Mercoledì 24 Aprile 2024

Brexit, doppia sconfitta per Boris Johnson. Stop al 'no deal' ed elezioni anticipate

Londra, si complica l'iter di distacco dalla Ue. Il premier messo alle corde invoca le urne per il 15 ottobre

Boris Johnson

Boris Johnson

Londra, 4 settembre 2019 - Ancora uno smacco per Boris Johnson, già passato in minoranza al Parlamento di Westminster. La Camera dei Comuni ha votato infatti a favore della legge contraria al no deal, iniziativa promossa dalle opposizioni e da un gruppo di ribelli Tory (ora espulsi) per imporre un rinvio della Brexit in mancanza di un accordo condiviso con la Ue alla scadenza del 31 ottobre, eventualità peraltro molto probabile. A favore hanno votato 327 deputati, contro 299. Un risultato che conferma la sconfitta del governo di Boris Johnson sulla calendarizzazione della legge. Domani è previsto il passaggio alla Camera dei Lord. Johnson chiede di lasciare l'ultima parola al popolo, con elezioni anticipate da tenersi il prossimo 15 ottobre. Ma la Camera per ora respinge l'ipotesi, bocciando la mozione-manifesto presentata dal premier per l'auto-scioglimento (sarebbe stato necessario un quorum dei due terzi). 

La legge contro il 'no deal'

I ministri del governo del Regno Unito si sono incontrati oggi al numero 10 di Downing Street a Londra per una riunione di gabinetto nella residenza del premier per analizzare la situazione di stallo che è venuta a configurarsi. Ieri il leader Tory è stato battuto in Parlamento dagli oppositori al divorzio dall’Unione Europea senza accordo. Westminster ha approvato una legge che è di fatto è il primo passo per sbarrare la strada al no deal, il 31 ottobre. Una volta approvata in via definitiva, infatti, la legge costringerà Londra a chiedere all'Ue un'estensione fino al 31 gennaio, se prima del 19 ottobre non si raggiungerà un accordo di recesso con Bruxelles. Tra i sì, con le opposizioni, quelli di 21 conservatori che si sono ribellati al loro leader e che per questo sono stati espulsi dalla compagine di partito.

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Questo disegno di legge "mette di fatto fine ai negoziati" e "dà il controllo" alla Ue, ha detto Boris Johnson subito dopo il voto. Questa legge, ha poi rincarato la dose, "è studiata per capovolgere il piu' grande voto democratico della nostra storia". Il primo ministro britannico però non si arrende all'accerchiamento da parte della maggioranza dei Comuni, che gli intima di chiedere un nuovo rinvio della Brexit - senza tuttavia sfiduciare per ora il governo - e risponde lanciando la sfida delle elezioni anticipate: con l'obiettivo di portare a casa la convocazione di un test elettorale per il 15 ottobre. La replica è giunta dal capo dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn. Il premier, ha detto sarcastico, non può accusarci di "sabotare un negoziato con l'Ue che non esiste" e deve garantire il rispetto della nuova legge (dopo il passaggio alla Camera dei Lord e la firma della regina, o Royal Assent, entro la settimana prossima) prima di avere l'ok sul voto. Di qui il no alla mozione di stasera sulle elezioni, condiviso per ora con i leader degli altri partiti di opposizione (dagli indipendentisti scozzesi dell'Snp ai LibDem), liquidata come "la mossa cinica di un primo ministro cinico". In sostanza l'obiettivo degli oppositori pare al momento quello di provare a tenere il governo a bagnomaria e allontanare le urne a non prima di novembre. 

Brexit, Boris Johnson sconfitto alla Camera dei Comuni

L'ipotesi di un rinvio della Brexit rappresenta una boccata d'ossigeno per la sterlina, che recupera dopo il tentativo del Parlamento di scongiurare l'uscita dall'Ue senza accordo. La sterlina sale dello 0,9% a 1,2203 dollari, avanza contro l'euro dello 0,5% a 1,10 mentre guadagna l'1,3% contro lo yen a 129,75. I parlamentari, che hanno messo all'angolo il primo ministro Boris Johnson, dovrebbero votare adesso un provvedimento per evitare che Londra lasci la Ue il 31 ottobre senza un accordo. Intanto anche l'indice della Borsa di Londra (Ftse 100) è salito dello 0,59% a 7.311,26 punti.