Giovedì 16 Maggio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Economia

Niente tasse per chi fa figli: cosa prevede la campagna del governo contro la denatalità

“Detrazioni da 10mila euro per ogni figlio a carico”. La proposta per invertire la rotta è al vaglio del ministro Giorgetti. Lega in pressing. Lo sgravio dovrebbe durare fino al termine degli studi. Ma è caccia alle risorse

Roma, 19 aprile 2023 – Meno tasse per chi fa figli, molte meno tasse. È questa la proposta alla quale lavora il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che affronta un tema prioritario per la premier Giorgia Meloni e il suo esecutivo. “È una proposta politica – dicono dal suo entourage – che solleva una questione fondamentale per il futuro del Paese, la necessità di invertire il trend negativo della natalità. Per ora non c’è una proposta legislativa dettagliata ed è prematuro parlare di cifre. Ma ci siamo lavorando”.

Il ministro Giorgetti (Ansa)
Il ministro Giorgetti (Ansa)

La notizia è stata anticipata dal Foglio. La proposta – dice il quotidiano – è presentare entro l’anno un bonus famiglie grazie al quale i nuclei famigliari con almeno due figli non pagheranno le tasse. Troppa grazia. Ambienti governativi sono molto più cauti dato che le cifre a disposizione – sulle quali ci sarà certezza solo con la nota di aggiornamento del Def, in autunno – fanno stimare che a disposizione ci siano da 1 a 3 miliardi. Troppo poco per un taglio rilevante per tutti, considerando che l’idea è un bonus non solo per i nuovi nati, ma anche per tutti i minori che oggi fanno già parte delle famiglie. Certo, la maggioranza, Lega in testa ha accolto con entusiasmo l’idea e fioccano proposte.

“Il ministro Giorgetti vede sempre più in là – osserva il sottosegretario all’industria ed ex sottosegretario economia, il leghista Massimo Bitonci –. I dettagli andranno visti quando saranno chiare le risorse disponibili, ma una soluzione più opportuna è la reintroduzione di una detrazione di 10mila euro all’anno per ogni figlio a carico da mantenere fino al termine degli studi universitari. Servono soluzioni che vadano oltre il pur ottimo assegno unico universale per i figli, che, dati gli importi, non è però abbastanza per sostenere i nuclei familiari”. “Ovviamente – sottolinea Bitonci – c’è il problema degli incapienti, che non potrebbero utilizzare le detrazioni. Per loro si potrebbe allora considerare un innalzamento dell’assegno universale oppure considerare la possibilità di riconoscere loro, con un rimborso, l’imposta negativa maturata”.

L’esempio è per molti versi quello che viene dalla Francia, dove il meccanismo del ’quoziente familiare’ è prodigo con le famiglie numerose. Il reddito, già sottoposto alla tassazione progressiva generale, viene diviso per il numero di persone che vivono sotto lo stesso tetto: ogni figlio conta per "mezza parte”, che si aggiunge alle due parti principali (gli adulti). Il calcolo finale dell’imposta si fa in base al numero di parti per le quali viene diviso il reddito e cala drasticamente se le parti aumentano. In particolare, se si hanno più di tre figli, ogni figlio dopo il numero 3 conta per una parte intera.

Il vantaggio fiscale di questo meccanismo ha un tetto di 1.570 euro (in base all’ultima dichiarazione) per ogni ’mezza parte’. Quindi, una coppia con due figli potrà risparmiare fino a 3.140 euro di tasse. Con tre figli, il guadagno può toccare 6.280 euro. E ogni figlio ulteriore conta per 3.140 euro di sgravi. Questo è il modello, meno generoso di quello Bitonci. Adesso servono le risorse, che all’Economia sanno bene essere difficili da trovare.

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