Martedì 30 Aprile 2024

Incubo Isis, nuovo orrore a Kabul. Kamikaze fa strage di giornalisti

Era travestito da cronista. Massacro anche in una scuola coranica

Attentato a Kabul (Ansa)

Attentato a Kabul (Ansa)

Kabul, 30 aprile 2018  -  Strage di giornalisti, dieci morti in un solo giorno. E poi dodici bambini e altri venti tra civili e poliziotti. È stata un’altra giornata di sangue, in Afganistan, con tre attacchi, dei quali due con attentatori suicidi. L’attentato più sanguinoso, rivendicato dall’Isis – che in Afganistan è impegnata in una sanguinosa competizione con i talebani e ha bisogno di visibilità, leggi, morti – è quello avvenuto nella capitale Kabul nella blindata zona di Shahdarak, dove hanno sede il quartier generale della Nato e istituzioni vari. Il primo kamikaze, arrivato in moto, ha fatto 4 vittime davanti a una sede dell’intelligence afgana.

Il secondo attentatore ha atteso che arrivassero i soccorsi e una ventina di minuti dopo si è infiltrato tra i giornalisti con una finta telecamera piena di esplosivo (come gli attentatori che uccisero il comandante Massud) e si è fatto saltare in aria: bilancio complessivo 29 morti e 49 feriti. Tra i morti ben otto giornalisti. Il più noto era Shah Marai, sei figli, storico collaboratore dal 1996 dell’Agence France Presse, della quale era dipendente dal 2002, e che oggi era capo del servizio fotografico dell’ufficio di Kabul. Esperto, carismatico, aveva pubblicato sull’agenzia 18mila foto. Ma da qualche tempo aveva perso la speranza: "Non c’è una via d’uscita" scrisse nel 2016. Tolo Tv piange il cameraman Yar Mohammad Tokhi. La 1TV afghana ha perso il giornalista Ghazi Rasooli insieme al cameraman Nowroz Ali Rajabi, mentre Mashal Tv piange Saleem Talash e Ali Saleemi, assunto da appena una settimana. Pesante anche il tributo di sangue dell’Azadi Radio che commemora la giornalista Mahram Durani e i colleghi Abdullah Hananzai e Sabawoon Kakar. Ad aggravare il bilancio per i giornalisti un attacco nella provincia di Khost, dove un killer in moto ha ucciso un reporter di Bbc Pashto, Ahmad Shah. La mente criminale che ha pianificato l’attacco di Kabul voleva colpire i soccorritori, quali che fossero, e i giornalisti erano una categoria privilegiata tra i target. I talebani, l’Isis e gli altri gruppi terroristici di varia sfumatura attivi in Afganistan vedono oggi nell’uccisione dei giornalisti un mezzo per avere più visibilità sui media internazionali. 

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Nel sud del Paese ieri è andato in scena anche un terzo attacco, condotto, come quello di Kabul, con kamikaze. L’attentato suicida è stato effettuato contro un convoglio della Nato, nel distretto di Daman, provincia di Kandahar, e ha fatto 12 vittime. A farne le spese sono stati al solito dei civili: tutti bambini studenti di una Madrasa, una scuola coranica, travolti dal crollo di una muro della loro scuola, dietro il quale è avvenuta l’esplosione. Sedici i feriti, tra i quali 8 soldati romeni e 3 poliziotti. La morale è che l’Afganistan lentamente cala verso un futuro se possibile ancora più grigio, con sempre meno distretti controllati da parte delle forze dell’incerto, diviso, incapace e corrotto governo centrale. La percentuale di distretti sotto il controllo o l’influenza dei ribelli è infatti raddoppiata dal 2015, mentre la percentuale di distretti contesi è aumentata di quasi il 50% dal 2015 e la percentuale di distretti sotto il controllo o l’influenza del governo è diminuita di oltre il 20% dal 2015. È la certificazione di una debacle.