Mercoledì 24 Aprile 2024

"Colpiscono l’Europa indebolita dal virus"

Francesco Strazzari, esperto di terrorismo, mette in guardia dal ritorno dell’Isis "E’ un’azione paramilitare per impaurire, così lo stato islamico rialza la testa"

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Roma, 4 novembre 2020 - "Era chiaro da subito che Kujtim Fejzulai non aveva agito da solo, che aveva una rete di supporto ed era stato eterodiretto. La sola cosa da capire era il quanto e come. La rivendicazione dell’Isis lo certifica indicando un tentativo da parte della sigla jihadista di attuare una strategia che attivando cellule o singoli sul territorio mira a riaccendere il fuoco della Jihad. È per questo che la mano di questo soldato della Jihad è stata armata". Così il professor Francesco Strazzari, docente di Relazioni Internazionali alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed esperto di terrorismo internazionale.

Professore, dopo Nizza, Vienna. L’Europa è sotto attacco?

"Anche l’Europa. Questo è del resto l’obiettivo, da sempre. Essere riusciti a compiere un’azione di natura militare col ritorno di armi automatiche d’assalto in Europa dopo parecchio tempo è un chiaro salto di qualità. L’azione indica una novità nelle modalità di organizzazione, che ha consentito di portare a termine l’attacco eludendo i controlli. Aver contato su una rete di soggetti probabilmente cittadini, come Fejzulai, del Paese obiettivo dell’attacco, probabilmente ha aiutato".

Perché è stata colpita l’Austria?

"Non c’è un motivo preciso, per quel che ne sappiamo, al di là del fatto che è una capitale nel cuore dell’Europa. Come non sappiamo perché l’Italia abbia visto tanti terroristi, poi impegnati in azioni altrove, transitare sul suo territorio ma non colpire qui da noi. Contano certo il livello di protezione di un Paese, la determinazione e l’armamento sul quale può contare la cellula, e, non ultima, la fortuna. Lì si erano create le condizioni per agire e la cellula presente a Vienna ci ha provato colpendo la zona più viva del centro storico, dove sapeva che avrebbe fatto più male. Per tanti piani di attacco che vengono sventati ce n’è uno che, per una serie di circostanze, riesce a concretizzarsi".

Perché hanno deciso di colpire adesso?

"Appare molto chiara la volontà di colpire nel momento di massima vulnerabilità e di moltiplicare così gli spettri di paura che si aggirano per l’Europa. L’avanzata pandemica viene vista come un’opportunità. Con una azione simile si aumenta l’effetto-paura e si dà un segnale ai radicali di tutto il mondo: colpite ora che i miscredenti sono prostrati, si può ancora fare, ed è proprio adesso il momento per farlo".

A Vienna il risultato pare essere stato raggiunto.

"Il risultato lo abbiamo visto tutti nelle ore dopo l’azione: Vienna è precipitata in un lockdown nel lockdown. Quello che vogliono i terroristi è indebolirci ulteriormente, creare scoramento e paura, creando le condizioni per la moltiplicazione delle loro azioni contro un nemico che sperano indebolito".

C’entra nelle motivazioni la vicenda delle vignette francesi che tanta rabbia ha scatenato nel mondo islamico?

"Non credo, non è una ritorsione di un cane sciolto ma qualcosa di più ampio, meditato. Il messaggio è nel gesto medesimo: essere d’esempio e riaprire una breccia che gli apparati di sicurezza avevano richiuso".

Ci sono degli Stati, dietro questa strategia?

"C’è il jihadista stesso che ha un momento di difficoltà e deve affermare la propria esistenza, pena il declino. Deve affermare che si può tornare a sparare in Europa. Non è detto che questo poi avvenga, perché viene fatto un lavoro accorto di prevenzione da parte di chi è preposto a farlo, ma quella è l’ambizione: riavvolgere il nastro del tempo e tornare a fare attentati in Occidente".