Lunedì 6 Maggio 2024

Transizione dal rame alla fibra ottica. L’Europa lancia la sfida entro il 2028

Telecomunicazioni, l’obiettivo dell’UE: ’switch-off’ in quattro anni per l’80 per cento degli abbonati

Transizione dal rame alla fibra ottica. L’Europa lancia la sfida entro il 2028

Transizione dal rame alla fibra ottica. L’Europa lancia la sfida entro il 2028

Un moderno quadro normativo che incentivi la transizione dalle obsolete reti in rame alle reti in fibra ottica, lo sviluppo del 5G e altre reti wireless e infrastrutture basate sul cloud, nonché l’espansione degli operatori all’interno del mercato unico, e che tenga conto delle tecnologie emergenti come la comunicazione quantistica.

Sono queste le basi per garantire che l’Europa disponga dell’infrastruttura avanzata e sicura di comunicazione e calcolo di cui ha bisogno. In questo contesto, l’adozione di servizi ad alta velocità è di importanza fondamentale, poiché influisce sulla capacità del settore di investire. Questo quanto emerso dal white paper ’How to master Europe’s digital infrastructure needs’ di recente diffuso dalla Commissione Europe .

D’altro canto, l’operazione di switch-off (spegnimento) del rame e la migrazione verso la fibra ottica consentirebbe di ridurre i costi operativi per gli operatori, fornendo allo stesso tempo un’infrastruttura più sostenibile grazie al minor consumo di energia, ma è un processo che richiede il coordinamento di tutti i soggetti interessati a questa transizione e anche un monitoraggio attento.

Le autorità nazionali di regolamentazione dovrebbero garantire che il design del processo di spegnimento da parte degli operatori con significativo potere di mercato (SMP), in particolare per quanto riguarda le tempistiche, non consenta comportamenti strategici che rischino di indebolire la concorrenza. Alcuni operatori, almeno inizialmente, potrebbero infatti ritardare lo spegnimento del rame (in particolare se è integrato da vectoring, che consente una migliore qualità dei servizi a banda larga, anche se molto al di sotto delle prestazioni VHCN).

Fissare dunque una data raccomandata per raggiungere lo spegnimento del rame, come appunto il 2028, offrirebbe certezza di pianificazione in tutto il continente e garantirebbe agli utenti finali opportunità di connessioni in fibra ottica in tempi simili, senza divario tra i singoli stati mebri. Un auspicio, quello dello switch-off del rame in tempi brevi, che sarebbe importante in particolare per il nostro Paese, dal momento che in Italia solo una linea attiva su cinque è in FTTH (la fibra che arriva fino a casa): poco più di 4 milioni su circa 20 milioni di linee attive.

Si tratta di solo il 22% del totale delle case raggiunte con fibra. Per favorire la migrazione è stato introdotto un sistema di voucher, ma con risultati insufficienti. Per aumentare il take up è dunque necessario un progetto strutturale di lungo periodo che vada a spegnere il rame, iniziando da quelle aree che hanno tanta disponibilità di fibra, come Milano o uno dei borghi coperti da Open Fiber tramite il piano Bul. Una ’road map’ chiara di spegnimento della rete in rame per l’80% degli abbonati nell’UE entro il 2028 e il restante 20% entro il 2030 sosterrebbe gli obiettivi di connettività al 2030 stabiliti dall’Unione Europea con il Digital Compass e invierebbe un forte segnale agli investitori.

Un piano di migrazione da rame a fibra serve infatti anche a garantire un ritorno certo su quanto investito e, quindi, sostegno agli investimenti privati che, come dichiarato da Vincent Garnier, Direttore generale di FTTH Council Europe – ovvero l’organizzazione di imprese europee con l’obiettivo di accelerare e lo sviluppo di una società digitale in Europa –, dopo un 2022 da record (oltre 29 miliardi di dollari complessivi) hanno subito nel 2023 – complice anche l’inflazione – una brusca frenata, scendendo sotto i 10 miliardi: la cifra più bassa dall’era Covid.

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