Roma, 14 dicembre 2023 – “Non è il testo che avremmo voluto, con una indicazione precisa dei tempi dell’uscita dalle fonti fossili e finanziamenti adeguati ai Paesi poveri, ma comunque il messaggio sulla fine dell’era delle fonti fossili è arrivato. La direzione è segnata. E nulla sarà più come prima". Così Pippo Onufrio, fisico di formazione, dal 2009 direttore di GreenPeace Italia sull’accordo raggiunto alla Cop28 sul clima.
![L'abbraccio tra il presidtente della Cop28, ministro dell'Industria degli Emirati Arabi, Al Jaber, e Simon Stiell, a capo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Ansa)](https://www.quotidiano.net/image-service/version/c:ZmE0ZDdlYmYtNWMyOS00:ZThhZTc3/l-abbraccio-tra-il-presidtente-della-cop28-ministro-dell-industria-degli-emirati-arabi-al-jaber-e-simon-stiell-a-capo-della-convenzione-quadro-delle-nazioni-unite-sul-cambiamento-climatico-ansa.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
La transizione non rischia di essere indefinita e, comunque, volontaria?
"Come tutti i testi di compromesso può essere letto come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Le eunciazioni sono importanti, non solo quella sulla transizione dalle fossili e del net zero al 2050 ma penso anche alla triplicazione delle rinnovvabili e al raddoppio del tasso di efficienza entro il 2030, che è dopodomani. Certo servono i soldi per investire: in Occidente ci sono, nel sud del mondo non abbastanza. Quindi adesso tocca agli Stati riempire di testo di sostanza con i nuovi impegni nazionali attesi per il 2025 e prevedendo più investimenti per i Paesi senza risorse".
Cosa risponde a chi dice che le rinnovabili non basteranno?
"L’Ipcc dice il contrario e così l’agenzia mondiale per l’energia che al 2050 disegna uno scenario al 90% di rinnovabili. È l’era dell’eolico e del fotovoltaico, che si imporrebbe comunque perché queste fonti sono ormai più economiche di carbone, gas e anche nucleare. L’accelerazione serve a gantirci che la transizione sia abbastanza rapida da consentirci di non superare gli 1.5° di riscaldamento, non certo a promuovere tecnologie pulite che sarebbero troppo costose. Quanto al nucleare è marginale: triplicare i reattori è pure fantasia perchè questa tecnologia costa troppo e non ha risolto i problemi di sicurezza".
La dichiarazione di Dubai si limita a “invitare” gli Stati ai passi in questione. E se non lo faranno?
"Questo rischio c’è perché ci sono settori industriali che cercano di mantenere il proprio ruolo. Non è un problema di tecnologie: nel mercato dell’energia è in atto una trasformazione non arrestabile ma fortemente contrastata e rallentata da Paesi produttori e potenti aziende oil and gas e carbone. La possibilità che la transizione sia troppo lunga è reale".