Lunedì 29 Aprile 2024

Armi all’Ucraina, i dubbi in Polonia e Stati Uniti. “Ma il sostegno non verrà meno”

Varsavia nega gli aiuti militari all’Ucraina, i repubblicani americani frenano sul pacchetto da 24 miliardi. L’analista: “Per i polacchi è uno stop elettorale, la vera incognita è l’eventuale vittoria di Trump”

L’Ucraina avverte qualche scricchiolio nel sostegno internazionale. “Se non riceviamo gli aiuti militari, perderemo la guerra” ha detto il presidente Volodymyr Zelensky ai parlamentari americani a Capitol Hill. E ha ripetuto il concetto con Biden, chiedendo aiuti per 24 miliardi di dollari. I repubblicani, tra i quali cresce l’ala isolazionista, però frenano, e per il momento Biden ha annunciato a Zelensky un pacchetto da 325 milioni di dollari di cui 128 per assistenza alla sicurezza e 197 in armi e attrezzature (sistemi di difesa anti-aerea, munizioni di artiglieria, sistemi anti-carro nonché munizioni a grappolo e, secondo la tv Nbc, anche alcuni missili a medio raggio Atacams). Biden ha anche detto che “la prossima settimana, saranno consegnati a Kiev i primi (31 in tutto) tank Abrams promessi”. E Zelensky ha sottolineato "l’accordo a lungo termine sulla produzione congiunta, in Ucraina, delle armi che ci servono". Le resistenze dei repubblicani pongono però incognite per il futuro, specialmente in caso di elezione di Trump alle prossime presidenziali, e si aggiungono alla decisione della Polonia – dopo la polemica sul grano ucraino sul cui import Varsavia ha messo un bando – di non inviare più nuove armi, chiaramente influenzata dalle imminenti elezioni e dalla volontà del premier polacco di assicurasi i voti dei contadini del suo paese.

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“Per quanto riguarda gli Stati Uniti – osserva Alessandro Marrone, responsabile del programma difesa dell’Istituto Affari Internazionali – il pacchetto appena annunciato conferma un sostegno quantitativo e qualitativo, che non si interromperà. Certo una parte dei repubblicani è contraria al pacchetto da 24 miliardi, ma una parte è favorevole e quindi Biden ha una maggioranza. Il vero punto interrogativo è, in merito alle presidenziali del novembre 2024, cosa potrebbe accadere con un ritorno alla Casa Bianca dell’ex presidente Donald Trump. Il punto interrogativo c’è ma non è scontato che l’amministrazione Trump ridurrebbe o toglierebbe il sostegno militare. Sino ad allora gli Stati Uniti continueranno a fornire aiuti ma senza un ulteriore salto di qualità, e questi aiuti non saranno probabilmente abbastanza per far vincere Kiev".

“Quanto alla Polonia – prosegue Marrone – lo stop è elettorale, Varsavia sa bene che l’Ucraina è la sua prima linea di difesa contro la Russia e a nuovo governo eletto, riprenderà ad aiutare anche militarmente Kiev, trovando un accordo con l’Ucraina sul grano". Marrone non crede che Biden possa spingere il prossimo anno l’Ucraina a trattare con la Russia, in modo da co-gestire lui il tavolo con Mosca. "Se avviasse una mediazione a ridosso delle elezioni – osserva Marrone – la Russia capirebbe che il motivo è la scadenza elettorale e quindi tratterebbe da posizioni di forza chiedendo ulterori concessioni. Il che non farebbe il gioco né di Biden né sarebbe accettabile per l’Ucraina. Quindi, o si tratta questo autunno, ma non ve ne sono le condizioni, oppure si slitta dopo l’insediamento del prossimo presidente americano, a gennaio 2025. Naturalmente da qui ad allora potranno svolgersi trattative riservate, ma non tali da portare a tregue".

Parzialmente diversa la visione di Piero Batacchi, analista della Rivista Italiana Difesa. “Da qui a giugno prossimo – osserva – sostanzialmente non cambierà nulla, gli americani continueranno a fornire gli aiuti che hanno fornito finora. Credo però che nell’estate del prossimo anno la comunità occidentale si porrà il problema del da farsi, se nel giugno-luglio del prossimo anno non ci saranno stati sostanziali avanzamenti della prima linea e una sostanziale riconquista di territorio da parte degli ucraini. Questa guerra non può continuare all’infinito, non oltre la fine del 2024, e credo che nella prossima estate si tireranno le fila e si deciderà se spingere su Kiev per una trattativa con la Russia". "Io credo – prosegue Batacchi – che Biden sia consapevole che i repubblicani non sono disponibili ad un sostegno sine die e vorrà anticipare Trump proponendo una exit strategy che sia accettabile anche per Kiev. O almeno per provarci, con Trump si rischia una uscita come quella dall’Afghanistan, a prescindere, che lascerebbe solo macerie”.