Madrid 14 dicembre 2019 - Dopo undici giorni di trattative la conferenza sul clima di Madrid non riesce a trovare un accordo e rischia seriamente un sostanziale fallimento. Il suo obiettivo era completare il complesso "libro delle regole" dell'accordo di Parigi del 2015, ma forse non ce la farà, o ce la farà con una generica dichiarazione politica, lasciando ancora aperti alcuni aspetti tecnici. Eè anche possibile qualche passo indietro su alcuni meccanismi delicati cone i crediti di carbonio. Un risultato molto deludente alla luce dell'emergenza in atto.
Un primo testo della presidenza cilena - estemamente debole - è stato respinto da molte delegazioni, un nuovo testo è stato presentato nel tardo pomeriggio, dopodichè si tratterà ad oltranza. L'inizio della plenaria, dapprima fissato per le ore 20 è slittato alle 22 e quindi a mezzanotte. Il che significa che la conferenza finirà a tardissima notte se non all'alba.
"Non è prevista una sospensione della COP25 o un rinvio di alcuni temi a COP26 - ha detto in conferenza stampa il coordinatore della presidenza cilena, Andrés Landerretche - e si punta ad un accordo quanto prima, al più tardi nella notte. Siamo tutti consapevoli della spinta della società civile e degli scienziati - ha concluso Landerrechte - e la nostra ambizione è trovare un accordo". Il problema è quale accordo.
Uno dei temi sui quali non c'è accordo è quelo del mercato del carbonio, disciplinato da una disposizione dell'accordo di Parigi del 2015 nota come articolo 6. L'articolo 6 si concentra sul ruolo del commercio del carbonio nell'aiutare i paesi a rispettare gli impegni assunti nell'ambito dell'accordo di Parigi. I mercati del carbonio _ meccanismi flessibili sul modello di quelli introdotti con il protocollo di Kyoto - consentono ai paesi di richiedere crediti di carbonio per i pozzi di assorbimento del carbonio, come le foreste, e gli investimenti che consentono una riduzione delle emissioni, come i progetti per l'energia rinnovabile. Ma ci sono molti problemi nella loro applicazione, ad esempio per evtare che una azione sia "conteggiata" da due paesi (quello dove viene effettuato l'intervento e quelo che invece lo finanzia). Altra questione delicata e controversa la possibilità di usare i crediti maturati nel protocollo di Kyoto.
Certo è che Il Brasile, l'India e la Cina sono responsabili del blocco dell'accordo sull'articolo 6.
Un'altra questione sulla quale non c'è accordo è quella sui cosiddetti "loss and damage" (perdite e danni), che implica il riconoscimento da parte dei paesi ricchi che i paesi poveri subiscono sulla loro pelle la crisi climatica, anche se la maggior parte delle emissioni fino ad oggi provengono dal mondo ricco. Secondo l'accordo di Parigi, i paesi ricchi dovrebbero mettere sul piatto le risorse necessarie ma si rifiutano di ammettere la responsabilità, che potrebbe implicare risarcimenti e risarcimenti legali.
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Con le parti divise su questioni centrali, gli osservatori sono sconfortati dell'incapacità e della mancanza di volontà politica dei governi. "Ho partecipato a questi negoziati sul clima fin dal loro inizio - ha osservato Alden Meyer, esperto di politica climatica dell'Union of concerned scientists, ma non ho mai visto la quasi totale disconnessione che abbiamo visto qui a Madrid tra ciò che la scienza richiede e la gente domanda, e ciò che i negoziatori sul clima stanno offrendo. Le attuali bozze non riflettono gli avvertimenti urgenti da parte degli scienziati che le emissioni di gas serra devono diminuire drasticamente, e presto". "Il pianeta è in fiamme - ha aggiunto Meyer - e la nostra finestra di fuga sta diventando sempre più difficile da raggiungere mano a mano che rinviamo il momento dell'azione".
La proposta presentata stamattina dalla presidenza del Cile, che è stata poi ritirata era stata duramente criricata dalle Ong. "La Presidenza cilena - ha attaccato Jennifer Morgan di Greenpeace - aveva un solo incarico: proteggere l'integrità dell'accordo di Parigi. E in questo momento sta fallendo! Ha ascoltato gli inquinatori, non i cittadini".
"Il testo proposto è estremamente debole e scioccante, soprattutto per quanto riguarda le ambizioni climatiche - ha osservato Vanessa Perez-Cirera, capo delegazione del Wwf alla Cop25 - questa versione della bozza è inaccettabile. Siamo in una crisi climatica e riferimenti al miglioramento degli impegni nazionali (o Ndc) per il taglio di emissioni di gas serra al 2020 sono disperatamente necessari in questo testo, ma sono stati praticamente eliminati". "Il presidente della Cop - ha aggiunto Perez-Cirera - deve tornare al tavolo e presentare un testo equilibrato e rappresentativo in linea con il linguaggio dell'ambizione che invita le parti a migliorare i loro Ndc nel 2020 in linea con quanto richiesto dalla scienza". E' indispensabile, secondo la ong, che le Parti spingano per "avere un riferimento esplicito al rafforzamento degli impegni climatici nel 2020". "Non possiamo dare il via all'Accordo di Parigi con impegni che al momento ci portano a un aumento di 3 gradi della temperatura media globale entro la fine del secolo. Questo non è ciò che le Parti hanno concordato a Parigi" ha sottolineato Pérez-Cirera. "Questa - ha aggiunto - è stata chiamata la Cop dell'ambizione e deve essere all'altezza delle aspettative della società civile e delle comunità vulnerabili che soffrono degli impatti della crisi climatica oltre che della speranza di milioni di persone per un mondo in cui possiamo vivere meglio".