con una maggioranza assoluta – almeno 76 voti di 150 parlamentari, e i numeri li hanno – scegliendo così una escalation, oppure potrebbe non votare per superare il veto e optare per un gesto di distensione, dicendo di attendere il parere della commissione di Venezia del Consiglio d’Europa. Vedremo".
Il primo ministro ha avvertito che se la legge non passava la Georgia poteva finire come l’Ucraina.
"Il premier ha sviluppato questa narrativa, facendo intendere che loro sono quelli che salvano il Paese dalla guerra, e ha anche ventilato il rischio che il suo governo possa cadere per colpa di una società civile sotto influenze straniere. In realtà, questa legge gli serviva in vista delle elezioni di ottobre per limitare l’attività di quelle Ong che si occupano del monitoraggio delle elezioni. Gli serviva per consentirsi la possibilità di falsificare le elezioni senza che nessun osservatore potesse denunciarlo".
Ma il partito al potere, Georgian Dream, è filorusso?
"Non si è mai definito prorusso anche perché in un Paese nel quale i sondaggi dicono che l’85% della popolazione vuole l’ingresso nell’Ue, non puoi vincere le elezioni se sei un pro-russo. In più, l’integrazione nella Ue e nella Nato sta nella costituzione georgiana. Quindi è impossibile dirsi pro-russo, ma è possibile fare scelte gradite ai russi mantenendo la retorica pro-europea. Georgian Dream si fa forte del fatto che durante il loro governo la Georgia ha firmato l’accordo di associazione all’Ue e avuto lo status di Paese candidato, mentre dietro le quinte faceva gli interessi di Mosca, approfondendo la dipendenza economica con la Russia, e aiutandola a ad evadere le sanzioni".
Vista la situazione, possiamo aspettarci elezioni libere a ottobre?
"Bisogna vedere se ci saranno elezioni a ottobre. Se il governo sceglie l’escalation, la piazza risponderà. Si può andare avanti così per cinque mesi, e poi fare elezioni? È da vedere. Comunque, per adesso Mosca festeggia".