Sabato 27 Luglio 2024
ELISA SERAFINI
Elezioni

Elezioni, Paragone punta al 3% con Italexit. "Noi unici contro l'Agenda Draghi"

Intervista al leader del partito antisistema che chiede più fondi pubblici e la revisione della Costituzione in chiave anti-Europa. "Centrodestra e centrosinistra sono uguali"

Gianluigi Paragona in corsa alle Elezioni con Italexit (ImagoE)

Gianluigi Paragona in corsa alle Elezioni con Italexit (ImagoE)

Roma, 16 settembre 2022 - Si definisce “ribelle per Costituzione”, Gianluigi Paragone, leader di Italexit, giornalista ed ex senatore del Movimento 5 Stelle. Ribelle in tutto: dalla direzione de La Padania alla conduzione de 'La Gabbia', fino all’elezione come senatore del Movimento 5 Stelle, da cui è stato espulso nel 2020. Oggi Paragone guida un partito antisistema che chiede più fondi pubblici e la revisione della Costituzione in chiave anti-Europa. Indipendente da coalizioni e partiti, Italexit aveva stretto un accordo con Alternativa, movimento guidato da Pino Cabras (anch’egli ex M5S), sciolto in pochi giorni per divergenze sulla scelta dei candidati, tra questi Carlotta Chiaraluce militante di Casa Pound, candidata con Italexit nel Lazio. Oggi Italexit riscuote un forte successo sui social media e nelle piazze, è riuscita a raccogliere le firme si prepara al voto del 25 settembre dove punta a raggiungere la soglia del 3%.

Paragone è sempre convinto di essere passato dalla TV alla politica? "Non è mai stato un passaggio radicale, l’esperienza acquisita come giornalista la riverso anche nella testimonianza politica e continuo anche a scrivere e avere collaborazioni".

Quali obiettivi ritiene prioritari per il nostro Paese in questa fase storica? "Fare ripartire le imprese e il lavoro, non c’è altra urgenza se non questa. In fase emergenziale lo Stato deve essere più presente nel consentire alle imprese una gestione sostenibile del peso fiscale. Quella protezione va sviluppata anche rispetto al tema convenzionalmente chiamato 'caro bollette'. Oggi non può essere definito caro, oggi il costo è proibitivo. Penso che lo scostamento di bilancio sia fondamentale, tocca allo Stato mettere in sicurezza le aziende in questa fase.

Perchè non vi siete alleati con qualche partito o coalizione? "Con le forze antisistema abbiamo provato a fare delle intese ma è finita male. La forza con cui avevamo trovato un accordo si è sfilata dopo la conferenza stampa. Mentre per quanto riguarda le due principali coalizioni, io ritengo che centrodestra e centrosinistra siano uguali. Giorgia Meloni farà esattamente quello che ha fatto Draghi, porterà avanti la sua agenda".

Come vive l'impossibilità di poter partecipare ai dibattiti? Pensa ci sia un problema di democrazia? "Il problema di democrazia è a monte: il giornalismo ha assecondato questo potere. Oggi è Draghi, ieri era Monti. Quando arriva il personaggio della provvidenza il giornalismo abdica dall’essere controllore. Draghi anche solo in alcune dichiarazioni è stato inopportuno, scorretto e dannoso. Ad esempio nelle dichiarazioni sui vaccini è stato scorretto, è arrivato a dire 'chi non si vaccina si contagia e muore'. Le cose non sono andate così. Anche le dichiarazioni sul tetto al gas hanno incentivato le speculazioni. Quello è stato un gravissimo errore. Per un banchiere classificare un errore in buona fede sarebbe ingeneroso. Magari c’è altro".

Nel suo programma parla di commercio con Cina e Russia: dobbiamo fare affari con chi reprime le libertà civili? "Hanno fatto entrare la Cina nel WTO senza esami particolari. Non vedo perché adesso dobbiamo evitare questo tipo di commercio. Il tema sui diritti civili c’è, ma non è che, per questo, dobbiamo far soffrire ai nostri imprenditori il prezzo di una scelta politica. Trovo siano sbagliate anche le sanzioni verso la Russia. Tutti sanno che è possibile triangolare con la Turchia, e chi può, lo fa. Bisogna essere meno ipocriti".

Come si concilia l’applicazione di aliquote 'da paradiso fiscale' con l’eliminazione del pareggio di bilancio e l’aumento della spesa pubblica? "Non voglio il pareggio di bilancio e non penso che la spesa pubblica debba essere compressa. Per me sostenere la spesa pubblica significa, soprattutto, un ripristino di una spesa sanitaria efficace, con assunzioni e con ospedali non fatiscenti. In nome del pareggio di bilancio non dobbiamo dequalificare la sanità pubblica: oggi lo abbiamo capito. Ha ragione Gino Strada quando dice 'mi sono accorto del fallimento della sanità da malato e non da operatore'. I processi non funzionano e i costi vengono sottoposti ai cittadini".

Lei è un musicista, giornalista, conduttore, politico. Come si vede tra 5 anni? "Mi piacerebbe completare questa avventura politica, fondare un partito è un’esperienza in qualche modo imprenditoriale. Si ha a che fare con bilanci, persone ecc.. mettersi in questa situazione necessità visione di lungo periodo. E andrò avanti".