Venerdì 26 Aprile 2024

I rapporti con Erdogan. La Turchia condanna. Ma Mosca sospetta legami con il terrore

Il presidente a Putin: "L’attacco prova che vanno risolte le crisi regionali". Nonostante i dubbi sul sostegno all’Isis, lo Zar ha bisogno dell’aiuto del Sultano

Roma, 23 marzo 2024 – Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è stato uno dei leader ad aver condannato in modo più deciso l’attentato a Mosca che ha provocato almeno 143 morti. "Il terrorismo è inaccettabile – ha dichiarato Erdogan –. La Turchia è un Paese che conosce molto bene il volto sanguinario e insidioso del terrorismo e condivide il dolore del popolo russo". Fonti turche parlano anche di una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, nella quale si è parlato degli sviluppi della regione, con Ankara che si è detta pronta a cooperare con la Russia per combattere "ogni forma di terrorismo". Con questa espressione il leader turco non intende solo la lotta al terrorismo di matrice jihadista, ma anche quello separatista del Pkk, che lotta per la creazione di una regione autonoma curda e che è la vera e propria ossessione di Erdogan e di buona parte del popolo della Mezzaluna.

Ma la conversazione potrebbe essere stata molto meno serena di quanto riportato ufficialmente. Margarita Simonyan, direttrice dell’emittente Russia Today e fedelissima del presidente Putin, ha rivelato alcuni particolari dell’interrogatorio di uno degli attentatori arrestati. Agli inquirenti, l’attentatore ha confessato di essere arrivato proprio dalla Turchia, dove gli erano scaduti i documenti di soggiorno, lo scorso 4 marzo. Ha ammesso di essere stato reclutato e di aver sparato per soldi, circa 5.000 euro. Metà dei quali gli erano stati già versati.

La Turchia è diventato il rifugio di molti russi che, non potendo andare in altri Paesi a causa delle sanzioni, si recano nella Mezzaluna per turismo, vacanza o shopping. I voli sono aumentati esponenzialmente, così come il numero di ingressi. È quindi possibile che qualcosa sia sfuggito. Proprio sul tema terrorismo, però, i due capi di Stato hanno avuto, in passato, più di un momento di tensione. Putin ha sempre accusato Erdogan di aver spalleggiato l’Isis, almeno nella prima parte della crisi siriana, in funzione anti curda e anti Assad. Turchia e Russia, in quel periodo, si trovavano contrapposte rispetto alla soluzione della crisi, con Ankara che aveva preso le parti della cosiddetta opposizione siriana, nella quale però militavano anime diverse, anche quelle vicine al terrorismo di matrice jihadista.

Il capo del Cremlino , in particolare, ha sempre mostrato un forte sospetto nei confronti dei campi di addestramento sul territorio turco dove, secondo la versione ufficiale, veniva addestrato il personale militare dell’opposizione siriana, ma dove si ritiene siano stati ospitati anche diversi terroristi, provenienti soprattutto dal Daghestan e dalla Cecenia. Si tratta delle due regioni che più hanno impensierito Mosca negli anni per quanto riguarda la minaccia terroristica di stampo islamico.

Più volte Putin non ha nascosto all’alleato il disagio nel sapere che molto terroristi jihadisti, fra il 2010 e il 2014, avevano trovato un posto sicuro sul territorio della Mezzaluna. Proprio il controllo da parte di un caccia russo sul confine, nel 2015, aveva determinato un temporaneo ‘divorzio’ fra le due potenze. I rapporti sono ripresi nel 2016, con Mosca che aveva teso la mano alla Turchia per tirarla fuori dall’isolamento che l’aveva colpita dopo il cosiddetto fallito golpe del 15 luglio.

Putin , tuttavia, in questo momento non si può permettere frizioni con Ankara. È proprio grazie alla Mezzaluna che vengono importate, già dal 2014, merci che altrimenti sarebbero vietate. Non solo, Erdogan è uno dei potenziali mediatori ‘più amici’ su cui Putin possa contare. Pur nutrendo dubbi sull’affidabilità della Turchia, in questo momento non ne può fare a meno per molti motivi e potrebbe aver nuovamente bisogno del suo aiuto, e su fronti diversi.