Domenica 5 Maggio 2024

Salario minimo in Italia: ecco il piano del Governo. Non verrà fissato un limite

Circa tre milioni di lavoratori potrebbero beneficiare di un aumento di 200 euro lordi mensili. Il governo vuole siglare entro le prossime due settimane un nuovo Patto sociale

Salari, si amplia il divario con l'Ue

Salari, si amplia il divario con l'Ue

Il salario minimo approderà presto in Italia. Ma, almeno nelle intenzioni, non passerà attraverso una legge che ne fissi l’ammontare: si chiamerà, invece, Tec, Trattamento economico complessivo, e sarà di natura contrattuale. In sostanza, secondo la formula messa a punto dal Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si baserà sull’estensione obbligatoria a tutti i lavoratori di un comparto o di un settore del minimo salariale fissato dal contratto "migliore" applicato in quell’ambito. E così anche i dipendenti che oggi si ritrovano senza contratto o con un contratto cosiddetto "pirata" si vedranno aumentare la retribuzione allo standard più elevato. Nell’insieme, circa tre milioni di lavoratori potrebbero beneficiare di un incremento di stipendio che potrebbe arrivare anche a 200 euro lordi mensili.

Il patto sociale

A annunciare la via italiana al salario minimo sono Mario Draghi e il ministro Orlando, prima ai leader sindacali e dopo in conferenza stampa. "Oggi a livello europeo – avvisa il premier – è stata approvata la direttiva sul salario minimo e il governo intende muoversi in questa direzione". Ma l’aumento della paga base, finalizzata principalmente a sostenere i lavoratori "poveri", è solo un tassello di un puzzle più ampio al quale il governo sta lavorando per fronteggiare sia il drastico calo del potere d’acquisto delle retribuzioni per effetto dell’inflazione sia l’incremento vorticoso dei rapporti a termine. Come? Con la sforbiciata al cuneo fiscale. Ma anche con la detassazione degli accordi integrativi aziendali, con la spinta a rinnovare i contratti collettivi scaduti e con il contrasto della precarietà. L’intenzione del premier è quella di arrivare entro due settimane a un Patto sociale complessivo con sindacati e associazioni imprenditoriali.

Sindacati tiepidi

Alla fine del primo round negoziale, però, sia Maurizio Landini sia Pierpaolo Bombardieri si mostrano scettici: "Nel merito non abbiamo avuto risposte. L’incontro non ha risolto i problemi. Non sono arrivati né numeri né contenuti. E se un lavoratore chiedesse cosa hai portato a casa risponderei: niente, solo un altro incontro". Solo il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, parla di "incontro positivo, potenzialmente decisivo". Oggi sarà la volta di Carlo Bonomi a Palazzo Chigi, ma il presidente di Confindustria mette le mani avanti: "Va bene il Patto sociale. Ma se devono fare il salario minimo se ne assumano la responsabilità politica e la facciano bene. Il rischio è che scassino la contrattazione collettiva nazionale, che peraltro porta valore aggiunto".

La via italiana

Il meccanismo congegnato dal Ministro Orlando, in linea con l’attuazione della direttiva europea in materia come spiega Draghi, punta a tenere insieme "il valore positivo della contrattazione con l’esigenza di definire un minimo salariale per tutti coloro che non beneficiano della contrattazione, e per chi è soggetto a contratti pirata. E l’ipotesi che ha raccolto preliminare consenso è quella di legare un minimo salariale per comparto alla contrattazione migliore e più diffusa". All’apparenza, non sembra una via differente rispetto alla proposta dei 9 euro dell’ex ministro grillino Nunzia Catalfo. Ma nella sostanza ci sono due elementi dirimenti che fanno la differenza: il Tec comprende ferie, Tfr, notturni, straordinari, quattordicesime. E, principalmente, non contempla una soglia minima legale generalizzata. Tutto è affidato alla contrattazione: è per questo che piace ai sindacati. Ma non ai vertici di Confindustria che, se devono scegliere, accettano maggiormente il minimo legale.

La rappresentanza

Il problema è che la soluzione Orlando, per essere inattaccabile sul piano costituzionale, dovrebbe essere basata sull’utilizzo dell’accordo firmato dai sindacati maggiormente rappresentativi. E per misurare la rappresentatività serve una legge, che permetta di "cancellare i contratti pirata", secondo Landini. Tant’è che si è ventilata l’ipotesi di un decreto. Solo che per la Cisl sarebbe un pugno nell’occhio: da qui l’idea di ricorrere ai contratti più applicati in un determinato settore, come indicati dall’Inps.

Contratti detassati

A mettere il dito nella piaga dei mancati rinnovi è lo stesso Draghi: "Non è accettabile che alcuni contratti siano scaduti da 3 o 9 anni". In gioco le buste paga di 8 milioni di lavoratori. Tocca a Orlando, invece, spiegare che si stanno valutando stimoli per favorire il rinnovo degli accordi collettivi: in ballo ci sono la detassazione, anche parziale, degli aumenti retributivi e quella per gli incrementi stabiliti a livello aziendale.

Sgravi anti-precarietà

L’obiettivo è spingere sui contratti a tempo indeterminato, ma senza introdurre nuovi vincoli a quelli a termine. E, dunque, puntare a "usare le varie forme di sgravio come elemento di stimolo alla qualità del lavoro, evitando sgravi generalizzati che non spingono verso la stabilizzazione" dei rapporti precari.