Giovedì 16 Maggio 2024

Titoli value e growth: cosa sono e differenze. In cosa conviene investire?

Cosa sono i titoli value e growth e come si sta evolvendo la loro concezione in relazione allo scenario economico attuale

Milano, 27 dicembre 2023 – La grande incertezza che ha contraddistinto i mercati finanziari negli ultimi anni, tra pandemia e guerre, ha fatto venire meno molte certezze che si consideravano ormai assodate e ha portato alla rivalutazione di vecchi assunti che fin qui hanno contraddistinto il mondo degli investimenti. Tra gli elementi oggetto di questa attuale discussione ci sono sicuramente i titoli azionari growth e value che, storicamente, sono stati intesi come due differenti categorie di asset contraddistinte da stili di investimento tra loro ben diverse. Nello scenario attuale, tuttavia, le differenze tra growth e value sembrano essere meno nette ed evidenti, anche se c’è da sottolineare la ripresa massiccia nell’utilizzo dei secondi rispetto ai primi.

Titoli value e titoli growth - Crediti iStock Photo
Titoli value e titoli growth - Crediti iStock Photo

Cosa sono gli asset growth e value

Per comprendere al meglio come l’attuale scenario stia modificando le scelte tra gli asset growth e value è necessario partire dalle loro definizioni e da come queste siano state fin qui intese. Iniziamo allora col dire che l'andamento dei due elementi dipende:

  • dal livello di crescita economica generale
  • dal livello tassi di interesse che vengono applicati
  • dal grado di inflazione, cioè dal livello dell’aumento generalizzato dei prezzi dei beni.

Entrando più nel dettaglio:

  • con value si fa riferimento a quegli asset, come ad esempio le azioni, che risultano penalizzate dal mercato in quanto il loro prezzo è inferiore a un valore di equilibrio ipotetico, il cosiddetto fair value. La condizione descritta è solita in presenza di aziende che operano in mercati maturi, dove cioè le previsioni di crescita sono modeste e vi è un alto valore dei dividendi. Considerato tale scenario, è possibile dire che l’investimento value prevede che vengano selezionati dei titoli azionari il cui valore di mercato non rispecchia il vero potenziale dell’impresa che li ha emessi e, dunque, vi è un’alta possibilità di rialzo delle quotazioni
  • gli asset growth, invece, sono contraddistinti da un prezzo superiore rispetto al fair value, il valore di equilibrio. Ne consegue che, in tal circostanza, il mercato tende a stimare che le società in esso operanti potranno produrre in futuro degli utili e, dunque, ricavi e un miglioramento dei margini che giustificano i prezzi di mercato.
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Da un punto di vista storico, la prima definizione di growth e value risale al 1992, quando gli studiosi Eugene Fama e Kenneth French indicarono:

  • con value gli asset contraddistinti da un alto rapporto tra valore contabile e valore di mercato, ovvero aventi un prezzo basso rispetto al loro valore intrinseco. Malgrado questo, tuttavia, questi asset sono in grado portare ad elevati rendimenti sui dividendi. Si tratta, inoltre, di asset che presentano una scarsa sensibilità ai cambiamenti dei tassi di interesse
  • con growth gli asset segnati da un basso rapporto tra valore contabile e di mercato. Si tratta dunque di titoli di società che possono far crescere potenzialmente i loro flussi finanziari nel tempo e generare un maggiore rendimento delle attività. Sono asset molto sensibili al variare dei cambiamenti dei tassi d’interesse in quanto il loro valore deriva in gran parte dal cash flow generato nel tempo.

È meglio investire nei value o nei growth?

Dalle definizione date in precedenza, è possibile ricavare che la convenienza di un investimento in value o nei growth dipenda sostanzialmente dallo scenario all’interno del quale vengono svolte le operazioni. Se, ad esempio, si è in periodo contraddistinto da un’inflazione molto elevata e in cui il capitale è molto costoso a causa dell’aumento dei tassi di interesse, per gli investitori è consigliabile optare per titoli di durata più breve, come i value. Se, invece, lo scenario è contraddistinto da bassi tassi di interesse e, quindi, da un minore costo del capitale, è consigliabile optare per investimenti a lungo termine e, dunque, per i titoli growth.

Quanto detto è riscontrabile nei dati storici dei mercati degli investimenti: nel periodo compreso tra il 1970 e il 2007 a dominare sono stati gli asset value, mentre dal 2007 al 2020 le scelte degli investitori sono ricadute sugli asset growth. Dopo la pandemia, invece, i titoli value hanno ripreso a rappresentare delle soluzioni migliori per gli investitori. Questa rinascita dei value è motivo di dibattito da parte degli operatori dei mercati, sempre più convinti comunque del fatto che qualcosa si sia mosso. Secondo Colin Graham, gestore di Robeco, «dopo la battuta d’arresto subita dai mercati azionari all’inizio del 2022 a causa dei timori di un’elevata inflazione, i titoli Value sono tornati a salire quando la Federal Reserve e la Bank of England hanno innalzato i tassi per contrastare la spirale inflazionistica, e quando la Russia ha invaso l’Ucraina». «Abbiamo notato», ha aggiunto, «che il segmento value viene trainato dai settori minerario ed energetico, poiché la ripresa economica è rimasta molto vivace e i vincoli dell’offerta sono diventati più stringenti dopo l’esplosione del conflitto tra Mosca e Kiev».

Come i colossi del tech hanno modificato il modo di intendere gli asset value e growth

A cambiare, negli ultimi anni, è stato anche il ruolo delle imprese o, per meglio dire, la tipologie di queste che guida i principali mercati finanziari. Da anni, infatti, si assiste al predominio dei grandi colossi del settore tech, da Apple a Microsoft passando per Amazon, le cui azioni sono tipicamente growth. Si tratta di un grande cambiamento rispetto al passato, quando le azioni delle grandi aziende erano value, in quanto queste importanti realtà avevano la possibilità di pagare delle robuste cedole agli azionisti. I titoli growth, invece, non pagano al momento importanti dividendi, ma promettono di crescere in maniera sostenuta, proprio come è avvenuto alle grandi società tecnologiche.

Quest’ultime, dopo il successo iniziale basato sull’innovazione, stanno ora spostando il loro modello di business sui servizi in abbonamento, con il risultato che le stesse non guadagno più tanto dall’innovazione, ma dalla fiducia che viene in loro riposta dai consumatori. Ne consegue un business solido e tranquillo, in cui la crescita è robusta e costante, ma che porta al passaggio degli asset da growth a value. Proprio questo elemento aggiuntivo spiega il perché, negli ultimi anni, si sta assistendo ad una maggiore attenzione verso i titoli value rispetto ai growth.

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