Martedì 30 Aprile 2024

Meloni, il rifiuto dei tecnici e la maledizione dei populismi al governo

La leader di Fratelli d'Italia sta dimostrando lucidità e consapevolezza, ma sconta il mancato sviluppo di una classe intellettuale collaterale

Fabio Panetta e Dario Scannapieco

Fabio Panetta e Dario Scannapieco

Giorgia Meloni ha ricevuto due cortesi rifiuti da due importanti tecnici che erano stati sollecitati con l’opportunità di ricoprire il ruolo di ministro dell’Economia nel futuro governo: Fabio Panetta, economista e membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, e Dario Scannapieco, ad e direttore generale di CDP ed ex Vvcepresidente della Banca Europea per gli investimenti (BEI).
 
Le due figure erano state contattate da Meloni probabilmente anche con l’obiettivo di dare un segnale politico a Bruxelles, che dal giorno delle elezioni non ha mostrato comunicazioni di entusiasmo rispetto al primato di Fratelli d’Italia, che rimane un partito, almeno dichiaratamente, sovranista e che fino al 2014 proponeva lo “scioglimento concordato dell’Eurozona”. Non c’è da sorprendersi dei rifiuti: i governi, in Italia, durano in media un anno e un mese. Figure come Pianetta o Scannapieco, avrebbero tutto da perdere nell’assumere un ruolo presumibilmente temporaneo, in un periodo storico complesso, e con una controparte che ha dimostrato, negli anni, la più forte ostilità alle figure tecniche e soprattutto europeiste.
 
D’altrocanto, Giorgia Meloni è probabilmente consapevole che la condizione dei conti pubblici italiani non permette scelte politiche avventate: Borghi, Bagnai o gli economisti “non- mainstream” della Lega non sono soluzioni neanche lontanamente considerabili, e il partito di Meloni non ha figure 'collaterali' facilmente coinvolgibili nell’ambito dell’economia e dello sviluppo economico. La donna più votata d’Italia sta dimostrando forte consapevolezza e lucidità, ma sconta anni di slogan populisti, di dichiarazioni e di mancato sviluppo di una classe intellettuale collaterale con cui oggi deve necessariamente fare i conti.
 
Il partito a gestione familiare sviluppato intorno a figure che hanno una lunga esperienza politica, ma di fatto nessuna esperienza professionale o istituzionale, avrà difficoltà a convincere i tecnici ad aderire al governo. Meloni dovrà alzare la posta, internamente gli esponenti di Fdi non appaiono preoccupati dalla scelta anti-politica di Meloni: sanno che è ciò che è necessario fare per governare, ottenere potere, ricoprire posizioni. L’approccio lucido e realistico (forte anche degli esponenti che hanno maturato anni di politica in Alleanza Nazionale), però, rischia di scontrarsi con le aspettative di chi ha votato Giorgia Meloni proprio per un cambio di rotta.
 
Come accaduto per Salvini e per il Movimento 5 Stelle, quando i populismi si trovano alla prova del potere, spesso vengono contraddetti programmi e slogan, ma gli elettori lo ricordano. Il banco di prova saranno le Europee 2024, quando, se nascerà, il governo Meloni avrà avuto un anno e mezzo per dimostrare la propria visione, e i propri risultati.